Prima Pensa Poi Pubblica

PPPP Prima Pensa Poi Pubblica: istruzioni per l’uso

Ve li ricordate, quei cartelli variamente decorati che fino a non troppi anni fa, dai muri di molti pubblici esercizi, in modo rude ma tutto sommato bonario esortavano prima di azionare la bocca, assicurarsi che il cervello sia collegato?
Un cartello così, da esporre quando serve, non esiste in quel gigantesco, rumoroso bar che è il web. Un posto dove si trovano sì tutta l’informazione, la curiosità, l’energia, l’attivismo, l’intelligenza e la creatività del mondo, ma girando nel quale si incontra anche un sacco di roba strampalata.

BUFALE E INCITAMENTO ALL’ODIO. Per esempio, c’è un’infinità di bufale, condivise allo sfinimento: a questo proposito vi segnalo lo storico blog di Paolo Attivissimo, che da anni conduce una più che meritevole battaglia contro la disinformazione in rete, e che cura anche un catalogo di bufale intitolato Bufalopedia.
Ma sul web si trovano anche palesi violazioni della netiquette, e altra roba ancor più velenosa, dalla disinformazione all’incitamento all’odio (hatespeech).
Il Sole24Ore parla di realtà parallela e ricorda che le notizie false indeboliscono la democrazia. L’Espresso intervista un giovane disoccupato, che con la diffusione di bufale razziste guadagna soldi, finché non interviene la polizia postale. Focus pubblica una mappa delle pagine complottiste su Facebook. L’associazione Vox diffonde le mappe contro l’intolleranza: un progetto  che censisce i discorsi d’odio su Twitter, sviluppato in collaborazione con tre università italiane.

PRENDERE LE DISTANZE. Il guaio è che, quando uno entra in contatto con la roba strampalata o velenosa, prendere le distanze o fare gli opportuni distinguo senza infilarsi nell’ingranaggio della stampalatezza e alimentarla, o senza avvelenarsi, non è facile. Noi abbiamo pensato di dare un piccolo contributo sorridente: un cartello virtuale, proprio come quelli che c’erano nei bar di una volta,  Ce lo siamo autoprodotto e lo regaliamo a tutti gli amici di NeU.

PRIMA PENSA POI PUBBLICA. Sono quattro P maiuscole di fila: PPPP. Che suggeriscono Prima Pensa Poi Pubblica.
L’esortazione a pensare prima di pubblicare può cambiare le cose? Certo che no. Può migliorare qualcosina? Magari sì. Dopotutto, stiamo parlando di scelte responsabili e di consapevolezza.
Se vi piace, potete trascinare l’immagine sulla scrivania. O scaricarla qui con un clic. Fatelo: prima o poi vi potrebbe servire, se vi trovate vostro malgrado incastrati in una discussione fuori di testa. O se vi imbattete in un komplotto di gattini in bottiglia che diffondono scie chimiche allo scopo di instaurare un nuovo ordine mondiale.
I link di questo articolo sono stati aggiornati nel febbraio del 2016.

10 risposte

  1. La rete ha la stessa valenza che aveva la Televisione 50 anni fa. Collettore di socialità, che allora era a senso unico ( ma generava cultura popolare tra alti – non è mai troppo tardi – e bassi – dai primi programmi delle tv commerciali in poi ). Ora tutti si sentono legittimati a contribuire, ma è come se volessero guidare l’auto senza patente. E nessuna scuola guida disponibile. Quindi? Che almeno qualcuno ogni tanto ricordi le regole per il vivere civile, ben venga il PPPP

  2. …e soprattutto non condividiamo le notizie strampalate, infondate e volgari solo per far vedere quanto siamo bravi a riconoscerle: alimentiamo solo il protagonismo a tutti i costi di chi la pubblica!

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