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Esperienze 14: Behavioural Law e Spinta gentile (Nudge)

Giulia Milano (qui il suo blog) ha 26 anni, ha studiato legge ma si interessa di psicologia. Un nuovo (e, per certi versi, rivoluzionario) approccio disciplinare, la Behavioural Law, ha intercettato la sua attenzione. Di che si tratta? Per dirla semplice, di formulare leggi e norme in modo da far sì che le persone siano “spinte” a mettere in atto i comportamenti desiderati non attraverso la minaccia di una sanzione, ma grazie a un complesso di elementi  a vario titolo persuasivi.

Per certi versi, è l’Uovo di Colombo: la scoperta che usare ogni leva disponibile (e, magari, inventarne di nuove) per mettere le persone in grado di agire bene è più efficace che minacciare punizioni se agiscono “male”.
Ne parla anche l’Economist, in un articolo intitolato Nudge nudge, think think.
Della spinta gentile Neu vi ha già raccontato alcune cose, sia a proposito di comportamenti sociali, sia (con molti esempi divertenti) a proposito di comunicazione persuasiva, humour e nonviolenza.
Ora Giulia Milano invia a NeU un testo che inquadra il Nudge nella più ampia prospettiva della Behavioural Law, tema del quale si è occupata per un intero anno a Ca’ Foscari. Lo pubblichiamo volentieri.

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La Behavioural Law è una branca del diritto che si è sviluppata nelle università americane verso la metà degli anni ’90 del secolo scorso.
Indaga il modo in cui le norme influenzano il comportamento umano (approccio positivo), la forma che possono assumere per indirizzare i destinatari verso un obiettivo desiderato (approccio prescrittivo) e, infine, lo studio del ruolo generale dei sistemi legali (funzione ‘normativa).
L’attenzione collettiva sul rapporto tra norme e comportamenti è cresciuta all’improvviso nel 2008, anno della crisi finanziaria statunitense che poi ha coinvolto tutto il mondo.
In occasione della faccenda dei mutui subprime, l’ambiente accademico ha sottolineato l’inadeguatezza dell’assetto normativo dei mercati finanziari di allora, basato in gran parte sull’approccio economico di stampo tradizionale.
Gli studi di psicologia economica mostrano, infatti, che i mercati e le persone non si comportano in maniera razionale come dicono le teorie economiche classiche, secondo cui gli attori del mercato sono individui dotati di ottime capacità cognitive, di memoria illimitata, di freddezza emotiva,  capaci di ponderare correttamente tutte le informazioni.
Nella realtà, e anche nella realtà dei mercati, le persone sono soggette a una serie di errori, bias (distorsioni cognitive) ed emozioni che non consentono di compiere sempre la scelta migliore per il proprio benessere economico.

Da qualche anno l’interesse per la Behavioural Law si è esteso dal mondo accademico a quello istituzionale. In Italia l’autorità di vigilanza dei mercati finanziari (la Consob) ha promosso convegni e discussion papers. A livello europeo l’ESMA (l’European Securities and Markets Authority) ha nel 2012 pubblicato il Final Report contenente linee guide per gli intermediari finanziari in cui l’aspetto emotivo e psicologico dell’investimento è centrale.
Ma la Behavioural Law si occupa anche di altri ambiti oltre a quello finanziario. Spazia dalla regolamentazione ambientale e sanitaria a quella fiscale, all’educazione.
Cass Sustein e Richard Tahler, massimi esponenti di questa disciplina insieme a Christine Jolls (Harvard University), hanno scritto un bellissimo libro: Nudge. La spinta gentile (il titolo originale è “Nudge: Improving Decisions about Health, Wealth and Happiness”), e sono stati poi assunti, rispettivamente, dalla dirigenza di Barack Obama e di David Cameron (questo è il blog ufficiale del libro). La loro idea è che è possibile indirizzare le persone verso la decisione più efficiente cambiandone la modalità di presentazione.

La Nudge unit del governo inglese, per esempio, ha sostituito il documento formale usato per sollecitare il pagamento dell’assicurazione auto con una lettera contenente una sola e inequivoca affermazione: «Paga l’assicurazione o perdi la macchina». In alcuni casi la lettera è stata personalizzata, e alla frase è stata aggiunta la foto dell’auto in questione. La sola lettera ha fatto raddoppiare i pagamenti dell’assicurazione, che sono triplicati con la foto.
Il comportamento umano non è casuale e imprevedibile, ma al contrario è sistematico e può essere modellato. Norme, sanzioni e provvedimenti, se costruiti secondo i criteri della spinta gentile, possono aiutare a migliorare la qualità delle nostre scelte. Naturalmente, come ogni strumento d’indirizzo, vanno usati con giudizio.

 

12 risposte

  1. “Paga l’assicurazione o perdi la macchina” è una sollecitazione gentile?
    Probabilmente è questione di culture diverse, forse per un inglese lo è.
    Mah! 😀

  2. Ciao Barbara.
    Se il rischio è effettivamente quello di perdere la macchina in caso di mancato rinnovo dell’assicurazione, direi che è gentile:
    a) ricordarlo con una lettera
    b) ricordarlo con una lettera chiara e convincente, e non scritta in un burocratese reticente e incomprensibile.
    c) ricordarlo nel modo più persuasivo possibile… in modo che nessuno rischi di perdere la macchina davvero, per superficialità e distrazione.

  3. Evidentemente la spinta gentile è in uso fra gli ippopotami ma è ignorata dalle parti dei giaguari e altre bestie…

  4. Mi pare che, a differenza di come parte l’impostazione del pezzo, la sanzione la faccia da padrona ancora di più, non solo, una affermazione così arbitraria: o paghi o … è l’anticamera di una possibile querelle legale. Esclude di fatto ogni possibile negoziazione. La foto, sarebbe da vedere per valutare correttamente, anticipa un sistema di google map per tassare o magari rappresenta il veicolo, marca e modello e niente più. La spinta gentile vorrei fosse davvero gentile, come una pacca sulla spalla e non la punta del coltello tra le scapole.

  5. Cari Barbara e Edmondo,
    scusate il ritardo con cui rispondo. Con questo post mi piacerebbe chiarire cosa si intende effettivamente quando parliamo di un ‘nudge’. Dall’articolo forse non è molto chiaro, ma il termine “nudge” – in italiano si è deciso di tradurlo con spinta gentile – non significa che la modalità di intervento deve essere ‘gentile’ nel senso di garbato e cortese, ma che rispetta la libertà di decisione del suo destinatario. Non deve cioè violare il principio tanto caro agli americani del liberismo. In una realtà democratica basata sulla sovranità della legge, spesso, la libertà d’agire si scontra con interventi paternalistici, cioè quelli che impongono senza via d’uscita un provvedimento ben definito. Il nudge si vuole porre nel mezzo – ultimamente si parla non a caso di “paternalismo libertario” – ha cioè l’intento di spingere un soggetto ad adottare un determinato comportamento, senza però imporglielo. Da qui l’aggettivo “gentile”, che sta ad intendere un intervento non forzoso e non imposto. Nell’esempio riportato, il provvedimento adottato si qualifica come nudge perché mira ad impressionare la parte più sensibile dei proprietari di un’automobile, in modo tale da indurli in maniere più efficace al pagamento. Il sequestro dell’auto avviene comunque, è contemplato dalla legge inglese. Ciò che cambia è la modalità con cui si comunica questa informazione.
    Spero sia un po’ più chiaro adesso, cosa si intende con spinta gentile, in caso contrario sono qui disponibile per ulteriori chiarimenti!

  6. trovo sia fantastico questo approccio. si tratta di cercare di dare energia alla parte di sè adulta attraverso una “spinta” gentile. Come venisse o da un adulto consapevole o da una figura genitoriale affettiva e positiva. Pensate a quanti comportamenti sociali potrebbe applicarsi. Solo alcuni: pagare le tasse, differenziare i rifiuti, ecc.
    da approfondire. grazie

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