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Piccolo è bello, e dintorni – Idee 104

PICCOLO, BELLO. Si intitola Small is beautiful e l’ha scritto l’economista inglese Ernst Friedrich Shumacher. Pubblicato all’inizio degli anni Settanta, è considerato uno dei testi più influenti del secondo dopoguerra.
Gandhiano, eterodosso, sostenitore dell’impiego di tecnologie a misura d’uomo e dello sviluppo ottenuto attraverso le piccole produzioni locali, oggi  Schumacher viene considerato uno dei padri del movimento per una crescita sostenibile. Scrive: “la saggezza chiede alla scienza e alla tecnologia di orientarsi verso ciò che è organico, gentile, non violento, elegante e bello”.

RIDURRE. Ridurre le dimensioni è sempre glorioso? È il quesito che riguarda le pratiche di downsizing. All’inizio il termine descrive la progressiva riduzione delle misure e dei consumi delle automobili. Poi viene man mano esteso ad altri campi: case, organizzazioni, stili di vita. Sì, certo: in teoria è una cosa buona. Nella pratica, dipende da com’è fatto, dai criteri con cui lo si pratica e, soprattutto, da ciò a cui lo si applica. Può trasformarsi in dumbsizing.

MINIATURIZZARE. Il termine riguarda in prevalenza i componenti elettronici dei circuiti integrati: diventano sempre più piccoli e, quindi, ce ne stanno sempre di più nello stesso spazio.
La legge di Moore (si tratta di Gordon Moore, fondatore di Intel), formulata negli anni Sessanta, recita che il numero di componenti su un circuito integrato (e quindi la potenza e le prestazioni) raddoppiano ogni diciotto mesi circa. Sembra che legge di Moore continuerà a essere valida solo fino al 2022 circa.
Intanto, i fisici dell’IBM hanno realizzato (grazie a Emanuela Pulvirenti per la segnalazione) il video più piccolo del mondo. È un minuto di animazione realizzata muovendo singoli atomi, ed è finito sul Guinness dei primati.

SEMPLIFICARE. Su NeU avete già incontrato l’acronimo KISS (Keep it simple, stupid!). Se, nella ricerca della semplicità, volete essere più radicali, eccovi il manifesto della vita semplice. Una delle parole-chiave è decluttering, cioè disfarsi del superfluo. Online decine di blogger entusiasti danno conto del loro progressivo liberarsi di vecchie carabattole (qui una gallery di immagini “prima” e dopo”). Quesito peregrino: come mai diversi blog nati attorno al concetto del semplificare sembrano aver vita breve? Spiegazioni possibili: a un certo punto non resta più niente di cui liberarsi. Oppure gli autori decidono di disfarsi anche della propria presenza online.

PIEGARE. Una maniera per rimpicciolire qualcosa in modo temporaneo è aumentarne la compattezza grazie a qualche tipo di piegatura: ci sono gli abiti pieghevoli di Issey Miyake (meravigliosi). C’è la casa pieghevole d’emergenza disegnata da Ikea. Le prime sedie pieghevoli risalgono agli egizi: Designboom ne ricostruisce l’intera storia. C’è l’automobile elettrica pieghevole (l’hanno inventata i coreani). C’è l’aeroplano (vero!) con le ali pieghevoli: l’ha inventato la Boeing per risparmiare carburante.
Se state per caso sognando un attrezzo definitivo piegatutto, guardate il link.

4 risposte

  1. Eravamo andati, i compagni più fidati, quelli che davano una mano a fare il compito di latino, in processione davanti al garage della villetta in fondo a corso Rosselli, a casa del nostro compagno, quello ricco, col papà dirigente Lancia, a vedere l’Aurelia, quella del Sorpasso, film mitico che io avevo visto grazie allo zio proiettorista al dopolavoro di piazza Robilant. Avevo capito poco del film, ma l’auto! Po-pi-pò po-pi-pò… Vederla dal vero poi! Grande, lunga, ricca, portentosa. Una fulminazione.
    L’ho rivista di recente dal mio meccanico e non volevo credere che fosse così piccola, bassa, minuta. Molto più piccola della Punto, un decimo del volume del più miserabile pornografico indecente suv di medie dimensioni o degli X-5 o 6. Può essere che ci sia un accenno al downsizing delle auto, nei consumi, nelle dimensioni e nei pesi dei motori, ma la dimensione dell’arroganza dei proprietari continua a crescere, col crescere della stupidità.

  2. Articolo come sempre saggiamente “impegnativo”, e calibrato sulla meravigliosa ricchezza delle parole. Impedibile il video più piccolo del mondo, incontro ravvicinato con un mondo tanto suggestivo come quello “atomico”, che evoca, accanto all’essenza dell’infinitamente piccolo, il possibile dispiegarsi, preoccupante nella migliore delle ipotesi, di un’energia tanto grande da poter sfuggire al controllo dei suoi demiurghi. E a regalarci il video più piccolo è un “colosso” come IBM, istituzione forse un poco lontana dal modello predicato dal buon pioniere Schumacher e più peossima alla formula inquietante del “too big to fail” La possibilità di agire “a misura d’uomo” che solo un contesto circoscritto può garantire, e la capacita “realizzativa” frutto dell’unione delle forze e, realisticamente, della disponibilità di “grandi mezzi”, appaiono in modo evidente come gli elementi di una fruttuosa coincidentia oppositorum, un orientamento che valorizzi all’insergna dell’equilibrio le potenzialità del globale e i valori dell’individuo. “Smallness within bigness” è formula alla quale già Schumacher sembra lasciare spazio e che, più volte ripresa, merita forse una lucida analisi “sistematica”, magari con un ripensamento in chiave “Buddhist Economics”. Fra la piccola attività tanto vicina alle persone ma destinata a non sopravvivere, e la Multiglobalecosmica potenza nella quale tutti siamno numeri che chiamano asettici e sconclusionati numeri verdi esisterà forse una possibilità di valida interazione.

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