Le vie del senso

Le vie del senso: un invito a scoprirle insieme

Di recente sono sparita per qualche mese. Mi sono immersa – anzi, per dirla tutta, mi sono ritrovata sommersa – da un lavoro di scrittura (e, prima ancora, di indagine) piuttosto complicato.
Anche se di indagine trattasi, il risultato – lo vedete fotografato qui sopra – non è, però, un libro giallo. Si chiama Le vie del senso. 

È un saggio zeppo di figure, e anche di dati e di storie.
Ha l’ambizione di raccontare come interagiscono testi, contesti, immagini, nella nostra percezione e nella nostra esperienza quotidiana. Come, da questo groviglio di interazioni, noi proviamo a ricavare un senso. E come tutto ciò ha luogo nel caotico sistema odierno dei media, e in tempi di sovraccarico cognitivo e di infodemia.

Forse, a qualcuno dei miei lettori più antichi, il titolo suonerà familiare: in effetti, Le vie del senso amplia (assai), argomenta, sostiene e aggiorna le tesi e le intuizioni contenute in un librino uscito nel 2004, tanto smilzo quanto ambizioso. Intanto, è cambiato tutto, e se ragionare sui luoghi della formazione del senso poteva essere interessante poco meno di vent’anni fa, farlo oggi è indispensabile. Sul serio.

La capacità di contestualizzare le parole (processo indispensabile per capirne il senso) è in caduta libera, scrive Michele Serra su Repubblica. La stessa identica frase, detta da un capo di Stato mentre consegna un’onorificenza o da un comico nel suo show, pronunciata in un film porno o in un congresso medico, non ha lo stesso significato. Ma la sua eco mediatica, incredibilmente vasta e veloce mano a mano che più vasto e più veloce è il circuito della comunicazione, tende a spogliare ogni frase di ogni sfumatura e di ogni intenzione.
Questo è esattamente il rischio che, da produttori o da fruitori di informazione, dobbiamo contrastare. 

Le vie del senso non è un testo teorico. È un libro che, racconta e, soprattutto, fa vedere. Ed è, appunto, un’indagine, che procede assai veloce, lungo un percorso sviluppato per prove e indizi. È anche un esercizio di stile. Ed è un catalogo, o una mappa, delle possibilità. 

Insomma: è un testo che non somiglia (solo) a un testo, anche perché si propone di affrontare quesiti complessi nel modo più chiaro. Ecco il motivo per cui scriverlo (e, prima ancora, progettarlo. E, infine, finalizzarlo e tenere tutto assieme in un’impaginazione funzionale e ordinata) è stata una bella sfida. Dentro c’è anche un’infinità di storie esemplari, e un po’ di strumenti per meglio districarsi nella comunicazione del tempo presente, e in quella del futuro prossimo. Buona lettura.

9 risposte

  1. Peccato non esserci, mi sarebbe garbato (piaciuto) molto esserci alla presentazione.

    Pazienza, mi rifaró sul libro appena potrò arraffarlo in libreria.

    ciao Walter

    p.s Spero che la rilegatura sia a filo rifle e non a pagine incollate, per lasciare in buono stato anche questo libro ai posteri.

  2. Ciao Walter.
    Non starei a preoccuparmi dei posteri, ma comunque, e anche se non me ne intendo, direi a filo… il libro si apre bene, e, per esempio, tra pagina 110 e pagina 111, tenendolo bene aperto mi sembra di vedere sei punti di cucitura.

  3. Bentornata, aspettavo davvero con ansia di poterla leggere di nuovo. In questi mesi ho sentito profondamente la mancanza delle sue osservazioni sempre acute, festeggio con l’acquisto del nuovo libro. Cin cin!

  4. Ha previsto una presentazione del suo ultimo libro a Firenze? Avrei davvero piacere di esserci. Grazie, Simone

    1. Gentile Simone,
      per ora non sono previste presentazioni a Firenze: mi dispiace!
      Ma, se si presenterà qualche occasione, verrò volentieri.

  5. Ho cercato di prolungare il piacere della lettura con intervalli fra i capitoli. Purtroppo pagina centosettantacinque era lì ad attendermi, così ho ricominciato daccapo da pagina nove.
    Mi è accaduto più volte di trovarmi con il cielo limpido al diradarsi improvviso della nebbia.
    Gli argomenti trattati ne Le vie del senso sono stati (e sono) mio campo d’interesse per gran parte della mia attività lavorativa e molti di essi mi erano già ben noti. Ma il “sentirli” descrivere nel modo magistrale, colloquiale, semplice, profondo, come solo Annamaria sa fare, è un salto di qualità sorprendente ed entusiasmante. È proprio un cielo limpido e pacificatore oltre le nebbie delle mie approssimazioni. Una seconda lettura mi è servita anche per superare le distrazioni dovute al voler verificare subito se la gabbia della pagina è in rapporto aureo e quale proporzione definisce il formato dei rettangoli contenenti le immagini, l’intelligenza del salto di riga dopo ogni frase… insomma cose così. Lo dico con un certo disappunto verso le mie manie: nelle due immagini della barca (87) e del giornale (89) ho percepito l’approssimazione dell’allineamento prospettico del testo prima ancora di leggere la frase. Hi, che pignolo! Mi scuso, ma qualcosa bisogna pur trovare 🙂
    Ma, a parte questa mia sciocchezza, vorrei suggerire agli amici di Nuovo e Utile, se non lo hanno già fatto, di leggere questo prezioso gioiello dal quale c’è molto da prendere e com-prendere. Vorrei anche chiedervi di suggerirne la lettura ai vostri amici, in particolare agli insegnanti. Sarebbe davvero bello, ne sono più che convinto, se una copia de Le vie del senso fosse presente su ogni cattedra –un salto nel presente– di ogni docente di Lettere. E sarebbe buona cosa segnalarlo alla propria biblioteca civica. Grazie.

    1. Caro Rodolfo,
      grazie, grazie per questo commento: scalda il cuore. E… sì, sarebbe magnifico che partisse un po’ di passa-parola tra i docenti.

  6. Buongiorno Sig.ra Testa la seguo da diverso tempo e sono stato folgorato dal suo linguaggio e dalli spazio che crea con i suoi pensieri.
    Provvedo ad acquistare il vostro libro.
    Grazie vivi saluti.

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