futuro desiderabile

Futuro desiderabile. Non sempre sappiamo com’è e come procurarcelo

Stai attento a quel che vuoi. Potresti ottenerlo.
Questo vecchio adagio mi torna mi torna in mente ogni tanto, a proposito di desideri o progetti miei o altrui che sembrano di complessa realizzazione. E che sono anche, a far mente locale, di soddisfazione meno certa e meno persistente di quanto, in teoria ma solo in teoria, dovrebbe essere, nell’ottica di un futuro desiderabile.

È MENO SEMPLICE. Il fatto vero è che sempre, quando si parla di decisioni riguardanti il futuro, e del costruire un futuro desiderabile prendendo decisioni “giuste”, le cose sono un po’ meno semplici di come appaiono. E lo sono per tutti. Anche per quelli che vantano granitiche convinzioni e forse, se solo facessero mente locale, potrebbero stare, come si diceva una volta dalle mie parti, un po’ più schisci.

INERZIE DIVERSE. Ecco di che si tratta: il futuro non succede mai tutto insieme. Gli elementi che compongono il nostro presente hanno inerzie diverse, e si modificano con diverse accelerazioni. Per dire: siamo riusciti a mappare 1.7 miliardi di stelle della galassia (il risultato è stato presentato pochissimi giorni fa), ma continuiamo a esaltarci per un gioco nato nel terzo secolo avanti Cristo, e nella sua forma moderna a metà Ottocento.

ULTERIORI CONSEGUENZE. E poi. Il futuro è sempre più complicato (nel senso di composto da molti più nuovi elementi, impastati coi vecchi) di quanto possiamo immaginare.
E poi. Le prime conseguenze di una decisione hanno ulteriori conseguenze, e conseguenze delle conseguenze delle conseguenze, che infine si perdono in una nebbia di boh.

IMPREVEDIBILE E VARIABILE. E poi. Nel futuro c’è una dose di assoluta imprevedibilità, e di caotici battiti d’ali di farfalla che possono ridisegnare un intero scenario in modo tanto repentino quanto incontrollabile.
E poi. Per alcuni il “futuro” è fra tre anni, per altri fra dieci, per altri fra sei mesi, per altri ancora, domattina: è difficile mettersi d’accordo perfino sulla misura del “futuro”.  Ed è ancora più difficile considerarne l’estensione: stiamo parlando del futuro desiderabile mio, e di quello dei miei amichetti più intimi? Non è per niente detto che ciò che potrebbe essere desiderabile per il futuro di un singolo individuo, o di un gruppo, lo sia per molti. Per questo chi si trova a prendere decisioni “sul futuro” dovrebbe considerarne non solo i benefici per sé, ma anche l’impatto e le conseguenze ultime.
Non così paradossalmente, l’unico futuro di cui dovremmo occuparci, e preoccuparci, tutti assieme è il futuro del pianeta, visto che quel che capita al pianeta prima o poi toccherà anche me e gli amichetti miei, anche se adesso faccio finta di niente.

ESPERIENZE PASSATE. E poi. Progettare pensando al futuro, e cercando di orientarne l’andamento in modo a noi favorevole, è un comportamento funzionale alla sopravvivenza dell’individuo e della specie. Non riusciamo a non farlo (del resto, se non lo facessimo, smetteremmo perfino di lavarci i denti).
Ma occhio: progettiamo il futuro essenzialmente modellandolo sulle nostre esperienze passate. La qual cosa, per esempio, ci ha consentito per millenni di prepararci all’inverno da brave formichine quando era ancora estate, e tanto da non morire di fame e di freddo.

MILLE VARIABILI. Tutto questo, però,  funziona bene quando si tratta del susseguirsi degli inverni e delle estati. Meno bene quando si tratta delle mille variabili che determinano destini individuali, o sociali, o economici, o nazionali o, appunto, planetari. Del resto, perfino chi di professione fa il futurologo lavora in puri termini di probabilità.

AL CENTRO DEGLI EVENTI. E poi. Siccome ciascuno di noi – questione di punti di vista, eh – tende a vedersi al centro degli eventi per l’ineliminabile motivo tecnico che osserva tutto il resto dall’esatto punto in cui si trova, è anche facile che ciascuno di noi sovrastimi sia la propria capacità di comprendere gli eventi, sia la propria possibilità di cambiarne il corso.

IL CONTADINO CINESE. Però, per consolarmi, recupero la vecchia storia del contadino cinese. È graziosa e, se non la conoscete, vi piacerà.
Dunque: ci sono un vecchio contadino e suo figlio. Sono poveri e possiedono solo un cavallo, che un giorno se ne scappa. I vicini si dispiacciono, ma il contadino risponde “vedremo”.

Succede che il cavallo torni, e si porti dietro una mandria di cavalli bradi. I vicini corrono a congratularsi, e il contadino risponde “vedremo”. E succede che il figlio del contadino provi ad addomesticare uno dei cavalli, cada e si rompa una gamba. Tutti si dispiacciono, ma si sentono nuovamente rispondere “vedremo”.
E succede che il paese entri in guerra. Tutti i giovani del villaggio, tranne il figlio del contadino che ha la gamba rotta, vengono arruolati. Nessuno sopravvive. A guerra finita, il figlio è guarito e i cavalli, venduti a ottimo prezzo, hanno procurato una buona rendita al non più povero contadino.
Però non sappiamo che cosa succede poi al figlio, e al figlio del figlio.
Insomma: vedremo.

Le immagini che illustrano questo articolo sono del giovane artista australiano Joel Rea. Qui il suo sito. Qui la sua pagina Facebook. Questo articolo esce anche su internazionale.it

3 risposte

  1. Nella nostra bellissima grammatica esiste un tempo nella coniugazione del futuro che si chiama futuro anteriore. È la chiave di tutto quello che non riusciamo a realizzare e che ci limitiamo a sperare o sognare.
    Cambierò modello di automobile, quando avrò finito di pagare le rate di quella che attualmente possiedo

  2. Argomento interessante, sicuramente ampio, trattato in modo davvero piacevole. E’ vero, abbiamo bisogno di spingerci oltre il presente, di darci da fare per il futuro, e non solo per ragioni pratiche, direi di sopravvivenza, ma anche per dare un senso al presente e sentire che non siamo fermi. Il fatto che la vita, come diceva qualcuno, sia quello che ci accade mentre siamo intenti a fare altri programmi, non è abbastanza dirimente da demotivare, e probabilmente la scelta più saggia nel cammino verso il futuro è imparare a conoscere se stessi, ad agire in modo consapevole, e farlo sentendo ogni scelta come propria sarà motivante di fronte agli ostacoli che ci si potrebbe trovare a fronteggiare.

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