gestire le emozioni

Gestire le emozioni – Idee 105

Tra i molti romanzi scritti da Stephen King, uno dei miei favoriti (so bene che non tutti i fan del Re sono d’accordo) è La storia di Lisey. La trama di superficie è semplice: un noto scrittore muore. La vedova viene perseguitata da un cacciatore di inediti.
Ma in questa trama si intrecciano altre trame, a collocare il testo in un crocevia tra generi (thriller, horror, fantasy…) che può risultare interessante o disorientante. Ci sono la storia di un matrimonio felice e quella di un’infanzia spaventosa, il confronto tra mondo reale e mondo immaginario, il superare traumi attraverso la scrittura. Ci sono la furia e la follia.

SOVRACCARICO EMOTIVO. Nella traduzione italiana de La storia di Lisey la furia si chiama “intaso”: un intollerabile sovraccarico emotivo che chiede di sfogarsi. I modi che i personaggi usano per reggere l’intaso (in altre parole: per gestire le emozioni) sono peculiari, e non li racconterò qui.
Ed eccoci al punto: in tempi complicati come questi, può succedere di sperimentare qualche episodio di sovraccarico emotivo. Ma, se uno non vive dentro un romanzo di Stephen King, o se semplicemente non vuol dar fuori di matto, gli conviene tenere a bada l’intaso, governare l’ira (perfino il papa ha esortato a farlo) e tirar fuori tutta l’intelligenza emotiva di cui dispone. In sostanza, si tratta di saper riconoscere, capire e gestire le emozioni: è la condizione per poterle orientare in modo produttivo.

IL CASO DI PHINEAS GAGE. Anche se Darwin fa più di un cenno all’importanza delle emozioni, si comincia a studiarle in modo esteso solo attorno agli anni Ottanta. L’argomento viene affrontato, tra gli altri, dal neuroscienziato Antonio Damasio, che indaga le relazioni tra emozioni e processo decisionale a partire dal famoso caso clinico di Phineas Gage: un operaio delle ferrovie che a metà Ottocento, in seguito a un incidente con l’esplosivo, si ritrova col cranio trapassato da una sbarra di ferro.
Gage non solo sopravvive, ma conserva tutte le sue capacità cognitive. Parla, ragiona e lavora normalmente, ma cambia carattere: prima era un tipo tranquillo, ma dopo l’incidente diventa (eccolo, l’intaso di King) rissoso e blasfemo. Gestire le emozioni per lui è diventato impossibile.
È proprio Damasio a spiegare, a oltre cent’anni di distanza, che l’incidente ha leso la parte di corteccia frontale che ha il compito di mediare tra emozioni e ragione e di produrre decisioni e scelte di tipo morale: è lei, la corteccia frontale, ad avere il compito di gestire le emozioni.

gestire le emozioni

POTENTI, ISTANTANEE, PRIMORDIALI. Solo alla fine del secolo scorso il tema delle emozioni guadagna l’interesse di un pubblico più vasto grazie a Daniel Goleman, autore di un fortunato bestseller divulgativo, uscito nel 1995 e intitolato Intelligenza emotiva.
Le emozioni, come abbiamo già visto, appartengono alla nostra natura e alla nostra cultura. Sono potenti e istantanee e coinvolgono il corpo, il pensiero e il comportamento. Hanno una matrice primordiale: c’entra l’amigdala, una parte arcaica del nostro cervello. Nei loro tratti fondamentali sono comuni a tutti, ma ogni singolo individuo si emoziona a modo suo, e con maggiore o minore intensità (e conseguente rischio di intaso), e trova i suoi modi per gestire le emozioni.

Huffington Post dà conto di recente studio finlandese che prova a individuare quali parti del corpo siano coinvolte nelle diverse emozioni. La serie di silhouette multicolori che ne risulta è decisamente affascinante e aiuta a scoprire come il disgusto si concentri tra stomaco e gola, la rabbia tra faccia, petto e avambracci, e come l’ansia e la tristezza stiano, con diversa forza, nell’area del cuore.
… vi riconoscete, o non siete d’accordo? In ogni caso, se vi va di partecipare allo studio potete farlo a questa pagina.

Gestire le emozioni

GESTIRE LE EMOZIONI È POSSIBILE. È ancora l’Huffington Post a elencare, se ci avete preso gusto, i 14 segni che indicano un alto grado di intelligenza emotiva, e che, dunque, andrebbero coltivati. Vi segnalo, nella sua semplicità, il numero 7: “ci tieni a essere una brava persona”.
Ma torniamo alla questione principale: come gestire le emozioni e governare il sovraccarico emotivo? Il filosofo Corrado Ocone suggerisce di ricorrere all’ironia e di tenersi ben lontani dal suo fratello crudele, il sarcasmo. Un altro recente studio americano suggerisce che un buon modo per gestire le emozioni è coltivare la meraviglia: “piccole dosi quotidiane di meraviglia rendono la vita più soddisfacente” dice The Atlantic, che intervista Kathleen Vohs, una delle ricercatrici. Se l’idea vi convince (a me sembra mica male) ecco una gallery di immagini che potrebbero aiutare.
Questo è il terzo post di una serie che NeU dedica alle emozioni. I precedenti sono Idee 102: la potenza delle emozioni e Idee 103: un alfabeto emotivo in 13 film.
Se questo articolo vi è piaciuto potreste leggere anche:
Idee 102: la straordinaria potenza delle emozioni
Metodo 37: la creatività tra perseveranza, ostinazione e resilienza
Metodo 49: personalità creative. Ma quanto creativi siete?

4 risposte

  1. Questi articoli sono sempre dei piccoli gioielli.

    La parola “intaso”, però, non mi convince. Mi fa venire in mente di chiamare l’idraulico piuttosto che di governare la mia intelligenza emotiva.

  2. Phineas Gage, dopo la rimozione della barra che gli aveva trapassato il cranio, SEMBRAVA come prima,per es. rimasero integre le funzioni cognitive. Fu sua moglie a lamentare che “non era più lo stesso uomo” ad onta dei risultati ai tests di livello. Fu l’intelligenza emotiva di sua moglie a comprendere con certezza che l’intelligenza emotiva del suo uomo non era più la stessa. Tolti i casi di trama cranico o altre affezioni e/o disfunzioni alla corteccia prefrontale, resta pur sempre da capire come vi siano persone più o meno empatiche, più o meno compassionevoli, più o meno dotate di intelligenza emotiva. Contano: l’ambiente emotivo in cui si cresce e l’educazione emotiva che ho provato a teorizzare in un articolo “La teoria delle tre B – Bello, Buono, Bravo” nel mio blog. Conta inoltre l’atteggiamento filosofico con cui si guarda alla vita e in essa si procede: essere capaci di ironia, tutt’altra cosa dal sarcasmo, conservare una certa attitudine alla meraviglia, per provare entusiasmo (en-theos,il dio dentro) e stupore imparando a venerare “il dio delle piccole cose”(è il titolo di un bel romanzo di Arundhati Roy), in una parola, forse, conservare e preservare una certa ingenuità con la intatta freschezza della sguardo di un bambino che dà e chiede fiducia. E’ quanto ho cercato di sintetizzare ne “Ingenuità, qualità o difetto?”

  3. Due considerazioni.

    Anche a me la parola INTASO non convince, inoltre ha un suono sgradevole.

    Gli orientali hanno modalitá differenti nella gestione delle emozioni basti pensare alla pratica dello yoga e al rilassamento mentale.

    Abbiamo molto da imparare *_*

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