L'istruzione allunga la vita

Istruzione: ecco perché allunga la vita. E la migliora

Un breve ma consistente documento dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico elenca alcuni fatti che riguardano l’istruzione: dovremmo ricordarcene sempre, e i governi dovrebbero tenerne conto non solo quando decidono i propri bilanci nazionali, ma anche quando affrontano temi sovranazionali di sicurezza, sviluppo e coesistenza pacifica.
L’OCSE dice che l’istruzione non solo aiuta gli individui ad avere migliori prestazioni nel mercato del lavoro, ma migliora anche la salute complessiva, promuove la cittadinanza attiva e contiene la violenza. Qualche giorno fa scrivevo che chi tiene in mano un pacco di libri non può tenere in mano un fucile. Eccovi qualche dato.

L’ISTRUZIONE ALLUNGA LA VITA in modo significativo. In media, in quindici paesi OCSE, un uomo istruito che lavora nel terziario ha un’aspettativa di vita di otto anni superiore a quella di un uomo che non ha completato l’educazione secondaria. Il fenomeno è particolarmente rilevante nei paesi dell’Europa centrale: nella Repubblica Ceca, per esempio, gli anni di vita guadagnati diventano addirittura diciassette. Negli Stati Uniti, chi è istruito ha una speranza di vita superiore di dieci anni a quella di chi non lo è.
Le donne già vivono in media di più (raggiungono gli 83 anni contro i 77 degli uomini) ma, se hanno completato l’educazione secondaria, guadagnano comunque in media quattro anni di vita.
I dati citati da OCSE per l’Italia (paese che già ha una delle speranze di vita più alte del mondo) risalgono al 2005. Un documento del 2012 della Banca d’Italia segnala che, nel 2011 e rispetto al 1980, la speranza di vita dei maschi italiani a trent’anni aumenta di circa otto anni per i laureati, di quattro anni per i diplomati e di poco più di due anni per chi ha completato solo la scuola dell’obbligo.

L’ISTRUZIONE RENDE CONSAPEVOLI I CITTADINI. Le persone più istruite sono più coinvolte sia nella vita sociale, sia nel funzionamento delle istituzioni. Vanno a votare in una percentuale del 15% superiore, e per il 27% in più se sono giovani adulti tra i 25 e i 34 anni. In Germania, la differente propensione al voto tra giovani istruiti e non istruiti cresce addirittura fino al 50% in più, e sfiora il 55% in più negli Stati Uniti.
Le persone più istruite fanno più volontariato. Si interessano di più di politica. Sviluppano una maggiore fiducia interpersonale (quindi sono più portate ad avere comportamenti cooperativi, a mantenere gli impegni, a valorizzare l’integrità e il sostegno reciproco).

ISTRUZIONE VUOL DIRE MAGGIOR SODDISFAZIONE. In media, la differenza di soddisfazione per la propria vita tra persone molto e poco istruite consiste in 18 punti percentuali. Nei paesi del Nord Europa il divario è minore, mentre in quelli dell’Europa centrale è massimo. Questo dato può anche derivare dal fatto che la politiche sociali del Nord Europa compensano meglio la minore ricchezza individuale che è molto spesso connessa con la scarsa istruzione.
In sostanza, oltre a garantire redditi mediamente più alti, l’istruzione migliora le capacità cognitive, sociali, relazionali, emozionali: per questo le persone più istruite risultano più soddisfatte anche a prescindere dalla loro condizione economica.
OCSE non riporta dati riguardanti la situazione italiana.

ISTRUZIONE PER LA PACE. Gli estremisti per le loro battaglie sul breve periodo utilizzano le armi, ma per mantenere il terreno conquistato sul lungo periodo combattono anche l’istruzione occidentale e il conferimento di poteri alle donne. Sanno che analfabetismo, ignoranza e oppressione femminile creano la “capsula di Petri” nella quale può svilupparsi l’estremismo, scrive il giornalista e premio Pulitzer americano Nicholas Kristof in un bellissimo articolo.
Kristof aggiunge che i libri costano meno delle bombe, e che l’istruzione può offrire un vantaggio strategico di lungo periodo, per dare vita a società stabili, meno vulnerabili nei confronti della manipolazione estremista.

ISTRUZIONE PER LE BAMBINE. Infine, e come anche Kristof sottolinea, l’istruzione è doppiamente importante per le bambine, specie nei paesi in via di sviluppo. Se non avete visto The girl effect, date un’occhiata.

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8 risposte

  1. Tutto giusto, ma, ad onor del vero, bisognerebbe anche dire che l’istruzione allunga la vita, perchè offre maggiori possibilità di non limitarsi a lavori usuranti, che sicuramente la vita l’accorciano e la deprimono

  2. Appellarsi alla statistica per associare l’istruzione alla qualità e alla durata della vita dovrebbe essere di per sé la più convincente e la più onesta delle “campagne”. E la più necessaria, se è vero che l’istruzione, ancora ben lontana dal rappresentare una realtà “univoca” nel nostro mondo in apparenza piccolo e trafficato, offre piuttosto un parametro attendibile per cogliere l’accezione più persistente di un concetto come quello di Terzo Mondo che vorremmo confinato in qualche ponderoso studio su Alfred Sauvy. L’avere davanti agli occhi cosa accade quando l’istruzione delle bambine e delle ragazze,non esiste, ci indurrà a percepire il “nostro mondo” come luogo che proprio grazie all’istruzione, e al suo imporsi come cosa ovvia, ci consente di dibattere liberamente su natura e contenuti di ogni “sistema educativo”, da quello italiano a quello americano, da quello pubblico a quello privato. Insomma non credo di banalizzare se dico che, per quanto la scuola sia discutibile all’infinito (“Dieci, novantacinque, novecentocinquanta tesi sulla scuola”…), possiamo forse dirci felici per il solo fatto che a scuola ci siamo andati ( o ci andiamo, per gli amici giovani). Illuminate l’esempio del buon Nicholas Kristof, figlio assolutamente legittimo della scuola americana, “harvardiano doc”, e con idee tutt’altro che “populiste” su ruolo e “carriera” degli insegnanti, e forse proprio per questo capace come pochi di costruire una solida “rete” (anche, ed è stato fra i primi, nel senso “mediatico” del termine) di concretissimi progetti per associare la parola istruzione allo sviluppo di aree del nostro pianeta dove la vita può essere ancora troppo breve. E la “pragmaticità” con la quale l’editorialista del NYT invita a partecipare alle selezioni per “Win a trip” mi pare un approccio da imitare anche da noi. Insomma, nessuno ci bollerà come reazionari se ricordiamo che proprio grazie all’istruzione possiamo permetterci il lusso di cantare (magari disquisendo sottilmente sui motivi di quella probabile sgrammaticatura) “We don’t need no education.” Ma il vero, grande brick in the wall si avrà solo quando dire Harvard sarà come dire Bangui e Cambridge farà rima con Lubumbashi, e magari Baghdad e Timbuctù risorgeranno a nuova gloria. Istruzione sì, e pure globale. We need education, throughout the world.

  3. Tutto questo discorso è condivisibile solo se si aggiunge che l’istruzione dev’essere pluralità in tutti i sensi, senza pretese elitarie , ovvero senza i limiti economici che percmettono l’accesso alle migliori performance solo a chi può permetterselo. Nessun ghetto intellettuale, dunque, la cultura sia accessibile a tutti!Nella nostra società, questo resta ancora un limite.

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