Oggi il peso dei manufatti umani supera il peso dell’intera biomassa – cioè, il peso di tutti gli organismi viventi sulla terra.
Così titola un recentissimo articolo uscito su Scientific American. È riferito a uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori dell’israeliano Weizmann Institute of Science, e pubblicato su Nature.
IMMAGINE OLISTICA. Scrivono i ricercatori: dati i limiti della cognizione umana di fronte all’immensità del globo e all’apparente infinitezza del mondo naturale, è desiderabile proporre una misura rigorosa e oggettiva dell’equilibrio complessivo tra ciò che è vivente e ciò che è artificiale (human made). Tuttavia, nonostante alcuni sforzi pionieristici, ci manca un’immagine olistica.
Ed ecco il perché dello studio.
COSE INANIMATE ED ENTITÀ VIVENTI. Le evidenze emerse sono degne di nota. Di fatto, oggi il peso complessivo delle nostre case e delle nostre città, degli elettrodomestici e delle automobili, delle autostrade e degli aeroporti, degli ipermercati, delle fabbriche, delle navi, e (immagino) degli attrezzi che abbiamo spedito nello spazio, è maggiore del peso di tutti gli animali, le piante, gli insetti e i microrganismi del mondo.
Vuol dire, insomma, che in questo momento abbiamo superato Madre Natura nel produrre roba. Sono 1.100 miliardi di tonnellate.
IL PESO DELLE PRODUZIONI UMANE. Un dettaglio tecnico non irrilevante: i ricercatori hanno calcolato il peso della biomassa “a secco”, cioè sottraendo l’acqua. Se vogliamo considerare anche la componente acquosa, che però è un attributo dei viventi e non delle autostrade, delle città, degli elettrodomestici eccetera (e che quindi distorce il paragone), la biomassa arriva a pesare 2.200 miliardi di tonnellate.
Le cose, comunque, non cambiano di molto. Considerando anche la componente acquosa della biomassa, il peso delle produzioni umane arriverà ad eguagliarla nel 2037.
… E IL PESO DELLA SPAZZATURA. Ma il momento del pareggio si anticipa fino al 2031 se nelle produzioni umane comprendiamo anche quella che oggi consideriamo spazzatura. Del resto, è roba che abbiamo prodotto noi, e che abbiamo sparso dappertutto: negli oceani, in cima al monte Everest, nello spazio (milioni di rottami in orbita, secondo la Nasa), nei paesi in via di sviluppo (e spesso si tratta di rifiuti tossici), e perfino nei deserti.
PLASTICA E ANIMALI. Tutto ciò vuol dire che già adesso (al netto dell’acqua) le città pesano più delle foreste. Vuol dire che la plastica (8 miliardi di tonnellate) pesa il doppio degli animali terrestri e marini (4 miliardi di tonnellate).
STELLE E MICROPLASTICHE. Già che ci siamo, vale la pena di ricordare che ci sono 500 volte più microplastiche nel mare che stelle nella Via Lattea. Che le creature marine le mangiano, e che noi ce le ritroviamo nel piatto. E che microplastiche sono state di recente trovate nella placenta umana.
ACCELERAZIONE VORTICOSA. Negli ultimi centoventi anni, ricorda Scientific American, il processo di produzione ha subito un’accelerazione vorticosa. Agli inizi del 900 la massa di manufatti umani era solo il 3 per cento della biomassa. Da allora, la produzione umana è raddoppiata ogni vent’anni.
VIVENTI VEGETALI. A partire dalla prima rivoluzione agricola, 12.000 anni fa, il peso della biomassa vegetale è invece progressivamente decresciuto, e oggi tra agricoltura intensiva, incendi, deforestazione e desertificazione appare dimezzato: da 2.000 miliardi di tonnellate a poco più di 1000 miliardi.
Le piante comunque pesano per il 90 per cento della biomassa. Seguono, nell’ordine, batteri, funghi, alghe e altri viventi semplici e piccini, e infine animali, noi compresi.

MUCCHE, POLLI E MAIALI. A proposito di animali: lo stesso Weizmann Institute, sotto la guida di Ron Milo, già nel 2018 segnala con una ricerca pubblicata su Pnas che il peso dei mammiferi che alleviamo per nutrircene (soprattutto mucche e maiali) vale il 60 per cento del peso dei mammiferi nel mondo. Un 36 per cento del peso dei mammiferi è costituito dagli esseri umani. Solo il 4 per cento da mammiferi selvatici. Il peso dei polli d’allevamento vale il 70 per cento del peso totale dei volatili del pianeta.
MILIARDI DI TONNELLATE. Oggi produciamo circa 30 miliardi di tonnellate di roba all’anno. Se andiamo avanti così, entro il 2040 arriveremo a superare i 3000 miliardi di tonnellate di roba prodotta.
Il problema è che la roba prodotta da Madre Natura, compresi i nostri corpi, è biodegradabile. Invece la roba che produciamo noi per riscaldare, trasportare, coprire, proteggere, abbellire, curare i nostri corpi, e per munirli di tutti i comfort e gli accessori che ci appaiono irrinunciabili, può biodegradarsi con maggiore difficoltà (una lattina di alluminio, un sacchetto di patatine, un telefono cellulare possono impiegare più di un milione di anni). Il cemento, il materiale più usato sulla terra dopo l’acqua, ha un impatto ambientale complesso e pesante (leggete questo articolo del Guardian).
LE TRE ERRE. + DUE. L’altro problema è che per produrla, tutta ‘sta roba, e per trasportarla, immagazzinarla, distribuirla, gestirla e usarla (e poi, in molti casi, disfarcene) consumiamo energia, alimentando il riscaldamento globale e peggiorando l’emergenza climatica.
Certo, ci sarebbero le tre R dello sviluppo sostenibile: Riduci, Riusa, Ricicla. Alle quali, contrastando la propensione a cementificare, se ne potrebbe aggiungere un altro paio: Restaura e Rigenera.
Ma non so se e quanto una visione alternativa e virtuosa può servire, oggi, a ridurre la coazione a produrre roba, sempre più roba. Come se, appunto, non ci fosse un domani.
Case di riso
Nelle ormai rare case tradizionali giapponesi, fatte di legno, tatami, pareti divisorie di carta di gelso o riso, tutto era provvisorio e legato ai tempi di una vita, manutenzioni perpetue garantivano cicli di lavoro non alienente e, infine, se non abitate, dopo poco riassorbite nel ciclo naturale.
Produzioni leggere e auto evaporanti? Oppure parlando di auto, produzioni solide, magari da aggiornate con nuove tecnologie, come le vecchie Cadillac nelle strade dell’Avana?
@ Walter
Alcuni anni fa una delle maggiori aziende automobilistiche tedesche ha svolto uno studio molto approfondito per verificare se era possibile produrre auto da dare in locazione invece che in vendita. Ovviamente, al posto dell’obsolescenza programmata, un’auto in affitto non deve dare problemi al costruttore-manutentore e durare più a lungo possibile. Il risultato della ricerca aveva descritto un’autovettura capace di percorrere almeno un milione di chilometri e avere una durata complessiva di circa trent’anni, a parità di costi di manutenzione delle attuali. Nel piano erano compresi anche sostituzioni di parti fondamentali per il risparmio energetico e sostituzioni di elementi della carrozzeria. Ma chi, oltre me, vorrebbe un’auto vecchia di trent’anni, quando al primo restyling semestrale tanti sono colti da malore perché il loro modello è irrimediabilmente datato?
La soluzione scelta fu di vendere a rate ma a vita, facendo in modo che i clienti siano stimolati, indebitandosi, a rincorrere l’ultimo modello e sostituire un’auto ancora efficiente con un’altra sostanzialmente simile.
Non trovo più la fonte, ma sono certo di aver letto questo dato su un numero di Le Scienze degli anni “80, forse monografico dedicato all’antropologia: della specie homo sapiens sapiens (meglio ribadirlo, pensò Linneo), il numero di nati e tutt’ora vivi supera il numero dei nati e deceduti. Possiamo così pensare di essere, noi viventi, la seconda macro-generazione della nostra specie. Date le quantità e i pesi in gioco, ci sono buone possibilità che una terza generazione sapiens abbia vita difficile.
SOLO LA NOSTRA SACROSANTA E DEFINITIVA ESTINZIONE LIBERERA’ FINALMENTE QUESTO POVERO PIANETA DAL PROPRIO PEGGIOR CANCRO: L’UOMO !
Non c’è bisogno dell’estinzione dell’uomo, ma dell’educazione di alcuni.
Bellissimo articolo, fa riflettere e preoccupare…e non poco, perché fino a quando crescere e produrre saranno alla base della nostra società non ci saranno molte soluzioni purtroppo.