La scuola uccide la creatività è la tesi centrale di un video cult sulla rete G.raie ad Andrea Benassi, potete vederlo con i sottotitoli in italiano. Dovete vederlo. Dura appena una quindicina di minuti. Ecco 4 motivi per non perderlo.
1) Lo speaker: sir Ken Robinson è un superesperto di creatività e innovazione. Potrebbe darsi un sacco di arie e invece no. Preferisce dire cose interessanti, con humour molto british. Le cose interessanti che dice sono utili dia agli insegnanti, sia agli studenti, sia ai genitori.
2) Il video: la scuola uccide la creatività. Occhio: non l’istruzione. Non gli insegnanti bravi. Stiamo parlando della grigia istituzione conformista che non riconosce il talento individuale quando esce dagli schemi. Stiamo parlando di occasioni perdute, di istruzione omologante, di lezioni noiose quando potrebbero essere così interessanti e divertenti da entusiasmare. Quando la scuola uccide la creatività, fallisce nella sostanza il proprio compito di formazione.
3) il contesto: TED è un’iniziativa che, se vi interessa la creatività, non potete non conoscere: sono centinaia e centinaia di conferenze su argomenti affascinanti, condotte da oratori bravi e preparati che non si parlano addosso e che, in un tempo molto limitato (di solito meno di venti minuti. Ma alcune conferenze sono ancorapioù brevi) riescono a esprimere e a trasmettere in maniera vivida, spesso con humor e capacità visionaria, concetti ed emozioni che possono ispirare.

13 giorni in Islanda, tra verde, nero, grigio e blu
Questo è il secondo di una serie di tre articoli che raccontano in dettaglio il viaggio di 13 giorni in Islanda che ho fatto con
La Creatività è frutto di una visione, di un modo di approssimarsi al limite, all’Oltre, a ciò che si trova al di là di noi. La creatività è un modo di sospendere il Giudizio, la Misurazione, la Quantificazione, il Raggiungimento di un Risultato. Proprio quello a cui invece la nostra società tiene di più. L’atto creativo invece sopraggiunge dopo infinite approssimazioni ed è per questo che i più grandi creativi provengono da percorsi individuali di conoscenza: perchè per creare bisogna investire sull’errore, sulla diversità, sulla propbabilità di afferrare il vuoto per molto tempo. La nostra società ci consegna una sorta di scizofrenia: da una parte nella scuola e nella famiglia non c’è alcuna considerazione per la creatività; e’ considerata un fastidioso commensale, si associa a stranezze, inaffidabilita’, non conformita’, non e’ una opportunita’ dignitosa. e nella scuola è quasi sempre relegata ad attività marginali e passatempo.Dall’altra invece, riconosce ricompense altissime ai creativi e ai loro prodotti: i più alti compensi sono pagati per gli art-director; i collezionisti pagano milioni di dollari per dipinti ed oggetti d’arte; stilisti e designer sono fra le persone più pagate. La società, nonostante non abbia strumenti per coltivare e migliorare le attitudini creative, di fatto ne ignora l’esistenza fino a quando non ne ha bisogno. Ed ora questo bisogno si è fatto spasmodico. Soltanto la novità è in grado di produrre fascinazione ed interesse e questa forza attrattiva, induce ad un nuovo bisogno. Il bisogno di possederlo: Il Nuovo produce il desiderio di essere posseduto. Per questo la Creatività è ormai un ambito di interesse generale. In passato essa era ritenuta attributo esclusivo del Dio ( o degli dei). L’uomo poteva trasformare ma non creare. “Dio rapisce la mente degli uomini e li usa quali suoi propri ministri, come fa con i Profeti e i divini veggenti” diceva Platone. Ora, dopo averla ritenuta negletta, la creatività prorompe sulla scena. Marco Orlandi
Perchè la ricerca non paga. La moda, il design, la pubblicità sì. E anche tanto…
E’ vero, artisti, stilisti e designer sono pagati bene per la loro creatività. Perché non succede lo stesso per gli scienziati e i ricercatori che studiano, osservano, sperimentano, scoprono? Non è forse creatività quella? Luca C.