personalità creative

Personalità creative. Ma quanto creativi siete? – Metodo 49

Fate un esperimento: cercate con Google “creativity traits” e guardate che cosa vien fuori.
Fast Company mette in fila dieci punti, segnalando che si tratta di caratteristiche di personalità contraddittore, paradossali. Segnala la fonte: le ricerche di Mihaly Csikszentmihalyi (tranquilli, non è difficile: si pronuncia più o meno Cisemihàli), uno degli studiosi attualmente più reputati sull’argomento, il teorico del flow. Ecco i tratti:
1) Grande energia fisica ma propensione alla quiete e al riposo 2) acutezza e candore 3) Giocosità e disciplina, responsabilità e irresponsabilità 4) Immaginazione e fantasia alternate a un radicato senso della realtà 5) Estroversione e introversione, simultaneamente 6) Compresenza di umiltà e orgoglio 7) Tendenza a uscire dagli stereotipi di genere (uomini più femminili,  donne più maschili)  8) Conservazione (nel senso del radicamento in una cultura) e ribellione 9) passione e contemporanea obiettività sul proprio lavoro 10) Apertura e sensibilità, che generano molta pena e molta gioia. 

Personalità creative

Cre8ng ci va giù pesante ed elenca 52 tratti, che integrano 20 tratti tipici delle personalità creative identificati da Paul Torrance (altro studioso affidabile, il primo a mettere insieme un test del pensiero creativo che ha un suo perché), con altri identificati dal consulente Robert Alan Black.
Si va da Astrattezza, Adattabilità, Contesti (capacità di cambiarli), Combinazione di idee fatti e situazioni, a Flessibilità e Futuro (orientamento al), a Idealismo e Indipendenza, a Originalità, Passione e Prospettiva, a Ricchezza nel dettagliare, a Sensibilità e Sintesi, a Tolleranza per l’ambiguità, a Visualizzazione (capacità di). La grafica del sito è spaventosa, ma la lista è plausibile anche se è troppo estesa e mescola attitudini, capacità, tratti di carattere.

Personalità creative

Inc.com si limita a sette tratti, così come li descrive Øyvind L. Martinsen, docente alla Norvegian Business School. Sono 1) capacità di associare e di far rapidi passaggi tra realtà e immaginazione, 2) Bisogno di originalità e resistenza a regole e convenzioni, 3) Motivazione e orientamento al risultato, 4) Ambizione e desiderio di reputazione, 5) Flessibilità, e capacità di osservare la realtà da diversi punti di vista, 6) Scarsa stabilità emozionale, umori altalenanti, tendenza a sperimentare emozioni negative. 7) Scarsa socievolezza e ostinazione. Qui alcuni dati ulteriori sulla ricerca e sul campione esaminato.
L’articolo conclude segnalando che proprio alcuni di questi tratti rendono le persone creative difficili da gestire e da inserire in gruppi di lavoro, e suggerisce l’opportunità di assumere, magari, persone un po’ meno creative e un po’ più capaci di lavorare in gruppo. A me resta qualche dubbio sulla composizione del campione (artisti e musicisti + studenti di marketing + manager: uno strano cocktail. Avrei preferito, magari, artisti e musicisti + architetti + fotografi + matematici…) e, lista breve per lista breve, continuo a trovare più convincente Csikszentmihalyi. Per nulla convincente l’appello ad assumere personalità creative sì, ma non troppo. Così si innova sì, ma mica tanto.

Personalità creative

Copyblogger  invita i suoi lettori a scoprire se possiedono gli “undici tratti delle persone altamente creative”. Segnala che creatività e intelligenza sono sì correlate, ma non più di tanto (le persone creative, l’ha dimostrato per primo Robert Sternberg, hanno un’intelligenza sopra media – attorno a 120 di qi – ma non necessariamente e non sempre picchi elevatissimi. Su NeU abbiamo già parlato del perché).
L’articolo parla di coraggio, intuizione, giocosità, espressività, capacità di trovare un ordine nel mezzo della confusione (questo è un tratto significativo. Einstein lo cita), motivazione, attitudine a cercare soluzioni, senso della sfida, capacità di trovare legami tra elementi diversi e di forzare i confini, voglia di sperimentare nuove idee. C’è una logica in tutto questo. Peccato solo che le fonti siano un po’ vaghe.

Personalità creative

Non male l’Università dell’Indiana, che produce uno scarno elenco, ma almeno almeno divide i tratti per Prodotti (Fluidità, Flessibilità, Originalità, Elaborazione. Sono le categorie identificate da Torrance), Attitudini (Curiosità, Immaginazione, Complessità, Propensione al rischio), Comportamenti (Flessibile, Inventivo, Non conformista, Risposte nuove) e aggiunge una serie di caratteristiche cognitive importanti, tra le quali la capacità di pensare per metafore, l’indipendenza di giudizio, il pensiero eidetico (per immagini).

Procedendo di post in post, solo nelle prima pagine di ricerca trovo che i tratti caratteristici della personalità creativa sarebbero sei, poi nove, poi sette, poi cinque, poi ventuno, poi (Creativity Portal) trentadue…. se Google rimescola la classifica dei post, cosa che succede quasi quotidianamente, di sicuro i numeri cambiano.
Come la mettiamo? Confrontando le liste si trovano alcune ricorrenze. Le quali, probabilmente, hanno un senso. Sempre confrontando le liste, si può notare che alcune rimandano a fonti autorevoli e altre no. Suggerirei di non credere comunque a chi non cita le fonti.
Infine, la domanda vera: quanti e quali sono i tratti della personalità creativa? Il “quanti” dipende da come li mettiamo assieme, e da come li dettagliamo: per esempio “anticonformismo” e “pensiero indipendente” possono essere accorpati, o considerati separatamente.
Per quanto riguarda il “quali”, credo che shakerando Csikszentmihalyi e l’Università dell’Indiana ci andiamo vicini. Per quanto riguarda i numeri nudi e crudi, sette, dodici, cinquantadue o trentadue, forse possiamo giocarceli al lotto.

10 risposte

  1. Ciao, mi sembra che la lista di contrasti di Mihaly Csikszentmihalyi sia creativa di per sè, originale e divertente. Questa la rende molto più interessante ai mie occhi: Fare una lista creativa delle caratteristiche dei creativi creativamente… con buona pace dei trentatre trentini

  2. Personalmente mi riconosco pienamente nei 10 punti di Csikszentmihalyi (questo sì che è un cognome creativo!).
    Gli altri punti di vista non mi convincono.
    Quei 10 punti li sento miei: si mescolano, si legano si fondono, si scambiano e si intersecano dentro di me in funzione delle situazioni che mi circondano.
    Io sono il contenitore, quei 10 punti sono gli ingredienti.

    Posso dire di essere creativo quindi?
    Non saprei, come molti a volte ho creduto di esserlo almeno un poco, ma chi può dirlo davvero?
    Tutti lo siamo, a modo nostro.

    Un misto di passione, contemporaneità, conservazione e ribellione mi portano oggi (a 43 anni, con figli e un lavoro a tempo pieno) ad iscrivermi ad una Laurea triennale in Scienze della Comunicazione (a distanza FAD).

    Molti di quei 10 punti hanno influenzato ancora una volta le mie scelte:
    – responsabilità (garantire un futuro stabile) e irresponsabilità (impegno pesante nel presente) nei confronti della mia famiglia;
    – orgoglio e umiltà: apprendere nuove cose imparando da tutti ;
    – senso della realtà e immaginazione: in un paese in svendita, competenze e Laurea potrebbero assicurare un futuro più sereno;
    – fantasia, passione: in tutto quello che faccio.

    E’ stata una scelta difficile e sofferta, forse dettata da una sana follia … o semplicemente da un lampo di creatività. A me piace pensarla così 🙂

  3. Posso togliermi un sassolino dalla scarpa? Essere “creativi” ed essere “intelligenti” (ma veramente, che è una cosa molto diversa dal “sentirsi”, o dall’essere reputati, intelligenti e creativi), in questo mondo, è una disgrazia grande: molto, molto più grande dall’avere un grave deficit, cognitivo o fisico. Ecco, l’ho detto! Volete sapere quanti sono i veri intellicreativi? Cercateli in una parte dell’ 8% di quelli che, nel suo libro, hanno risposto che essere creativi è una cosa negativa. Non sto scherzando: i migliori non reggono all’impatto sociale e si suicidano prima dei quattordici o dei vent’anni. Chi rimane è perché ha imparato a nascondersi bene. Ha imparato, sin da piccolo, a tacere i propri pensieri e le proprie opinioni: a mimetizzarsi tra gli altri. Ha imparato a fare errori strategici nei compiti a scuola e nel lavoro, a sbagliare sistematicamente alcune risposte e a fare domande non troppo brillanti, per compiacere, si, ma non umiliare i professori. Chi non ha mai provato, da piccolo, l’umiliazione di aver fatto l’unico compito esatto, su venticinque sbagliati, non può capire… Sapere la soluzione, ma sapere, nello stesso tempo, che nessuno potrà capirla e condividerla è devastante. Il risultato? Tanta, tantissima solitudine. I test di creatività e di intelligenza sono inutili: un vero intellicreativo semplicemente non li farà, inventerà una scusa, ma, se costretto, sbaglierà appositamente un 25-30% delle risposte per rimanere in una rassicurante zona statistica.
    Scusatemi, ora mi sento un po’ meglio… 🙂

  4. A proposito di creatività e innovazione, credo sia giunto il momento di passare ai “trentatre trentini trentatreenni”…

  5. Cara Annamaria, post come al solito ricco di spunti, grazie. Da queste “liste” emerge il dettaglio forse più affascinante: la creatività è difficile da acciuffare, resta sempre un po’ evanescente perché alla fine, nonostante certe ricorrenze le persone creative sono molto diverse tra loro, cosa che hai fatto notare anche tu varie volte. È anche per questo che la lista di Csikszentmihalyi è quella che mi lascia più perplessa: è una lista quasi omnicomprensiva, sono elencati numerosi tratti in contrasto tra loro (che certo non significa che non possano coesistere) e questo fa sì che la probabilità che un individuo abbia uno o più di essi sia maggiore. Mi ha fatto un po’ pensare (senza offesa per il paragone, mi serve solo come esempio) a certi oroscopi la cui “efficacia” sul lettore sta lì: il profilo descritto è generico e ricco di caratteristiche quasi opposte e il risultato è che quasi chiunque leggendo, per una sorta di bias psicologico, ci si riconosce e lo trova azzeccato.
    Mi sa che hai ragione forse tutti quei numeri alla fine possiamo giocarceli al lotto mentre la creatività ci balla sotto il naso senza che possiamo pienamente coglierla!

  6. CIAO !!! E’ sempre una cosa impegnativa e importante parlare di personalita’. Creativa poi non ne parliamo. Io prima di tutto mi chiedo sempre qual e’ il prezzo da pagare. Eh si ! O che abbiamo gia’ pagato per essere creativi o meno. O addirittura per perdere la creativita’. Anche qui c’e’ un costo apparentemente piu’ basso. E’ una questione di bilancio interiore utile all’economia di un equilibrio che vogliano o non sconvolgere. Secondo me la creativita’ e’ una scelta dell’intelligenza ad essere o non essere creativi. Una sintesi filosofica e culturale che possiamo scegliere o non scegliere..perche’ ha un costo. A chi riesce facile e’ perche’ ha scelto al quasi 100% ….e via discorrendo…La creativita’ e’: volonta’+intelligenza+lavoro in varie dosi. Per cui le combinazioni possono essere tante, o poche !

  7. La chiave di volta sembra essere la parola integrazione. Si puo’ vedere cosa significa e cosa non significa.
    Accogliere anche elementi contraddittori e controversi. Si.
    Farne un’insalatona e tenerli tutti. No. Esiste un principio che governa l’integrazione e che ha un sapore alchemico: dissolvi e coagula.
    Quello che si cristallizza e’ un nuovo elemento che presuppone anche il lasciare consuetudini e il ritornare a consuetudini…
    Il ritorno a casa dopo un viaggio non è mai il ritorno alla stessa
    casa e tuttavia la sua permanenza e’ rincuorante.

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