
Viaggiare, girare il mondo, rallentare il tempo
Questo è l’ultimo articolo di una serie in cui vi ho raccontato il viaggio intorno al mondo che ho fatto con mio figlio. Abbiamo toccato quattro continenti e decine di luoghi. Viaggiare così a lungo e così estesamente è stata un’esperienza entusiasmante e complessa.
VIAGGIARE INSIEME. Un primo aspetto interessante mi sembra questo: se si viaggia insieme, e se ciascuno dà il suo contributo di viaggiatore e non se ne va in giro né come se fosse un ulteriore bagaglio, né come se fosse il capocomitiva, si è prima di tutto compagni di viaggio.
È un fatto che ridefinisce e rende fluide le posizioni reciproche perfino all’interno della più forte tra le relazioni di ruolo, quella tra madre e figlio. O, per dirla con Watzlawick, è un fatto che trasforma in tendenzialmente simmetrica anche la più classica delle relazioni complementari.
Le implicazioni e le sfumature affettive sono molteplici. Provare per credere.
VIAGGIARE TRE VOLTE. C’è un secondo aspetto che riguarda il viaggiare in sé. In realtà, ogni volta che si viaggia, si viaggia tre volte. C’è un viaggio che comincia già nel momento in cui si progetta un percorso e se ne decide la logica. È fatto di informazioni lacunose estratte da fonti eterogenee, e di un quantità di toponimi astrusi e ancora prevalentemente vuoti di senso. E poi di mappe esplorate, di itinerari tracciati e ritracciati, di scelte ragionate che si alternano a decisioni istintive.
L’ESSENZA DELLA VIGILIA. Tutto questo si traduce in attese e anticipazioni, in fantasie sui luoghi, in preoccupazioni che si riveleranno in seguito immotivate (qualche elemento fondamentale verrà invece, a torto ma fatalmente, trascurato o sottovalutato).
Di fatto, lo spirito del viaggio sta anche nella sua sostanziale imprevedibilità.
Al di là degli indispensabili adempimenti burocratici (i visti, le prenotazioni, i conti. Insomma: tutti i pedaggi da pagare per guadagnarsi il diritto di partire) il viaggio prima del viaggio è, in sostanza, fatto di sogni a occhi aperti, straordinariamente vividi. È il Sabato del villaggio, la notte prima di Natale. Insomma: l’essenza della vigilia, con tutto il suo carico di emozione, trepidazione e desiderio.
IL CORPO PERCETTIVO. C’è un secondo viaggio. È quello che si sviluppa materialmente non solo muovendosi nello spazio, ma anche in un tempo che (ne riparlo tra qualche riga) scorre diversamente.
Si tratta di una sequenza di avventura, scoperte, meraviglia, profonda stanchezza ed energia pura.
È fatto di incontri, imprevisti, contrattempi e colpi di fortuna, sole e pioggia, sapori e odori, paesaggi. In una parola: è il corpo senziente che si espone e si rende percettivo e permeabile.
La mente segue, sempre con un pizzico in ritardo e con un vago senso di stordimento.
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