Il Corriere della Sera spalma su un’intera pagina e riprende online cinque consigli all’acqua di rose per affrontare la “depressione da rientro” (che sembra essere un’invenzione: la notizia buona è questa) e ricominciare.
Perde, però, un’occasione per raccontare quell’insieme di attese, visioni, riti, speranza che accompagna ogni inizio (e ogni nuovo inizio). D’altra parte, il termine “iniziare” in origine rimanda a un’iniziazione religiosa: forse anche per questo continua a portarsi dietro una sfumatura di solennità e di mistero rituale.
Come si inizia a iniziare? Ovvio: raccogliendo e ordinando quanto può servire (risorse, energie, dati, informazioni, concentrazione, strumenti…). Un po’ come preparare i bagagli prima di un viaggio. Quando tutto è pronto, partire – e anche iniziare bene, sul serio, da subito – diventa naturale e necessario.
Tra i contrari di “iniziare” (cessare, concludere, finire, terminare, ultimare…) nessuno dei repertori online che ho guardato segna “procrastinare”. Eppure, per molti versi, il vero contrario è quello: rinviare e tirare in lungo vuol dire non iniziare mai.
Iniziare “da subito” non vuol però dire iniziare “in fretta”. Nell’idea del mettere ordine e prepararsi è compresa una necessaria dose di lentezza.
Quanto più è complesso, lungo, impegnativo ciò che si sta iniziando, tanto più conviene partire non con lo scatto del centometrista, ma con la calma concentrazione del maratoneta, e tanto più può essere utile dividere il compito in fasi, segmenti, operazioni elementari e partire con un gesto semplice. Un classico del counseling è il detto come si mangia un elefante? Facendolo a fettine. Ma anche: un viaggio di mille miglia comincia con un passo (questo, invece, è Lao Tzu).
Già che ci sono, vi ricordo inoltre che il modo migliore per iniziare a risolvere un problema è osservare il problema. Poi, definirlo. Poi, fare una revisione di tutte le informazioni disponibili…
Se volete una colonna sonora per il vostro inizio potete scegliere tra Emerson, Lake & Palmer, Ella Fitzgerald, Mike Oldfield. Se volete perdervi tra oltre quattromila modi per iniziare, eccovi una notevole raccolta di incipit.
Piccola nota linguistica in conclusione: “cominciare” e “iniziare” non sarebbero esattamente intercambiabili, ma l’Accademia della Crusca autorizza a usare serenamente il verbo “iniziare” anche come intransitivo. Già che ci siete, date un’occhiata anche alle altre forme verbali complicate.
L’immagine di questo post è uno scatto di Nino Migliori: Il tuffatore, 1951
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Credo di non avere depressione da rientro, ma riti e lentezze sì.
Procrastinare?
In un certo senso se ciò significa cullarsi nella dolcezza di una bella esperienza condivisa, trarne energia e conservarne traccia che piano piano si riconverte in attività. Certo lo posso fare: non devo andare in ufficio, devo predisporre progetti e c’é tempo.
Intanto il passaggio morbido ha una colonna sonora, cantata dal Coro composto da una ventina di partecipanti all’evento di Etnie a Marina di Camerota e diretto da Gabriella Aiello.
Regalo una versione famosa di questa Villanella del cinquecento
http://www.youtube.com/watch?v=xEhdarFzOsU
Buon ascolto (*_))
Sulla formulazione/soluzione del problema, disse Einstein: “la formulazione di un problema è di gran lunga più importante della sua soluzione, che può essere soltanto una questione di abilità matematica o sperimentale. Per sollevare nuove domande, nuove possibilità, per guardare di nuovo vecchi problemi da un diverso angolo visuale, si richiede un’immaginazione creativa”. E John Dewey: “un problema ben definito è già mezzo risolto”.
Sul procrastinare, come dice mia nipote sulla sua icona di Skype “procastinate now and panic later”.
Sul come mettere insieme queste due cose lascio il compito ad AM: io procrastino ascoltando villanelle… Poi se arriva il panic ci penserò.
…”Era una notte nera: con lampi, tuoni, fulmini, saette! E tre briganti dietro la siepe aspettavano la diligenza. Uno di loro disse: “Pippo, me la racconti una storiella?” e la storia cominciò: “Era una notte nera:…
Questo è l’incipit della mia infanzia.
E nella rete ne ho trovati di (forse) più grandi:
http://www.incipitario.com
un buon nuovo inizio per tutti
Da una ventina di anni è tutto un ricominciare per me. Ormai, anche le ferie non iniziano e non finiscono. Così il mio “iniziare” è un “continuare” ad avere speranza in una società che non si fermerà più ad agosto per ritrovarsi ad “iniziare”, poiché ci saranno sempre più ritorni e meno depressioni dopo-villeggiatura. Mi irritano certi commenti sui social network di facce stanche dopo ogni fine settimana e fine passeggiate. Volesse il cielo che anche io un giorno possa ritornare a un lavoro che da anni desidero; lo auguro a tutti quelli che si trovano a navigare nel precariato. Allora tutti torneremo ad “iniziare” insieme a tante altre persone una vita che dia maggiori sicurezze.