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Creatività: che cosa vuol dire

La creatività è uno stile di pensiero che si esprime in processi mentali caratteristici. Procede essenzialmente per associazioni tra idee, concetti, fatti, e dà origine a idee e concetti nuovi, invenzioni, scoperte: insomma, a risultati tanto originali quanto efficaci.
L’intuizione che la creatività sia uno stile di pensiero, che deriva da un altrettanto specifico atteggiamento mentale e comportamentale, nasce agli inizi del Novecento. I primi studi importanti sul fenomeno risalgono agli anni ’20.

Non è semplice dare una definizione sintetica e non riduttiva della creatività: la capacità di produrre pensiero creativo, come quella di comunicare o di apprendere, è una metacompetenza, cioè un’abilità trasversale, che può essere applicata a campi diversi (arti, scienze, tecnologia, impresa…). La stessa creatività che consente ai singoli individui di sviluppare e mettere a frutto una quantità di capacità specifiche ha permesso all’umanità di progredire conquistando conoscenze, producendo cultura e praticando attività sempre più complesse.

Il verbo italiano creare, di derivazione latina, appare nel 1276 (De Mauro) o nel 1294 (Cortelazzo Zolli). I verbi latini creare e crescere condividono la radice KAR, che si ritrova nel sanscrito KAR- OTI (creare, fare) e KAR-TR (colui che fa, creatore), nel greco KRAINO (creo, produco, compio), KRANTOR e KREION (dominatore, e propriamente colui che fa, che crea) e KRONOS (il creatore, padre di Giove). Il significato si estende anche a fare dal nulla, generare, formare, istituire, allevare, educare, ammaestrare, formare.
Il sostantivo italiano creatività viene per la prima volta registrato nel 1951. Il termine creativo (inteso come aggettivo) risale al 1406. Il medesimo termine appare come sostantivo a partire dal 1970, riferito a chi produce annunci pubblicitari. Oggi viene impiegato più estesamente per definire diverse professionalità.

Mentre il senso proprio di creatività implica, insieme, originalità ed efficacia, l’uso comune tende a etichettare come “creativi” pensieri o comportamenti semplicemente diversi, strani, bizzarri o trasgressivi, sovrastimandone la componente di novità e originalità, e sottostimando o ignorando del tutto la necessità che pensieri e comportamenti, per potersi davvero definire creativi, debbano essere anche efficaci e appropriati. Di recente, l’aggettivo creativo è stato sarcasticamente impiegato per etichettare in senso negativo soluzioni tanto spettacolari e pirotecniche quanto discutibili (es: finanza creativa).
Per tracciare per sommi capi il perimetro della creatività, e per capirne i confini, può essere sufficiente partire da un paio di buone definizioni da dizionario.

Il dizionario ci conferma, in primo luogo, che la creatività è una capacità : non solo una dote innata ma qualcosa che va coltivato, sviluppato e fatto crescere sfruttando tutte le opportunità (e tutte le casualità) offerte da un ambiente adeguato. In termini di sviluppo della creatività, DNA e ambiente interagiscono sempre, compensando o accentuando le reciproche influenze in senso sia positivo che negativo.

Il dizionario segnala che la creatività è una capacità produttiva: un’attività non fine a se stessa, ma orientata al conseguimento di un obiettivo diverso dalla pura autogratificazione. Questo non significa che la creatività non possa essere, anche, divertente. Richard Feynman, padre delle nanotecnologie e premio Nobel 1965 per la fisica, aveva uno straordinario sense of humour, suonava i bonghi e si divertiva moltissimo. In realtà il sense of humour è uno dei non molti tratti caratteristici e ricorrenti delle personalità creative.Parlando di ragione e fantasia, il dizionario suggerisce che la creatività nasce dall’integrazione di pensiero logico e pensiero analogico. Il primo tipo di pensiero procede per sequenze lineari: cause ed effetti, premesse e conseguenze. Coinvolge essenzialmente l’emisfero cerebrale sinistro, dove si trovano i centri del linguaggio.

Il secondo tipo di pensiero procede in modo non sequenziale ma per somiglianze -analogie, appunto- e differenze, simmetrie e asimmetrie. Coinvolge in prevalenza l’emisfero cerebrale destro, dove si trovano i centri della visione.

Specificando che creatività significa capacità di produrre nuove idee, inoltre, il dizionario conferma che l’atto creativo è preliminare all’atto di innovare (cioè di trasformare introducendo sistemi o metodi nuovi, De Mauro). La creatività (fenomeno mentale) precede sempre l’innovazione (fenomeno economico, sociale e culturale) generando idee che, una volta comunicate, condivise e adottate dalla collettività, sviluppano innovazione.

Spiegando che la capacità creativa produce invenzioni, opere d’arte e sim., il dizionario sottolinea che la creatività si può applicare indifferentemente alle arti, alle scienze o alla tecnologia. Sia a ciò che di nuovo produciamo che al modo (nuovo) in cui produciamoqualcosa, quindi sia ai prodotti che ai processi di produzione.
Non è, insomma, limitata a un singolo settore privilegiato dell’attività umana.

Definendo creativa la capacità del parlante di capire e di emettere enunciati che non ha mai sentito prima il dizionario ricorda che ciascuno di noi compie quotidianamente, istantaneamente e senza nemmeno accorgersene, una quantità di gesti creativi straordinariamente complessi.
Il pensiero creativo consiste nel farsi domande e nell’affrontare problemi o quesiti a partire da solide conoscenze , ma adottando nuove prospettive, con l’obiettivo di trovare soluzioni innovative ed efficaci qualsiasi sia l’ambito di applicazione. Questo stile di pensiero si esprime in un processo che ha andamenti non sempre lineari, e consiste nel raccogliere, selezionare e riconfigurare le informazioni necessarie tra tutte quelle disponibili, individuando connessioni utili a generare conclusioni nuove.

8 risposte

  1. La creatività è quella capacità di utilizzare schemi conosciuti per costruirne nuovi, originali e sconosciuti.

  2. Grazie Annamaria, ogni volta le tue analisi sono esaustive e ricche di contenuti interessanti di qualità.

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