sviluppare creativita

Sette raccomandazioni per sviluppare la creatività

1 – Restituire senso alla parola “creatività”
Non è creativo ciò che è strano, o trasgressivo o stravagante o diverso e basta.
Gli italiani, specie i più giovani – ce lo dicono le ricerche-  hanno idee piuttosto confuse in proposito. All’estero non è così. Per accorgersene basta guardare la ricchezza della definizione di “creativity” che offre  en.wikipedia, e confrontarla con alcune definizioni nostrane.
Se si vuole sviluppare la creatività nazionale, bisogna in primo luogo restituire alla parola creatività la sua dimensione progettuale ed etica: creativa è la nuova, efficace soluzione di un problema. E’ la nuova visione che  illumina fenomeni oscuri. E’ la scoperta che apre prospettive fertili. E’ l’intuizione felice dell’imprenditore che intercetta un bisogno o un’opportunità, o l’illuminazione dell’artista che racconta aspetti sconosciuti del mondo e di noi.
In sostanza, creatività è il nuovo che produce qualcosa di buono per una comunità.
E che, essendo tale, ci riempie di meraviglia e gratitudine.

Se non si restituisce alla parola la sua connotazione alta e progettuale, parleremo di un sacco di cose divertenti ma difficilmente riusciremo a combinare qualcosa di utile.

2 – Sottolineare l’aspetto di meta-competenza
Creatività è un atteggiamento mentale. Una maniera di osservare il mondo cogliendo dettagli rilevanti e facendosi domande non ovvie. Uno stile di pensiero che unisce capacità logiche e analogiche ed è orientato a capire, interpretare, produrre risultati positivi. In questa vocazione pragmatica e progettuale sta la differenza tra creatività e fantasia e fantasticheria da un lato, arte di arrangiarsi dall’altro. E sta anche l’impressionante estensione potenziale del pensiero creativo.

Se non consideriamo che la creatività, come l’imparare e il comunicare, è una meta-competenza preliminare al produrre (bene) una quantità di risultati differenti, perdiamo le coordinate del fenomeno e non riusciamo a intercettarne né a trasmetterne l’essenza.

3 – Considerare il complesso delle attività creative
Arti, scienze e tecnologie, impresa, educazione, comunicazione, sport… la creatività sta dappertutto. Alcuni espressioni sono semplicemente più note di altre e hanno maggiore eco mediatica. Ma solo attribuendo pari dignità a ogni gesto creativo, in qualsiasi ambito venga praticato,  possiamo ri-disegnare un paesaggio mentale e costruire un contesto sociale in cui la creatività sia pienamente riconosciuta e valorizzata.

Ambienti favorevoli sono strategici per sviluppare la creatività. Bisogna diffondere la consapevolezza del valore del contributo creativo e trovare modi per riconoscere, incoraggiare e premiare il pensiero creativo in ogni sfera di attività.

4 – Combinare le teorie e le pratiche, connettere  competenze 
Le idee creative nascono dal cortocircuito tra elementi distanti tra loro –in questo sta la magia del pensiero analogico – e fra competenze diverse.  Bisogna costruire reti e occasioni d’incontro – il web è una grandissima opportunità in questo senso- e non separare le teorie e le pratiche ma, anzi, metterle a confronto paragonando sul campo i processi e i metodi, attorno a singoli temi/sfide.

Nell’ultimo secolo sono state prodotte centinaia di teorizzazioni del pensiero creativo e decine di modelli del processo creativo. Se cominciamo a teorizzare sulle teorie non la finiamo più… e perdiamo di vista il nostro argomento.

5 – Dare visibilità agli esempi virtuosi
Non si può “insegnare” a essere creativi (…troppo facile!) ma si può “imparare” ad esserlo. E si impara osservando esempi virtuosi, quasi per contagio. Dietro ogni risultato creativo c’è una sfida affascinante che merita di essere raccontata, e una grande emozione che può essere condivisa.  E le emozioni hanno una forte carica motivante, specie per i ragazzi.

Non organizziamo convegni “sulla” creatività, ma incontri fra persone che ragionano in modo creativo, e tra queste e il pubblico. Diffondiamo l’idea che i creativi sono persone normali che sanno fare cose molto, molto speciali.

6 – Sviluppare il talento, esaltare la competenza, valorizzare la tenacia
Come diceva Edison, la creatività è l’uno per cento di ispirazione e il novantanove per cento di sudore. Senza competenze specifiche è impossibile oggi produrre qualcosa di valido. Senza tenacia il migliore dei talenti non regge la frustrazione connessa con qualsiasi processo creativo e si perde per strada. Tenacia, competenza e talento sono valori da promuovere in ogni ambito.

Non ci sono scorciatoie: il lavoro creativo è tosto. Bisogna dirlo, specie ai ragazzi. Nel secondo dopoguerra, una sola generazione ha ricostruito l’Italia. Dovremmo recuperare quell’energia e quello spirito.

7 – Promuovere l’istruzione e la formazione
Ai tempi di Aristotele, tutto quanto bisognava sapere stava nella memoria di un uomo di buona cultura. Ai tempi di Leonardo, stava almeno nella memoria di Leonardo. O in quella di Pico della Mirandola. Oggi è impossibile sapere tutto, ma bisogna sapere come si fa a sapere. E imparare come si fa a imparare. La sfida, in tempi di complessità, si fa più complessa, e il luogo dove si comincia a vincerla è la scuola. Ma la scuola italiana – ce lo dicono i dati Ocse-Pisa –  comprende aree di eccellenza e aree da migliorare in modo consistente.

La qualità dell’istruzione, dalle elementari all’università, e la diffusione della formazione permanente sono importanti, importanti, importanti, importanti… senza, non si va da nessuna parte. Bisogna dirlo forte, chiaro, senza stancarsi, continuamente, in ogni occasione.

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