Che cos’è una graphic novel? È un pezzetto del grande mondo del fumetto. Sta tra i manga e i comics americani, tra strip come i Peanuts e il fumetto seriale. È una narrazione lunga, disegnata, autoriale (spesso illustratore e sceneggiatore sono la stessa persona) e adulta. Un romanzo fatto di parole e immagini.
Nasce dalla voglia degli autori di uscire dalla stretta gabbia del fumetto seriale, limitante per via dei tempi di lavorazione, dei formati e del pubblico di riferimento (bambini e ragazzini). Hugo Pratt è tra i primi a far saltare il meccanismo: la Ballata del mare salato (1967) ha il sapore dei romanzi di Conrad, Melville e Stevenson, e una quantità di riferimenti sofisticati. Leggete che cosa ne scrive Umberto Eco. Due anni dopo, Dino Buzzati pubblica il suo romanzo più strano e sperimentale: una meraviglia visionaria intitolata Poema a fumetti. Guardate e leggete le prime dieci pagine.
È il 1977. L’indimenticabile Andrea Pazienza in Penthotal usa un tratto imbizzarrito, mescola stili, libera definitivamente le immagini dalla gabbia delle vignette (guardate questa tavola e anche quest’altra) per raccontare, praticamente in diretta, il Movimento e gli scontri di piazza a Bologna. La consacrazione della graphic novel arriva con Maus di Art Spiegelman: è la storia vera di suo padre, ebreo polacco sopravvissuto all’olocausto. Nel 1992 Maus vince il premio Pulitzer.
Senza Maus, ne siamo sicuri visto che Marjane Satrapi lo cita nella sua opera, non avremmo mai visto l’Iran di Persepolis (graphic novel prima e film d’animazione vincitore al Festival di Cannes poi). E probabilmente non sarebbe nato il filone del graphic journalism, con Joe Sacco massimo esponente (qui qualche pagina da Footnotes in Gaza).
Sulla popolarità attuale della graphic novel c’è poco da discutere. Basta pensare al recente adattamento a fumetti de Il diario di Anna Frank (ecco il book trailer).
Se tutto questo vi incuriosisce, cercate il saggio sul fumetto (è a fumetti, ovviamente) Understanding Comics di Scott McCloud e guardatevi la TED Conference sullo stesso argomento. O guardate la lista dei titoli da non perdere (così ricordiamo anche il bravissimo Gipi e il maestro Moebius) secondo il Sole24Ore.

13 giorni in Islanda, tra verde, nero, grigio e blu
Questo è il secondo di una serie di tre articoli che raccontano in dettaglio il viaggio di 13 giorni in Islanda che ho fatto con
A proposito di Graphic Novel… avevo postato questo un po’ di tempo fa in un forum: ” mi sono recentemente imbattuta in: La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick, libro per me bellissimo, un mix tra romanzo fantastico, storyboard e Graphic Novel ed è così infatti che viene presentato, la storia rimanda al cinema del primo ‘900. Le pagine in realtà sono nere, disegni, illustrazioni e testi (non a ballons) spiccano in negativo, stampati in bianco… – Breve Introduzione LA STORIA CHE STO PER SVELARVI HA INIZIO NEL 1931, sotto i tetti di Parigi. Qui incontrerete un ragazzo di nome Hugo Cabret, che un giorno, tanto tempo fa, scoprì un misterioso disegno che cambiò la sua vita per sempre. Ma prima che voltiate pagina, voglio che immaginiate voi stessi , seduti nel buio, come all’inizio di un film. … – Solo un libro per ragazzi? Scorrere le pagine dei disegni “a carboncino”, soffermarsi sui particolari, tornare indietro saltandone qualcuno per riguardare qualcosa che ci aveva colpito o invece persa perché distratti da altro, fa di questo libro un’esperienza a più strati, non dissimile da quella di una foto che si scopre poco alla volta. L’analogia con il cinema si intreccia così in un groviglio di sensazioni, di corrispondenze, di ricordi e di immedesimazione. Lo trovo davvero “multimediale”, suggerisce molto oltre la storia che racconta, in una sorta di bisbiglio ‘ipertestuale’ che ti instilla: vai a vedere lì, prova a cercare là…” (05 giu 2010) Una Graphic Novel che mi è piaciuta molto è: “Stiches, 29 punti”, un vero romanzo autobiografico a fumetti dell’americano David Small. È una storia drammatica, vera e toccante, raccontata con il disegno. Bella. Dimenticavo: grande McCloud!
I ragazzi e soprattutto le ragazze a scuola usano molto i memes e creano storie a fumetti.
Qualcuno ha approfondito questo fenomeno? Grazie (*_))