rallentare

Affrettarsi a rallentare – Idee 59

La strepitosa scena della catena di montaggio in Tempi moderni identifica modernità, velocità e alienazione. E siamo nel 1936, appena vent’anni dopo il Manifesto del futurista Marinetti che esalta la nuova religione-morale della velocità.
Oggi, che si va assai più veloci che ai tempi di Chaplin, lentezza e salvezza sembrano coincidere nella percezione di molti, e non solo per quanto riguarda il cibo “lento” del movimento Slowfood, un concept italiano ormai noto in tutto il mondo.
Stiamo parlando, per esempio, di scrittura. Il romanziere Pico Iyer pubblica sul Los Angeles Times un appassionato (ed esteso) elogio della frase lunga. Luisa Carrada su Mestiere di scrivere ne traduce un pezzetto (notate che Luisa dice d’aver scovato l’articolo su Twitter, corsia veloce della rete).
Per i lettori è slow reading: un movimento che, racconta Repubblica, promuove la lettura lenta e pensosa. Per i giornalisti c’è il manifesto dei media lenti proposto nel 2010 in Germania: qualità, fiducia e condivisione sono le parole chiave. Un anno dopo il direttore del New Yorker, intervistato dal Sole 24Ore, parla di slow journalism: una prospettiva che riesce ad appassionare oltre un milione di lettori.
Negli Stati Uniti si parla anche di long-form journalism. Ha successo grazie a lettori di ebook, tablet e siti come Longform e Longreads che selezionano i migliori articoli lunghi pubblicati online. Se volete qualcosa di buono da leggere nel weekend guardate la lista dei preferiti di Longform o i top del 2013 di Longreads, che vi permette anche di scegliere (lo trovo delizioso) per tempo di lettura, da 15 a oltre 60 minuti.
Micheal Bardin, architetto newyorchese, scrive su Fast Company che c’è bisogno di uno slow design fondato su sei valori: luce solare, ombra, ventilazione naturale, abbigliamento consono alla temperatura stagionale, acqua e biomasse.
E in tanti, in questi anni veloci, riscoprono lavori manuali e raccontano la propria storia in rete. Andate a incontrare i fratelli cioccolatai Mast. O il coltellinaio Joel Bukiewicz. O il falegname Blair Sligar.
Infine: questa homepage di NeU si legge in fretta ma è stata scritta piuttosto lentamente. E un’approfondita consultazione dei link vi permette di rallentare quanto volete. Poi, magari, prendetevi qualche minuto per raccontarci un’esperienza positiva di lentezza.

8 risposte

  1. E’ proprio vero: la LENTEZZA aiuta a vivere meglio, a conoscere se stessi, a pensare meglio(infatti si dice”fermiamoci un attimo a ragionare”). La lentezza e il silenzio aiutano a vivere meglio e a essere più creativi. Anche il cinema (che io amo) nasce dalla LENTEZZA nella percezione di una serie di immagini fisse (fotogrammi) da parte della retina dell’occhio umano, che crea la successione, il movimento. Se l’occhio umano fosse più veloce, probabilmente non ci sarebbe il cinema.

  2. Tranche de vie. Io, ex-giornalista di agenzia stampa, abituata a giocarmi il pezzo sui SECONDI per battere la concorrenza, sto studiando per diventare guida turistica. Arte, contemplazione di dipinti e architetture, visita a piedi della città che ho sempre attraversato sulle ruote e coi paraocchi. Un’amica impiegata amministrativa trascorre le sue serate al telaio a mano, realizzando con una tecnica millenaria e lentissima capi sostanzialmente inutili per sè e per i suoi amici. Ma il tempo trascorso con la spoletta in mano, dice, è impagabile. La mia vicina di casa, infermiera specializzata, si dedica al disegno e al dipingere. Ogni sacrosanta sera. Gesti lenti, misurati, e strato su strato l’opera prende vita. Il marito imprenditore dell’amica tessitrice trascorre i weekend a colorare soldatini: prima fa ricerche iconografiche per conoscere in dettaglio le divise, poi, con un pennellino microscopico e una lente d’ingrandimento, si mette al lavoro, con pazienza da miniaturista. Per tutti noi la velocità era uno stile di vita, era sinonimo di efficienza, di professionalità. Passati i 40, è avvenuto il cambio di prospettiva, e la riscoperta del tempo come amico. Valeria

  3. Hai ragione cara home page di nuovo e utile a lanciare questo elogio alla lentezza. Le frasi giovani o giovanilistiche secche corte (creative?) con contrazioni, k sostitutive e altri codici fiscali di parole che poi non si sa più come si scrivono né come si pronunciano, fanno stecchire i miei capelli. Sarà l\\\’età, ma amo perdermi tra le virgole leggendo particolari che non mi piace esauriscano tutto, ma mi lascino la curiosità: un po\\\’ di vuoto per te che ascolti, leggi, vedi è come un ristoro per l\\\’immaginazione. Ho amato ma anche odiato Luchino Visconti ché mi saziava di eccessi, ridondanze di particolari anche minuscoli senza più spazio mio. Un po\\\’ come certe insegnanti dell\\\’età della formazione che ugualmente saziavano nel senso negativo del termine, perché poi tu avevi solo bisogno di riassumere togliere fare spazio, per capire, mentre loro aggiungevano, aggiungevano chiudendoti tutti i pertugi. Una fatica. Oggi è invece tutto un flash, una mitragliata di parole senza pensiero o senza il tempo per metabolizzarlo ove esso ci sia; ecco il tempo, prendiamocelo. Ben venga il ritorno alla parola, allo stare insieme, al raccontare al leggere anche con calma senza pensieri gutturali: allo scrivere per farsi leggere con il tempo che occorre, diverso per ciascuno di noi, ma tempo, non attimo. Ricordo la terribile esperienza della lettura veloce in diagonale …l\\\’ho rimossa e forse ora non la conosco. Però, vedi dove si va a finire?…si scrive si scrive (io scrivo) per dire cose magari della serie \\

  4. Il mio commento è quello che risulta da Utente Anonimo qui sopra. Mi ha cancellato tutto il finale forse per eccesso di lunghezza? eccolo il finale troncato. Riprendo. Però, vedi dove si va a finire?…si scrive si scrive (io scrivo) per dire cose magari della serie ” e chi se ne frega?” di non recentissima memoria. Sorry. Comunque grazie di nuovo e utile. Benandrina

  5. Probabilmente ho capito male, ma mi sembra una discussione un po’ strana: le brevissime frasi di Agota Kristof possono aprire spazi infiniti, esattamente come le lunghissime frasi di Proust. Come dice Pico Iyer, le frasi fulminanti di Hemingway possono contentere infinite ombre e suggestioni, e quelle chilometriche di Henry James possono essere veri balbettii mentali (veramente lui dice “sono”, ma su questa apoditticità ci sarebbe da discutere…). Come sempre, est modus in rebus. Il mondo, con le stelle nel cielo, sono troppo vasti per essere costretti un una opposizione radicel. In ogni caso, segnalo anche questo link: http://gandalf.it/uman/26.htm (un altro sito a cui dedicere sempre un po’ del proprio tempo…)

  6. Tema notevole NeU! Una giornata “fuori dal sé” tutta proiettata, freneticamente, verso qualcosa che potrebbe sfuggire, qualcuno che potrebbe andarsene… Ritmo tachicardico che avverte: fermati. Luce soffusa, la sera, le frasi preziose di Yourcenar. Esercizio di lentezza, per assaporare i ceselli del linguaggio scritto. Sandra Lasagni

  7. Non mi piace e non mi diverte affatto pensare velocemente anche se talvolta, per necessità, o meglio, per EMERGENZA mi accade. Mi piacciono i pensieri barocchi, con molte ramificazioni. Si é sempre rivelata una pratica foriera di buoni raccolti.

    Non mi piace, invece (ma poi che c’entra invece?) la scrittura con periodi lunghi. Questo riguarda lentezza e velocità, come si dice, a mio sommesso avviso (*_))

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