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Parodia. Humour + competenza + talento + creatività – Idee 23

Se digitate parodia su YouTube trovate quasi dieci milioni di risultati, mentre con parody ne trovate più di 33 milioni. Per inciso: nel 2010 erano rispettivamente 260.000 risultati (parodia), e 20 milioni (parody). Ovviamente, in questa massa di cose ci sono alcune cose pregevoli o curiose (per esempio, i brevi video parodistici raccolti da Shortsoftheweek) e c’è anche un sacco di fuffa inguardabile.

UN NOBILE ESERCIZIO FORMALE. La parodia, ne dà conto l’ottima pagina di Wikipedia, non è solo una faccenda goliardica: è un nobile esercizio formale che richiede, per produrre risultati apprezzabili, una buona dose di competenza e talento  (tra l’altro: c’è anche una Wikipedia parodistica, sia italiana sia inglese).

COMPETENZA E TALENTO. Per produrre una buona parodia, e per apprezzarla, ci vogliono infatti competenza (bisogna conoscere strabene il materiale di base, le tecniche e le regole) e talento (bisogna conservare la forma e lavorare sui contenuti, operando piccoli o grandi slittamenti tra humour, ironia, sarcasmo). Guardate, per esempio, che cosa succede allo spot Dove, parodiato al maschile. O (meccanismo analogo) all’emozionante The girl effect, quando diventa The boy effect. Insomma: si dà vita a un un universo parallelo, in cui la forma  è intatta ma il senso si stravolge.

PARODISTI ECCELLENTI. Un anonimo poeta dell’antica Grecia prende in giro lo stile omerico con la Batracomiomachia (la battaglia delle rane e dei topi). Aristofane prende in giro i drammi di Eschilo e di Euripide. Il Don Chisciotte di Cervantes mima i poemi cavallereschi.  François Rabelais se la prende con la filosofia scolastica in Gargantua e Pantagruel. È William Shakespeare a parodiare  Christopher Marlowe, per poi essere a sua volta preso in giro da John Marston. Con la parodia si cimenta più volte Umberto Eco.

NULLA SFUGGE. Tutto, e perfino il nazismo, può essere oggetto di parodia. Lo dimostra quel genio di Chaplin. E non dimentichiamo che, da Frankenstein Jr  a Scary Movie, il cinema ha spessissimo parodiato anche i propri generi. Wikipedia elenca oltre cento titoli, dalla A dell’Aereo più pazzo del mondo alla Z di Zora la vampira.
Questo articolo è stato aggiornato  nel 2016.

15 risposte

  1. Se la parodia è la riproduzione scadente e ridicola di ciò che una cosa dovrebbe essere, ecco che a volte la politica (e Chaplin è un genio) diventa la parodia di se stessa; anzi forse è il campo in cui si rischia di più di diventare delle caricature. E’ il prendersi troppo sul serio che ci fa fare lo scivolone verso una innaturale esternazione di sé che la comicità migliore coglie al volo (pensate a ellekappa). Anche la retorica si presta a produrre effetti risibili, in cui le questioni serie vengono ridotte a stereotipi artificiosi. Il vezzo è purtroppo da sempre molto diffuso in queste lande, non accompagnato,ahimé, da un salutare humor rigeneratore. Cattivi attori, cattiva parodia, cattiva politica.

  2. WINSTON E LE PARODIE D’EGITTO Winston Churchill una volta, ad una cena all’ambasciata inglese del Cairo, rivelò ai commensali una stravolgente verità, (cito a braccio) ” Ad otto anni sono andato a letto per la prima volta con una donna!”, ghiaccio e imbarazzo a tavola…”Era mia madre” concluse Winston tra il sollievo e gli schiamazzi degli ospiti. Un ufficiale dell’esercito egiziano, tra i presenti, apprezzando il successo della battuta di Churchill, provò a rivenderla con lui come protagonista in un’altra occasione: ” Ad otto anni sono andato a letto per la prima volta con una donna!”, anche quì ghiaccio e imbarazzo in tavola…”Era la madre di Winston Churchill”… ciao walter

  3. Bè, avrebbe fatto meglio a dire che “era la figlia di Mubarak….”. Sarebbe stato, come il suo (w)alter ego, più credibile; almeno, agli occhi di un ministro degli interni, qualsiasi… Scusate il “cazzeggio” ma pare che ci sia rimasto solo questo. Ma voi, così, en passant, non siete nauseati dalla situazione politica (bipartizan, si badi bene!) di questo nostro sfigato/amato paese?

  4. Insisto sulle cattive parodie, che sono in questo paese più priapresco che ironico, molto più numerose di quelle buone. Il viscido Vespa è la caricatura del gionalista serio. D’altra parte ogni calcolata “serietà” è parodistica. La cattura del camorrista ridens (di chi ride? del bello scherzo che ci ha giocato, con le sue amicizie importanti?) olezza lontano un miglio del gioco delle tre carte, che è la parodia di una lotta alle mafie seria, come la fanno quelli che ci giocano la vita. D’altra parte la radice della contraffazione emozionale della realtà è un vezzo antico: la truffa più grande del fascismo fu l’invenzione del Grande Paese-di poeti, di santi e di navigatori- a cui gli italiani hanno creduto per troppo tempo. Il gioco nazionale è l’Enalotto e la recita a soggetto.

  5. Gabri ha esposto un pensiero che è anche il mio. A questo punto avrei potuto fare a meno di intervenire, invece sento di dover dichiarare che la penso proprio così. Grazie a Gabri anche per la forma che ha dato al mio pensiero. elisabetta

  6. Le statue truccate di palazzo chigi, con mani e pene posticci (mi viene da urlare…) voluti da B, scenograficamente posti davanti a un kitschissimo fondale azzurro, possiamo considerarle una parodia di un gruppo marmoreo romano?

  7. e si Graziano.. come sento dire a mia sorella: arrivati a questo punto nn c sono piu’ parole. solo parolacce gio

  8. … mmh… immaginavo che l’argomento di questa settimana avrebbe suggerito qualche considerazione sul momento presente. La storia delle statue taroccate (nemmeno loro sfuggono alla chirurgia estetica, poarine. E all’imperativo della protesi) è deprimente. Fra l’altro, il Priapo originale, quello greco, dionisiaco, spudorato e vitale, non potrebbe far altro che sghignazzare davanti al modesto priapismo nostrano ricordato da Gabri. Mi accorgo di averne già parlato in un infuriatissimo post di un anno fa: c’è in tutto questo una dimensione psichiatrica che ci porta al di là di ogni possibile orizzonte di senso. Apparentemente privati (di nuovo Gabri) di qualsiasi possibilità di praticare uno humour rigeneratore. In questo contesto diventa, mi sembra, ancora più interessante l’operazione che fa Antonio Albanese inventandosi il personaggio di Cetto Laqualunque. Su youtube è facilissimo trovare una serie di video in cui horror e humour si mescolano in un cocktail irresistibile. Invece devo assolutamente segnalarvi la pagina che a Cetto Laqualunque dedica la già citata parodia italiana di Wikipedia, Nonciclopedia. Una parodia dentro una parodia. E tutto funziona perché non fa altro che ricalcare, con slittamenti impercettibili, ciò che ci tocca vedere della vita vera.

  9. Cara Annamaria, “e come potevamo noi cantare?”, quale paroìdia? Le uniche cose che mi son venute sono: Molto rumor per nulla, Siamo uomini o genitali, Via col ventre, Sedotte e deputate, Gran Burino, Kung Fu Banda. Scemenze, niente dello humor e dell’ ironia che ci suggerivi. Tant’è, la situazione è di nuovo disperata, ma non seria.

  10. @Gabri. Pregevoli sintesi, però. Intanto Cetto Laqualunque rispunta stamattina nell’accorata lettera di un insegnante, pubblicata nella rubrica di Corrado Augias su Repubblica.

  11. NEL GIARDINO DEI SUONI Ieri in chiusura del Festival dei Popoli ho visto in anteprima questo film di Nicola Bellucci, che documenta la vita di Wolfang Fasser: http://www.nelgiardinodeisuoni.ch Qui niente parodie, ma la vita di un uomo cieco totale dall’età di 22 anni che trasforma la sua disabilità in una nuova straordinaria possibilità. Attraverso i suoni, la musicoterapia e il massaggio che intraprende per aiutare bambini autistici o celebrolesi a riconquistare brandelli di relazione e di comunicazione e condivisione di gioia con gli altri e con il mondo esterno,. Questo documentario, per la sua semplicità e profonda leggerezza che spezza il cuore, dovrebbe essere trasmesso in prima serata, per vedere che nel mondo ci sono ancora uomini straordinari che possono aiutarci.

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