La tela di Penelope

La tela di Penelope: la creatività infinita del web

Quello di Penelope nell’Odissea è un gesto creativo o distruttivo? Di notte lei smonta la tela tessuta di giorno: lo fa sperando nel ritorno di Ulisse, il sovrano che incarna il nomos, l’ordine insidiato dai Proci. La tela di Penelope è una buona metafora per un fenomeno contemporaneo com’è il web.
Non c’è nomos in Internet, regno postmoderno e ambivalente fatto in gran parte di contenuti messi in rete secondo dinamiche peer to peer. E nella spropositata crescita di User Generated Content – musica, parole, video – si mescolano anche gli apporti individuali,  e l’idea stessa di copyright entra in crisi: l’atto stesso di trovare, scegliere e diffondere può essere considerato “creativo”? E che cosa succede se i contenuti vengono ricuciti in altra forma, in un diverso collage?

Gli utenti, da produttori, somigliano agli stessi Proci: rielaborazioni creative e scambio di file scardinano l’autorità.  Commenti diversi possono “incorniciare” un medesimo contenuto, cambiandolo sostanzialmente di segno e di senso. Così, la tela di Penelope perde la sua trama.
Ma i medesimi utenti, da navigatori, somigliano anche al naufrago Ulisse, poiché in rete le coordinate si perdono e si confondono, in un’anarchia cui solo la logica algoritmica dei motori di ricerca pone parziali argini. A disfare e tessere la tela di Penelope, una presenza immateriale e molteplice: l’intelligenza connettiva di cui parla Derrick de Kerckhove.

12 risposte

  1. Questo post mi ha istintivamente intrigato da subito, ma, confesso, l’ho letto un sacco di volte e se vi sembra non ci abbia capito nulla ditemelo chiaramente. Ulisse forse ha una perfetta cognizione delle coordinate, sa da dove viene, dove sta andando, che cosa cerca e dove si trova in quel momento. Sono le insidie che si moltiplicano. Non solo terre di ciclopi e di maghe, ma anche creature fantastiche nelle nuvole e nelle onde in ogni secondo della giornata. E se io sono Ulisse, incarno il nomos e so dove voglio arrivare, ma sono anche uno dei Proci e scardino l’autorità, in realtà sono anche Penelope, in quanto parte attiva dell’intelligenza collettiva e dell’intelligenza connettiva. E Penelope, che secondo me era creativa quando sfaceva la tela, è ora immensamente creativa perché non solo dilata il tempo, ma lo frantuma e lo moltiplica in molte possibili direzioni. Per essere concreta: tutte le mattine, dopo il caffè, ho già visitato mezzo mondo. Questo un tempo non mi era possibile. Ma io sono sempre la stessa? il mio modo di procedere è cambiato? Ho alle spalle un quarantina d’anni di soli libri e solo una decina di libri più rete, Quindi parto dalla lettura: qualche cosa colpisce e finisce in un cassetto della mente fino a che qualche altra cosa, anche di caratteristiche molto distanti, non va a sovrapporsi alla prima creando un collegamento sul quale io comincio a riflettere. La differenza è che ora di prima mattina ho già avuto più stimoli che in una giornata di biblioteca. E un’altra grande differenza è che senza l’uso del web io continuo ad acquisire informazioni monotematiche, strettamente inerenti a ciò che sto studiando, mentre con l’uso della rete posso mettere rapidamente in relazione anche mondi apparentemente lontani. E così la Penelope che è in me deve impormi di recuperare il tempo della mia esperienza reale, altrimenti i Proci smonteranno senza alcun senso i pezzi del Lego e Ulisse vagherà in eterno verso una meta chiara ma irraggiungibile. elisabetta

  2. E’ proprio come dice Elisabetta, credo. Una cosa interessante è capire che ciascuno di noi può sostenere, in questo gioco, e all’interno della trama che lega i movimenti dei giocatori, più ruoli. Un’altra cosa interessante è continuare a stupirsi per la quantità e la varietà delle risorse (e delle trappole, e dei luoghi oscuri) che si trovano in rete. In questo periodo sto scrivendo, e navigo tantissimo. Il web mi permette di scovare, a volte in modo immediato, a volte seguendo, di link in link, di autore in autore, percorsi davvero complicati, una quantità di cose impensabile solo dieci anni fa. Di sviluppare istantaneamente un’intuizione o riacchiappare un ricordo vago. Di trovare dati, fatti, relazioni. Meraviglia, meraviglia… Ogni tanto, naturalmente, mi perdo. Ma anche questa è un’opportunità interessante. E il fatto vero è che, da quando c’è il web, il mio modo di progettare e costruire un testo -sto parlando di un saggio, ovviamente, e non di narrativa- è profondamente cambiato. Per dire: non cinque idee di base, ma cinquanta, o cinquecento. Un solo esempio, su un “search” di cui ho registrato i dati: a fine 1999, digitando “creatività” su Virgilio, trovo 319 risultati. Nel 2005 Google ne genera 604.000. Oggi, con il medesimo termine, e sempre in italiano, i risultati che Google mi offre sono 3.380.000 circa. Impressionante, no?

  3. E si cara Annamaria, è veramente impressionante. A volte, navigando in rete e la rete, ci si sente proprio come Ulisse, destinati a salpare per ricercare e provare soddisfazione in questo continuo ricominciare. Il nostro mondo avvolto da un mondo immateriale più vero del reale. Ci sono giorni in cui subisco la mortificazione di trovare in rete i miei pensieri gia pensati, già scritti da altri, molti altri. Non mi accadeva con i librie e con i giornali. I miei progetti si liquefanno in mille rivoli e io sarei propenso a seguirli tutti per vedere sempre altri mondi. Quanta disciplina mi devo imporre per annotare su un taccuino vero ( una vecchia matita e un foglio a quadretti) le rotte seguite. E’ forse Penelope ad evere la sola ricetta per non perdersi? Decostruire per tornare a tirare su i sogni. Ogni mattina. Come fa Elisabetta, mi pare di capire. Un saluto a tutti. Anche ai Proci senza i quali non ci sarebbero approdi ai quali fare ritorno con urgenza. Antonio

  4. Questa mattina sul Sole 24 ore online c’è un articolo che riguarda la navigazione in internet: Internet libera non è il Far West Sull’argomento web si possono fare mille commenti positivi e negativi. Su un aspetto particolare vorrei riportare l’attenzione. Internet viene spesso esaminata in astratto, da tutte le angolazioni, ma svincolata da ogni contesto. Non c’è Ulisse, non ci sono i Proci, non c’è Penelope. L’appiattimento è caratteristica specifica di internet? Terminata l’analisi, quale possibilità abbiamo di incidere su questo sistema? E la sola denuncia a quanti arriverà? Perché non scendiamo uno scalino e da fruitori non cerchiamo di sviluppare la capacità di scelta? Perché demonizziamo wikipedia? Ogni strumento è adatto ad un uso specifico, ma ogni scelta implica uno sforzo di ricerca e la capacità di attuarla, ma sono cose potenzialmente alla portata di tutti. E questo problema è relativo solo ad Internet? Allora perché si consumano pangasio e surimi in quantità al posto di sane normalissime acciughe? elisabetta

  5. Ciao a tutti, ciao Annamaria, ciao Elisabetta. Non ho molto da dire su questo argomento ma la “sana normalissima acciuga” mi ha fatto uscire una lacrima… Un mio amico di Rimini, che fa l’albergatore, ne prende a chili, le lava, le apre, le sommerge di olio, le copre di cipolla, e me le fa avere. E io e mia moglie ne mangiamo a sfare. Non ho dato un grande contributo alla discussione, me ne rendo conto, ma, nella vita, non c’è solo l’approfondimento…

  6. Rimango sulla linea scherzosa tracciata da Graziano. Caro Graziano, la streghetta Elisabetta ti aveva già associato all’acciuga. E’ andata così: nella mia testa da qualche tempo c’è il concetto da te espresso di crisi come risultato della struttura del lavoro che sta cambiando, è lì e rumina in pace. Qualche giorno fa stavo guardando il sito della mostra su Chagall e il Mediterraneo. Su Chagall si è appiccicata l’acciuga, sull’acciuga il pangasio e su tutto questo la tua frase sul lavoro che non sarà mai più lo stesso. E’ chiaro il ragionamento? Già il collegamento con l’acciuga ti piace, quello con Chagall è un vero regalo di noncompleanno. La parte concettuale purtroppo non è divertente, prevede fatiche e disagi. Siamo fuori tema? A me non sembra. elisabetta

  7. @ Antonio: ciao, e… eccome se hai ragione. E il guaio è che non solo in rete si trovano pensieri già pensati, ma anche quelli che, magari, si sarebbero voluti pensare domani, o dopodomani. Gran cosa, la disciplina di matita e foglio a quadretti. I miei post-it si scollano e scappano da tutte le parti, invece. @ elisabetta. Wikipedia a me pare una roba straordinaria. Non solo per le informazioni che contiene, ma per come è nata e per la cura e la dedizione dei redattori. Spesso, quando qualche pagina italiana manca, o è solo un abbozzo, scivolo sull’edizione inglese. Della quale, per esempio, la voce creativity è ampia ed eccellente. E se solo penso alla fatica che mi costerebbe cercare per altre vie tutti i dati e le informazioni e le spiegazioni che trovo con un clic, quasi quasi -non sto scherzando- mi commuovo. Il tema vero è Google: altra risorsa fantastica. Ma pensare che gerarchie d’importanza tra i contenuti (e le gerarchie d’importanza significano visibilità: che in rete fa la differenza tra l’esistere e il non esistere) sono stabilite da un sofisticato algoritmo che “non sa leggere” (cioè che non è in grado di comprendere il senso di quanto mette in ordine) è abbastanza spaesante. Una volta avevo pensato di scriverci sopra un racconto e di intitolarlo “Il dio del terzo millennio”. … che dici, Antonio, qualcuno l’avrà già scritto, vero? @ Graziano: acciughe forever.

  8. Avete mai pensato che in realtà la storia del mito di Ulisse possa essere completamente diversa? Se fosse invece che fu Ulisse a inventarsi di tutto pur di non ritornare a casa da quella pesantona della moglie, fissatissima con i lavori a maglia? In fondo in una storia possiamo trovare infinite interpretazioni, il punto è, forse, come fare a non perdersi per strada. Sappiamo distinguere un gesto creativo dalla pura fantasia? giu.

  9. Visto cha Graziano è troppo signore per fare qualcosa che possa apparire autopromozionale. E visto che, invece, molti amici di NeU seguono con interesse i temi riguardanti il lavoro, e con simpatia l’iniziativa di Graziano. Ecco, riprendo io l’annuncio: oggi un pezzo su Overquaranta.it è stato pubblicato da Miojob. Un richiamo è, per ora, anche nella homepage di Repubblica.it (colonnino a destra). Questo il link all’articolo.

  10. Destini. Ulisse è, da sempre per me, figura dell’uomo, anzi… dell’Uomo. Mi piace trovarlo approdare anche in questi lidi, fluttuare in una nuova geografia, saggiare confini che sono metafora di una nuova ‘classicità’. Mi innamorai di lui sui banchi del liceo, dove già cominciavo a sfumare la ‘metis’ greca, il multiforme ingegno che consente di affrontare il nuovo e di creare una soluzione, nel carattere tutto umano di chi non arretra pur sapendo che tutto lo condurrebbe a farlo. Perché noi tutti “de’ remi facemmo ali al folle volo”, almeno una volta nella vita… Lo vidi solcare la storia della letteratura e la mia, di storia, per ritrovarlo – forse ancor più Uomo – nel breve romanzo di Jean Giono: “La nascita dell’Odissea”. Dove si immagina che egli non abbia ‘realmente’ vissuto le vicende raccontate nel poema, ma sia stato semplicemente un abile narratore, cioè… mentitore. Perché, tutto sommato, è bello sapere che ‘finzione’ non è affatto l’antitesi di ‘verità’ né sinonimo di ‘menzogna’. Perché il desiderio dell’Uomo di creare mondi attraverso il racconto mi piace credere che sia proprio il suo ‘destino’… “Sentì crescere in sé lo sboccio di nuovi racconti. E già udiva, nella sera inoltrata, gli applausi: scorgeva il pubblico sconvolto dalla gioia…” PS Il nickname e l’avatar che ho scelto e che da qualche tempo mi rappresentano appartengono alla figura di Polimnia: secondo gli Inni Orfici, la Musa del racconto… Simona

  11. L’olivo Una delle cose che più mi hanno colpito di Ulisse, era che dopo tutto quel suo girovagare e dormire in giacigli e letti stranieri, alla fine ritorna nel suo letto costruito sopra un ceppo di olivo, ancora ben piantato in terra e inamovibile, grazie alle nodose e forti radici penetrate in profondità del terreno. Io credo di fare lo stesso col web, perdersi cercando tracce remote per scoprire l’inaspettato ma poi tornarmene alla sera sulle solide cose materiali e concrete, sui miei taccuini, sui ritagli, sulle pagine sottolineate, (anche su qualche pagina web salvata) e da quelle cose lì il giorno dopo ripartire. walter

  12. Il Web è il mare infinito, liquido, alla Bauman. Il nauta sono io, che navigo nel mondo marino già predisposto o che posso creare un’isola dove non c’era. Conoscenze e nuovi incontri (i nodi della ragnatela); il passato che può tornare e il futuro che si può disegnare. L’informazione che forma la mente (etimologia); l’informazione che riduce l’incertezza e sostituisce l’ignoto. L’avventura e il pericolo: “e misi me nell’alto mare aperto” (Ulisse di Dante). Gabri

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