La memoria è una facolta straordinaria

La memoria è una facoltà straordinaria – Idee 127

La memoria è una facoltà straordinaria, forse la più fantastica che possediamo, scrive su La lettura il neuroscienziato Edoardo Boncinelli. E aggiunge che ne sappiamo ancora troppo poco.

RIORGANIZZARE I RICORDI. Sappiamo che i ricordi vengono acquisiti attraverso l’ippocampo, e che poi si fissano da qualche parte della corteccia cerebrale, ma non capiamo ancora bene dove, né come sono scritti. L’altra cosa che sappiamo è che queste tracce nervose che sono i nostri ricordi non rimangono lì inerti e fisse, ma vengono sistematizzate e riorganizzate di continuo. Insomma, poiché ai ricordi vecchi se ne aggiungono di nuovi, abbiamo un gran da fare per riconnettere costantemente tutto quanto, ed è un processo che non si arresta mai.

Se avete cominciato a usare il computer diversi anni fa, forse vi ricordate che ogni tanto era necessario, specie quando il computer rallentava, fare la deframmentazione: cioè ricompattare i file di memoria sparsi qua e là. Il programma mostrava in diretta quel che il computer stava facendo: vedere i file riunirsi per famiglie identificate da colori diversi era non solo affascinante (e pazienza se il processo durava un bel po’) ma anche rasserenante: come se il computer sapesse districarsi nella massa caotica del proprio contenuto. Ovviamente non era proprio così: credo che fosse qualcosa di analogo al disporre libri di una libreria ordinandoli per tipo e dimensioni (tutti quelli grossi e illustrati di qua, tutti i tascabili di là). Un’operazione intelligente solo sotto il profilo del risparmiare spazio.

La memoria è una facolta straordinaria

SONNO E MEMORIA. Ma noi – e il nostro cervello – siamo molto più complicati di un computer: se i ricordi fossero taccuini conservati in un armadio o anche solo file elettronici conservati nella memoria di un hardware, con il passare degli anni l’armadio o la memoria dell’hardware dovrebbero essere sempre più grandi e a un certo momento raggiungere limiti invalicabili, tuttavia sappiamo che non è così, dice Boncinelli.
Dunque ogni notte, mentre noi dormiamo (anche per questo il sonno è così importante) il cervello rimette tutto a posto, e lo fa in modo che non si perdano le connessioni tra memorie vecchie e nuove. In sostanza è come se il cervello ogni notte, e per ogni nuovo evento, informazione o fatto ricordato, rivedesse l’intreccio di rimandi e significati che sta nella nostra memoria. Così, il senso di quello che già ricordiamo può essere cambiato dall’aggiunta di un ricordo nuovo: è concepibile che l’immagine interiore del teorema di Pitagora – questo è l’esempio che fa Boncinelli – venga modificata da apprendimenti più recenti, come l’esistenza delle geometrie non euclidee, o della materia oscura. Noi siamo i nostri ricordi e in primo luogo il tipo di criterio utilizzato per far prendere forma di ricordo alle nostre percezioni, conclude Boncinelli.

La memoria è una facolta straordinaria

IL SENSO DEI RICORDI. In effetti, questa faccenda dei significati che si modificano alla luce di ulteriori elementi non riguarda solo la nostra memoria.
Quando ci scambiamo informazioni comunicando, è sempre il contesto (cioè l’insieme dei dati che “stanno attorno” a un testo, quale esso sia) a determinare il significato del testo medesimo: non è possibile interpretare un atto comunicativo se non si conosce il contesto entro cui esso si produce.
Questa affermazione può apparire esoterica, ma il fenomeno in sé è ben noto a tutti.
Sappiamo che “calcolo” (testo) ha un significato diverso se il discorso (contesto) ruota attorno all’algebra o alle patologie renali. Sappiamo che l’esclamazione “è una pizza pazzesca!” assume un senso diverso nel contesto di una pizzeria o in quello di un teatro. Sappiamo che la frase “sarò sempre con te” può suonare, secondo i contesti, come una dichiarazione d’amore o una minaccia. E così via, crescendo dai minimi frammenti di testo ai grandi discorsi.
Ovviamente, anche l’aggiunta di un nuovo, ulteriore elemento di contesto può modificare il senso di un testo. Lo racconta bene il New Yorker, che dice come la scelta di un titolo per un articolo di giornale modifichi la percezione del senso dell’intero articolo.

Ma non solo: facendo leva su questa, chiamiamola così, malleabilità del senso dei testi in relazione ai contesti, è possibile cambiare in modo radicale il senso percepito di un’affermazione o di un fenomeno alterandone intenzionalmente la definizione o la cornice (frame) contestuale: è l’effetto framing, ben noto ai politici, agli economisti e ai comunicatori di professione.

La memoria è una facolta straordinaria

NOI SIAMO CIÒ CHE RICORDIAMO? Bene: fin qui i fatti e le teorie. Ma vorrei tornare alla memoria, e all’idea che noi siamo i nostri ricordi, per un commento.
Quel che dice Boncinelli, e soprattutto quel che il suo discorso evoca, configura una prospettiva affascinante: se noi effettivamente, per esempio, rileggiamo il teorema di Pitagora alla luce delle nuove conoscenze sui buchi neri, allora vuol dire ciò che succede dopo (per esempio, quello che impariamo o che ci capita oggi, e che si fisserà tra i nostri ricordi questa notte) può illuminare in modo un po’ diverso quello che abbiamo imparato o che è già successo ieri, o cinque mesi o dieci anni fa, cambiandone il senso.

La nostra memoria è fallace, fragile e imperfetta, dice Oliver Sacks, ma è anche molto flessibile e creativa. Sacks  aggiunge che la memoria è indifferente alla natura delle fonti, e che ciò che leggiamo e ascoltiamo, ciò che altri dicono e pensano e scrivono e dipingono viene assimilato come se fosse un’esperienza fatta in prima persona.
Insomma, la nostra memoria dialoga continuamente non solo con le nostre esperienze ma con quelle di altri, e non è fissa o congelata, ma si trasforma, si decostruisce e ricostruisce continuamente,  e modifica le proprie categorie ogni volta che un nuovo elemento viene aggiunto.

La memoria è una facolta straordinaria

CAMBIARE IL  IL PASSATO? Vuol dire che, mentre di giorno ci costruiamo il nostro presente vivendo e sperimentando (ma anche leggendo, ascoltando, osservando) ogni notte, poco o tanto, modifichiamo il ricordo (e, con questo, la percezione) che abbiamo del nostro passato e di noi, procurandoci nuove chiavi di lettura e nuovi elementi di interpretazione.
In altre parole: di fatto, il passato è sì passato, ma quel che oggi (o domani) decidiamo di fare, in una certa maniera ce lo può rappresentare in modo diverso.
Come se, notte dopo notte, accostando ricordo a ricordo, a poco a poco, potessimo riscrivere e rileggere la storia della nostra vita e il suo senso complessivo.
Così, decidendo di fare o imparare cose nuove, e con questo di procurarci nuovi ricordi, forse possiamo, come dire? decidere di dare un senso diverso (e, magari, migliore) al grande, personalissimo e cangiante palinsesto di formazione che sta nella nostra memoria. Possiamo modificarne il titolo. O dare a tutto quanto una nuova cornice.
È una prospettiva che potrebbe perfino far sentire (quasi) onnipotenti. Che di sicuro carica ogni atto, presente e futuro, di una maggiore responsabilità, e di un brivido in più.

Le immagini di questo articolo sono dettagli dei lavori di Vin Zzep.
Se vi è piaciuto questo post, potreste leggere anche:
Memoria. Alcune cose da sapere (e ricordare)
Una versione più breve è uscita anche su internazionale.it

3 risposte

  1. CIAO Annamaria,
    come sappiamo la memoria ha un ruolo fondamentale anche nel processo di comprensione.

    La memoria, ad esempio, ci aiuta a dare un senso a ciò che i nostri occhi percepiscono favorendo la ricostruzione del significato per noi più corretto.

    Dopo aver parlato in passato degli SPAN di memoria , recentemente ho realizzato una ricerca molto personale dal titolo “Le immagini nella documentazione tecnica. Storie di fantasmi per adulti”: http://wp.me/pYL2M-dV.

    Un documento di ricerca personale con tutti i suoi limiti ed i miei difetti, uno scheletro su cui vorrei aggiungere un po’ di “ciccia” in futuro.

    E’ un enunciato che ho prodotto per sostenere un esame universitario, un documento piuttosto schematico in cui ho miscelato grezzi appunti personali con preziosissime gemme prese da una bibliografia di prim’ordine, tra cui anche il tuo “Farsi Capire”.
    Chiedo scusa fin da ora per eventuali castronerie, errori o citazioni mancanti ma è mancato il tempo per una revisione adeguata (rischiavo di non consegnare per tempo).

    Menzione particolare per il testo “L’immagine insepolta – Didi Huberman” dove affascinanti concetti di Aby Warburg mi hanno fornito spunti interessanti.

    “Le immagini permangono spesso nella nostra memoria come fossili, informazioni addormentate nella loro forma, sopravvissute come fantasmi che tornano in superficie sotto le sembianze di fossili guida approfittando di qualche occasione”.

  2. Tra queste pagine c’era una una volta, in queste righe di questa gente, un cornetto che diventava frittella e uno scollo a v che diventava girocollo. La memoria è straordinaria e in mill’occasioni sa starsi zitta.

  3. AGGIORNAMENTO
    Intanto, i ricercatori che si occupano di fisica quantistica ipotizzano modelli retrocausali, i qualche prevedono che il presente, o il futuro, possano influenzare il passato.
    La qual cosa non c’entra propriamente con il funzionamento della memoria umana ma, insomma, sembra tuttavia degna di nota.
    https://arstechnica.com/information-technology/2023/03/openai-checked-to-see-whether-gpt-4-could-take-over-the-world/?utm_brand=ars&utm_social-type=owned&utm_source=pocket_saves&utm_medium=email

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