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Tra oriente e occidente: 16 video virali, emozionali, valoriali

Dai paesi anglosassoni e dall’estremo oriente un buon numero di video ad alta intensità emotiva si sta, da qualche anno, diffondendo in rete. Le narrazioni e gli stili sono diversi e testimoniano la varietà dei costumi, dell’etica e delle estetiche nazionali, ma tutti raccontano storie edificanti. Qualche volta si tratta anche di storie vere.
Il dato curioso è questo: anche se non promuovono direttamente merci, marchi o attività ma valori condivisi e buoni comportamenti, questi video sono per la stragrande maggioranza firmati da imprese commerciali.
Ne parlo perché il fenomeno è interessante e, suvvìa, anche perché in questo periodo dell’anno un po’ di roba edificante non guasta. Io, lo ammetto serenamente, mi ci posso perfino commuovere. Ma forse è perché questi video funzionano alla grande (e sì, poi funzionano alla grande anche in termini di notorietà e reputazione per le imprese).

Le storie orientali sono stilizzate, a volte melodrammatiche, e rimandano alle virtù confuciane: rispetto, nobiltà d’animo, benevolenza, cooperazione e spirito comunitario, armonia e gratitudine. Vediamone qualcuna.
Viene dalla Thailandia Giving is the best communication, una storia di generosità e di riconoscenza che nel 2013 ha fatto il giro del mondo ed è stata ripresa dalla stampa internazionale (qui il commento del Telegraph). Nel 2014 i thailandesi ci riprovano con Unsung Hero: ed è, per l’eroe sconosciuto, un nuovo successo virale.

Viene invece dalla Cina un video che parla di solidarietà e fiducia: si intitola Key Auntie e racconta una storia vera, curiosa e struggente.

Ancora Cina: ecco due storie costruite attorno alla ricorrenza più importante (il Capodanno cinese), al cibo come simbolo di accudimento e alle relazioni familiari. A renderle interessanti è anche la drammatizzazione del conflitto generazionale che sta aprendo baratri di incomprensione tra figli (individualisti e orientati al successo) e genitori, custodi gelosi e rigidi dei valori familiari. La prima storia, intitolata What have we become, parla della relazione tra una madre e un figlio. La seconda drammatizza i conflitti tra un figlio e un padre e si intitola Family Reunion Dinner. Il lieto fine è scontato, ma ci si arriva attraverso il ravvedimento (più o meno forzato) dei giovani, in un’estrema difesa della tradizione.

L’ultima tappa tra i video virali d’oriente ci porta a Singapore, con una storia del 2014 intitolata The gift (altra incomprensione in famiglia, altro eroe sconosciuto e altro ravvedimento tardivo) e per una che racconta di sogni e di insegnanti. È prodotta dal MOE, il Ministero dell’educazione, ed è basata su una vicenda vera.

A questo punto, forse, c’è bisogno di tirare un po’ il fiato, mentre ci spostiamo verso occidente. Ed ecco il delizioso If you give a little love, proveniente dalla Repubblica Ceca, che con leggerezza racconta che anche piccolissime buone azioni possono essere contagiose. Qui il commento di Huffington Post Canada.

Le storie anglosassoni ad alta intensità emozionale rimandano invece all’etica protestante: “lavora duro, realizza te stesso, sii coraggioso, non mollare”. È esemplare in questo senso Farmer, lanciato nel 2014 in occasione del Super Bowl.
Altrettanto emblematica la serie prodotta da Procter & Gamble in occasione dei giochi olimpici ed entrata in molte classifiche dei migliori video virali. È dedicata alle madri, quelle che “fanno il lavoro più tosto del mondo” e tirano su figli altrettanto tosti. Ecco il primo video, uscito nel 2012. Ecco l’edizione per i giochi invernali di Sochi del 2014. Ed ecco quella dedicata alle paralimpiadi del 2014. Notate che non si vede mai un detersivo, da nessuna parte e neanche di striscio.

Parla di ottenere risultati superiori a ogni aspettativa anche I will what I want, con Misty Copeland, oggi solista dell’American Ballet Theatre (ma il New Yorker avverte che l’acida lettera di rifiuto recitata dalla voce fuori campo non è reale. E questo toglie forza alla narrazione).
È invece tutta vera (ed eccoci rientrati definitivamente in Europa) ed è proposta da Guinness la storia di Shane Williams, il piccoletto gallese recordman di mete con la maglia della nazionale. Qualcuno l’aveva giudicato “troppo mingherlino per giocare a rugby”.

Infine, a cavallo tra oriente e occidente, tra solidarietà di gruppo e sfida individuale, Guinness presenta un grazioso video di sport e amicizia: non è una vera e propria storia, ma il finale non così prevedibile dà spessore.

Devo dire che tutto sommato, e anche se la serie di Procter & Gamble è straordinaria, i video orientali mi sembrano più interessanti, non solo per il loro esotismo ma per il tono intenso e agrodolce delle narrazioni. Devo anche dire che vedendoli tutti assieme è facile sentirsi sopraffatti.
Se anche voi state sperimentando questa sensazione, vi invito a farvi un giro in un supermercato tedesco: non si soffre, non si piange, non c’è nessun ammirevole eroe positivo ma solo la cooperazione delle persone che lavorano alle casse. Eppure c’è un’emozione anche qui. E, subito, il video diventa virale.

Una versione più breve di questo articolo esce anche su internazionale.it

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