Vi racconto come viene selezionata la cinquina del Premio Campiello.
Dunque: c’è una giuria composta da dieci membri + il presidente. Prima riunione a febbraio: ciascuno segnala i romanzi usciti nell’ultimo anno che l’hanno colpito di più. Una copia di questi, insieme ai molti altri pervenuti dalle case editrici o dagli autori, viene spedita a ciascun giurato. In tutto, fanno tre scatoloni pesantissimi, e 180 opere. Difficile districarsi. Faccio così: leggo i libri segnalati per vedere se la segnalazione mi sembra condivisibile (sì, in buona parte dei casi. No, in alcuni). A ciascuno do una serie di punteggi (trama, scrittura, rilevanza… ) riassunti in una scheda. Poi vado in cerca di titoli ulteriori: breve lettura trasversale per capire se vale la pena (di leggere e di segnalare). Come scrive Paccagnini, una discreta quantità di fuffa, ma anche cose buone. Non solo nel corso di due riunioni successive, ma anche via email, ciascun giurato integra, cancella o aggiunge segnalazioni. Fra tutti, alla fin fine sono 52 libri segnalati. Nell’ultima riunione, confronto tra le liste. Facile allinearsi sui titoli più condivisi (per esempio, Disegnare il vento. Leggete qui l’incipit) e sull’opera prima Settanta acrilico, trenta lana (bello, strano, visionario, avevo scritto nella scheda). Ma altri raccolgono solo due-tre preferenze.
Tutto si scioglie in pochi istanti al momento della votazione finale, che si svolge in pubblico, nell’aula Magna dell’università di Padova. Giornalisti e gente delle case editrici schierati in platea. Ciascun giurato dice i suoi preferiti: ben più di cinque titoli. E si passa al voto. Che è velocissimo, perché ognuno può vedere sullo schermo davanti a sé come si sommano i voti degli altri: i primi titoli a prendere oltre sei preferenze entrano direttamente i cinquina. Sono quattro. Per il quinto c’è una seconda votazione. Le preferenze si raccolgono sui titoli che hanno più opportunità, ed è fatta. Tutto molto trasparente. Ora i testi prescelti passano a una giuria popolare di 300 lettori, che cambiano ogni anno e decideranno qual è il super-vincitore. Se volete saperne di più, questo è il sito del Campiello (fra l’altro, sapevate che esiste anche un Campiello Giovani, riservato agli autori tra i 15 e i 22 anni?).

13 giorni in Islanda, tra verde, nero, grigio e blu
Questo è il secondo di una serie di tre articoli che raccontano in dettaglio il viaggio di 13 giorni in Islanda che ho fatto con
Bella operazione di trasparenza…. grazie Annamaria!
Ciao Annamaria – e redazione – grazie per i suggerimenti e questa bella ricognizione sul Campiello. A proposito, non sapevo dell’esistenza della sezione giovani, interessante, la rimbalzerò in giro. Buona lettura a tutti.
Mi piace la scelta dei criteri di valutazione. Io, di norma mi baso sulle sensazioni stimolate dalla lettura e poco alla volta emergono gli elementi che più mi hanno colpito. Finisco per trascurare diversi aspetti del testo, perchè sottotraccia, meravigliandomi poi,quando li ascolto, di come i critici letterari squadernino tutte le angolature quando parlano di un libro. Ottimo suggerimento.
🙂
Buongiorno! Ho avuto l’occasione di presentare Viola Di Grado e il suo Settanta acrilico trenta lana la settimana scorsa a Lodi e, di conseguenza, quella di leggere il libro. Che mi è piaciuto, e soprattutto mi è piaciuta la cura messa nella scrittura, tutto quel virtuosismo sul linguaggio – o meglio sui linguaggi – mi ha mandato in sollucchero. E soprattutto mi è piaciuto perchè non è scontato, ma vibrante e profondo, anche se devastante (ho avuto notti difficili, durante la lettura!). E che l’abbia scritto una ragazza di 23 anni è esaltante. Proprio vero, il vento sta cambiando…