Chiunque si rivolga non a una singola persona ma a un gruppo di interlocutori sta, in effetti “parlando in pubblico”. Le regole cambiano.
Può succedere di dover parlare in pubblico in modo del tutto estemporaneo, ma non è frequente: di solito si sa da prima che lo si farà. La ricetta per fare un intervento efficace è una sola: bisogna prepararsi, perché quel che si dice è tanto importante quanto il come lo si riesce a dire.
Prepararsi a parlare in pubblico significa fare diverse cose. Ve le elenco.
FATE MENTE LOCALE. Pensate all’ambiente in cui dovrete parlare. È un’aula universitaria in cui discutete una tesi di laurea? È una riunione di condominio? È un convegno? Un comizio? Un matrimonio? Una presentazione a colleghi di lavoro o a un cliente?
Se l’occasione è importante, cercate di andare prima a vedere il posto. Capite com’è l’acustica e se c’è un microfono, dove starete, e a che distanza dal vostro pubblico, se parlerete in piedi o seduti (se potete scegliere: sempre meglio in piedi).
Se ci sono delle consuetudini o dei vincoli, datevi da fare per conoscerli in anticipo. Sapere prima com’è la situazione vi aiuterà a essere più a vostro agio, e questo migliorerà la vostra prestazione. Se appena potete, organizzatevi per poter fare una prova a sala vuota. Anche gli oratori più esperti lo fanno.
COM’È GRANDE IL VOSTRO PUBBLICO? Parlare a diverse centinaia o migliaia di persone è come essere attori su un palcoscenico: dovrete curare in modo speciale anche il tono e il ritmo che usate parlando, i gesti che fate, il vostro linguaggio del corpo. Con ogni probabilità parlerete un po’ più lentamente del solito: tenetene conto quando progettate il vostro discorso.
Parlare a un piccolo gruppo di persone è del tutto diverso: contano di più la vostra espressione e il fatto che riusciate a entrare in contatto visivo (ed emotivo) con ciascuno degli astanti. Potrebbero esserci delle interruzioni o delle domande: non potete ignorarle, e vi toccherà reagire adeguatamente, e senza perdere il filo. Dunque: interiorizzate bene I contenuti che volete trasmettere e la loro sequenza.
Ho visto una volta un oratore politico, peraltro abbastanza smaliziato, parlare in un’aula universitaria con qualche decina di studenti come se fosse a un comizio in piazza: effetto straniante, e pessimi risultati in termini di persuasione.
DA CHI È COMPOSTO IL VOSTRO PUBBLICO? Qual è il suo livello di conoscenza dell’argomento che tratterete? Quali sono le sue competenze linguistiche medie? Rispondere a queste domande vi aiuterà in primo luogo a farvi capire, calibrando in termini di complessità il linguaggio che userete. Per esempio: I tecnicismi sono più che legittimi se parlate a un pubblico di addetti ai lavori, ma sono sconsigliabili con un pubblico generalista, al quale oltretutto vi toccherà ricordare o spiegare elementi che agli addetti ai lavori sono già più che chiari. In questo secondo caso, è bene non dare mai per scontata alcuna conoscenza men che diffusa.
CHI SIETE VOI IN RELAZIONE AL PUBBLICO? Che attese ha il pubblico nei vostri confronti, e in che modo potete soddisfarle, o addirittura superarle?
La posizione di uno studente che presenta la propria tesi davanti alla commissione di laurea è ovviamente diversa quella del docente che spiega in aula, anche se in entrambi I casi il “pubblico” è obbligato a star lì.
Non scordatevi mai chi siete voi e chi sono le persone che vi ascoltano: questo non significa che lo studente dev’essere “umile” e che il prof. può permettersi di essere arrogante. Piuttosto: non conferite a voi stessi e alle vostre parole né più né meno autorevolezza di quella che può effettivamente esservi riconosciuta.
Già che ci sono, vi ricordo un fatto controintuitivo: la sfida vera è tenere alta l’attenzione delle persone che vi ascoltano non per scelta, ma perché non possono fare altrimenti.
QUANTO TEMPO AVETE A DISPOSIZIONE? Lo stesso argomento si può decorosamente trattare in quindici minuti, in quattro ore o in un intero corso universitario. È tutta questione di approfondire e aggiungere dettagli, esempi, casi particolari, dati, storie. Sullo stesso argomento, e per sostenere la medesima tesi, si può costruire un tweet che abbia senso, o un libro di mille pagine che abbia senso.
È il tempo che avete a disposizione a decidere quanto approfonditamente potete argomentare le vostre affermazioni e quanto potete essere dettagliati.
In ogni caso, e anche se avete tempo: evitate di divagare e state sul pezzo.
Specie se avete poco tempo a disposizione, fate la scelta di dire pochissime cose, molto chiare. Meglio una singolo forte argomentazione, conclusa e ribadita, che tre argomentazioni affastellate, lacunose e incomprensibili. Meno tempo avete a disposizione, più tempo vi toccherà dedicare a scegliere bene quell che andrete a dire, e a dargli forma.
Non sforate sui tempi e, se il vostro tempo è finito, non mettetevi a parlare a velocità supersonica per riuscire a dire “tutto”: le persone non ricorderanno niente, se non la vostra inadeguatezza.
Mentre provate il vostro discorso col cronometro in mano, siate realisti e non barate sui tempi. Solo se vi fanno segno che state andando bene e che potete proseguire oltre I tempi previsti (a me è successo una singola volta, e me ne ricordo ancora) potete prendervi un po’ più di agio.
LEGGERE, SCORRERE APPUNTI O PARLARE A BRACCIO? Se appena potete, evitare di leggere. Se per qualche motive dovete leggere, vi serviranno un podio con leggio (controllate di non sparirci dietro, e non afferratelo come se fosse la scialuppa che vi salva nella tempesta) e un microfono fisso (che vi ricorderete di regolare prima di cominciare a parlare). Se dovete leggere, alzate il naso ogni tanto, commentando o completando qualche frase. E date un tono a quell che leggete!, altrimenti tutti cadranno addormentati dal flusso monotono delle vostre parole
Una buona via di mezzo, se non ve la sentite di parlare a braccio, è preparare un foglio scritto in grande, con parole e concetti-chiave. Esercitatevi a svilupparli, sempre col cronometro in mano.
Se volete parlare a braccio, chiaritevi benissimo la sequenza degli argomenti. Cercate le parole più semplici e usate frasi brevi per non ingarbugliarvi. Una sequenza di immagini o parole–chiave su un powerpoint possono aiutarvi. Non leggete le schermate di powerpoint, però. Prepararsi a parlare in pubblico è sempre consigliabile, ma in quest’ultimo caso è imperativo.
QUANTO TEMPO INVESTIRE PER PREPARARSI A PARLARE IN PUBBLICO? Tutto quello che serve. E difficilmente sarà poco.
Ricordate che il vostro primo obiettivo è dire qualcosa che le persone siano interessante a sentire, felici di aver ascoltato, ansiose di ricordarsi.
Se questo argomento vi interessa, potreste guardare i tre precedenti articoli dedicati al parlare in pubblico:
Parlare in pubblico: perché in Italia lo facciamo così male?
Possedere e governare le parole
Parlare a un pubblico: come si fa
Cara Annamaria,
avresti qualche consiglio su come affrontare questa forma contemporanea di parlare in pubblico che è la teleconferenza? È un po’ come parlare alla radio ma con un powerpoint che invece di aiutare, distrae-
Ciao Carmen,
anch’io detesto le teleconferenze.
Cerco di fare alcune cose:
– dare informazioni sintetiche
– dare informazioni ordinate
– preparare materiali semplici.
… e poi incrocio le dita, e mi armo di tutta la pazienza necessaria 🙂
Ti ringrazio. Avevo bisogno di un articolo del genere. Ti segnalo un refuso qui:
Se per qualche motive dovete leggere, vi serviranno un podio con leggio… (motivo*)
Un piccolo trucco che uso quando devo parlare in pubblico è iniziare con un silenzio abbastanza lungo da sembrare innaturale, ma non troppo da spazientire la platea. In quegli istanti sento il pubblico e cerco di trovare il mio ritmo respiratorio.