cattive notizie

Le cattive notizie e le buone

Dona un rene a uno sconosciuto. Ecco la prima samaritana d’Italia. La Repubblica, come altri quotidiani, sceglie di mettere l’accento sul lato umano ma comunque, per fortuna, pubblica la notizia in prima pagina, anche se in un piccolo riquadro collocato nella parte inferiore. Altri quotidiani confinano la notizia nelle pagine interne: già, oggi c’è da strillare Strage al Tribunale di Milano!

Eppure la notizia del trapianto di rene, oltre a riguardare sei vite letteralmente salvate, ha tantissimi risvolti, e non solo quello umano. Immaginate solo il vertiginoso, ipercomplesso apparato medico e logistico necessario per mettere sei trapianti da vivente a vivente uno in fila all’altro, in quattro diversi ospedali e in due diverse regioni, in una catena che va da Pavia a Siena, a Milano, di  nuovo a Siena, Pisa, e ancora a Milano. Immaginatevi la cura, la dedizione, la competenza che ci vogliono.

E poi c’è l’aspetto bioetico. C’è quello strettamente scientifico (a che punto siamo coi trapianti? Che cosa succederà in futuro?). Ci sono, attorno alle vite salvate, molte altre vite: quelle dei familiari che a loro volta donano un rene. Quelle dei medici. Quelle ancora sospese dei molti che restano in attesa di un organo compatibile. C’è la meravigliosa attenzione posta per far sì che il gesto altruistico fosse lo straordinario punto di partenza di un’altrettanto straordinaria catena di altri gesti altruistici. E, all’inizio e alla fine di tutto, c’è un dono anonimo (altra cosa più unica che rara) così potente da sfuggire quasi alla comprensione.

Dicevo: per fortuna la notizia, che è positiva e meravigliosa, finisce almeno in prima pagina e non viene del tutto sovrastata, cancellata o minimizzata dalle molte altre spaventose o cattive notizie odierne, e dalla valanga di commenti conseguenti.
Nel post precedente a questo (per inciso: il discorso di NeU è stato ripreso, in estrema sintesi, nella rubrica di Corrado Augias) vi segnalavo i vantaggi individuali e i rischi collettivi del lamento e dell’autodenigrazione. Aggiungo una cosa: l’attenzione che i mezzi di comunicazione da sempre riservano alle cattive notizie (che, si sa, catturano l’attenzione molto più di quelle buone) spesso ruba spazio a fatti positivi ugualmente, e forse più, meritevoli di considerazione e ragionamento.
E no, non va bene. Anche perché nella nostra mente un coincidente spazio cognitivo viene così occupato dalle cattive notizie e sottratto alla percezione di modelli di ruolo virtuosi e di prospettive fertili: ciò di cui non siamo a conoscenza, per noi, non esiste.

Eppure tutti quanti avremmo bisogno di confrontarci non solo con il lato oscuro ma anche con quello luminoso degli eventi. Ne avremmo bisogno per alimentare fiducia e speranza, e soprattutto per sapere come orientarle: se non possiamo certo censurare le cattive notizie, non possiamo nemmeno permetterci di ignorare quelle buone.
E, per carità, non si tratta di essere buonisti a tutti i costi. Le buone notizie servono, accidenti, a illuminare il nostro futuro. Mi auguro che, a spese delle cattive notizie, possano conquistarsi spazi maggiori. Questa pagina è il mio contributo.

11 risposte

  1. Che bel post, Annamaria!
    Hai ragione: è raro trovare una bella notizia in copertina, non siamo abituati a sorridere leggendo la prima pagina di un giornale.
    Peccato, perché abbiamo bisogno di speranza e notizie come questa della donazione del rene regala fiducia nel prossimo e ottimismo.
    Grazie per aver condiviso la tua riflessione.

  2. Un atto d’amore verso la vita altrui che sconvolge per la assoluta mancanza di interesse, o al contrario per un interesse superiore che trascende la propria vita.
    Nell’infinitamente più piccolo, nel quartiere di Firenze in cui vivo, un un bar è tornato il “caffè sospeso”, piccola e nobile tradizione napoletana di lasciare pagato un caffè al barista per chi, a sua discrezione, non ha neanche i soldi per una tazzina.
    Ancora, un negozio di latte e formaggi, e altri generi alimentari, la sera lascia la cesta del pane invenduto e insacchettato, appena al di là di una saracinesca a maglie larghe, per chi ne ha bisogno o chi si è scordato di compralo.
    Niente, in confronto, ma comunque sono gesti che incoraggiano e mettono di buon umore.

  3. Forse è meglio così.
    Sono ben accette le notizie nefaste, delittuose o immorali? No, un momento. Voglio dire tutt’altro. Il bene e il male devono coesistere.
    Prendiamo la notizia del trapianto donato, è così invece che le belle notizie non passano sottotono, no?
    E così, nonostante la scarna e defilata eco pubblicitaria dei media nostrani (magari all’estero ha ottenuto il giusto risalto), la notizia della buona samaritana è esplosa e ha raggiunto il suo scopo di umanità, punto.

  4. Cara Annamaria Testa, ho citato su Avvenire di oggi, nella mia rubrica WikiChiesa, questo suo bel post. Ecco il link: http://tinyurl.com/Wiki67Chiesa La saluto cordialmente (ho avuto il piacere di conoscerla, qualche anno fa, a Bologna tramite p. Bertuzzi). Guido Mocellin

  5. In un mondo sempre più complesso dove i cambiamenti avvengono in modo rapido e sconquassato, potrebbe essere giunto il momento di ribaltare alcuni punti di vista: passare dal lato oscuro al lato luminoso.

    Vero, il lato oscuro attira maggiormente l’attenzione rispetto al lato luminoso molto spesso fa guadagnare “click” aumentando il numero di “visite”, ma fa davvero “vendere” di più ?

    Allo stesso modo il lato oscuro produce effetti (negativi ovviamente) maggiori rispetto al lato luminoso.

    Pensiamo a quali effetti produce sulle persone più espsote o deboli.

    Le perdite “pesano” molto di più che i “guadagni”, ad esempio :

    – notizia 1a – Emergenza umanitaria: un nuovo vaccino, mai testato sull’uomo, potrebbe salvare 400 dei 600 bambini del villaggio Abc.
    – notizia 1b – Emergenza umanitaria: un nuovo vaccino, mai testato sull’uomo, potrebbe essere letale per 200 dei 600 bambini del villaggio Abc.

    Il risultato è il medesimo, ma l’effetto e la percezione della notizia è molto differente, a partire proprio dal possibile titolo:

    Titolo 1a: Rischio morte per 200 bambini con vaccino mai sperimentato sull’uomo …
    Titolo 1b: Possibilità di salvare 400 bambini con vaccino mai sperimentato sull’uomo …

    Quale titolo, tra i due, attira maggiormente l’attenzione?
    Quali effetti producono ?
    Quale dei due verrà utilizzato?
    Quale potrebbe trovare più facilmente posto in prima pagina?

    Ripensiamo ad esempio a quanto accaduto nei mesi scorsi a proposito del vaccino antinfluenzale … !

    Altro esempio: la notizia di un disastro aereo “pesa” molto di più che “i morti in un giorno” sulle strade o di quelli causati dal “fumo”.

    Non viaggerò in aereo per un po’, ma non smetterò certo di andare in auto (magari senza cinture e col cellulare in mano) e di fumare.

    Perché?
    Perché: nel caso dell’aereo NON decido io, NON ho il controllo della situazione.
    Al contrario: con l’auto decido io dove andare e come guidare e, allo stesso modo, decido io quante sigarette fumare; tutto questo genera una “falsa” idea di controllo che ci fa sentire sicuri e protetti.

    Ogni giorno il lato oscuro fa il pieno di notizie di cronaca attraverso quotidiani, trasmissioni tv, siti, blog, influenzando le nostre azioni, i nostri discorsi, i nostri pensieri e quelli dei bambini più piccoli.

    In un mondo governato sempre più dalla rete, ma ancora dalla tv e dalla carta, il singolo rastrella informazioni e si cuce addosso “la propria notizia”, forse anche per questo motivo lo stesso avvenimento può assumere sfumature diverse e perfino contrastanti a volte.

    Il lato oscuro lega, ogni giorno di più, l’incertezza sul futuro con la possibilità di rischi catastrofici, generando una miscela pericolosa: http://wp.me/pYL2M-df .

    Però … ogni giorno, anche il lato luminoso fa il pieno di notizie ed avvenimenti di grande rilevanza, notizie spesso messe in secondo piano da riportare a galla e fare emergere.

    In un mondo che cambia, cambiamo prospettiva, sbattiamo in prima pagina il lato luminoso ogni giorno e difendiamolo.

    Un giornale/settimanale/mensile che mette in risalto ogni giorno/settimana/mese una “buona notizia” in prima pagina può forse attirare meno sguardi, ma può regalare qualche goccia di speranza in più.

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