Oggi torno a parlarvi di istruzione e apprendimento permanente. Ho due ottimi motivi per farlo, e il primo è questo: nel commosso ed energico discorso di commiato (qui la sintesi in italiano) pronunciato a Chicago da Barack Obama c’è, tra le molte altre cose rilevanti, un singolo passaggio che vorrei riproporvi. Eccolo:
LAVORO E DISUGUAGLIANZE. Le grandi disuguaglianze corrodono anche i nostri principi democratici (…). Non ci sono modi veloci per correggere questa tendenza di lungo periodo. Sono d’accordo che il commercio internazionale debba essere equo e non solo libero. Ma la prossima ondata di licenziamenti non verrà dall’estero.
Verrà dal continuo progresso nell’automazione che renderà obsoleti molti posti di lavoro. E quindi dobbiamo formare un nuovo patto sociale, per garantire ai nostri figli l’istruzione di cui hanno bisogno, per dare ai lavoratori il potere di unirsi in un sindacato per chiedere paghe migliori, per aggiornare il nostro welfare così che sia adatto al modo in cui viviamo, per aggiornare il fisco.
Obama aggiunge: se non creiamo opportunità per tutti, la disaffezione e la divisione che ha fermato i nostri progressi non farà altro che aggravarsi.
Notate che Obama, tra i fattori che possono contrastare il crescere delle disuguaglianze, cita l’istruzione prima del sindacato. Prima della previdenza sociale (welfare). Prima delle riforme fiscali.
Questo non significa che previdenza, fisco, tutela dei lavoratori non siano importanti: interventi in questi settori garantiscono che sia preservato un decente e dignitoso livello di qualità della vita per i cittadini. Ma l’istruzione può fare qualcosa in più: migliorare i cittadini stessi. Formare i nuovi cittadini e renderli capaci di continuare a interagire adeguatamente con il mondo che cambia.
PROMESSE E MINACCE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. Alcuni economisti sostengono che i progressi dell’intelligenza artificiale portano con sé incredibili promesse: incremento della produttività e maggior tempo libero. Altri sostengono che segneranno la fine di un lavoro dignitoso per la maggior parte della popolazione e faranno crescere le disuguaglianze, scrive la Stanford Social Innovation Review.
In realtà, potrebbero succedere entrambe le cose. Aumenterà in modo significativo la domanda di lavoratori iperspecializzati (ma sul fatto che avranno più tempo libero nutro qualche dubbio). Uno studio della McKinsey segnala che entro il 2020, tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, mancheranno circa 83 milioni di lavoratori “high skilled”.
D’altra parte, calerà in modo ancora più significativo la richiesta di lavoratori con competenze minori. Sappiamo che molti lavori tradizionali sono già spariti. Sappiamo che moltissimi altri spariranno in un breve arco di tempo: e stavolta non si tratta solo dei lavori manuali. Le macchine intelligenti riducono la necessità di impiegare esseri umani, compresi quelli intelligenti.
Sappiamo che gli unici lavori non sostituibili dall’intelligenza artificiale, almeno per qualche decennio, sono quelli che hanno una forte componente intellettuale e creativa. L’intelligenza artificiale è potentissima e velocissima, ma ancora fatica a districarsi nelle situazioni complesse, nuove e ambigue. E non sa inventare.
QUEL CHE I COMPUTER NON SANNO FARE. Certo, già oggi possiamo avere perfino un computer che sa dipingere come Rembrandt, e che addirittura riesce a costruire una “nuova opera” di Rembrandt studiandosi l’intera produzione del pittore. Ma non abbiamo certo computer capaci di sviluppare autonomamente un nuovo stile pittorico: solo un talentuoso essere umano può riuscirci.
Ed eccoci di fronte a un interessante paradosso. Per vivere e lavorare in un mondo ipertecnologico, diventa cruciale il possesso delle capacità più specificamente umane: comunicazione, lavoro di gruppo, pensiero critico, flessibilità, invenzione.
Queste vanno integrate con le competenze di base (lettura, scrittura, calcolo, scienze), che mettono le persone in grado di continuare a imparare e pongono le basi per l’apprendimento permanente (lifelong learning).
CONTINUARE A IMPARARE. Lo dice bene un breve video dell’Economist: la capacità di continuare a imparare è una delle grandi sfide del nostro tempo. L’apprendimento permanente è indispensabile. In una società in cui le persone vivono e lavorano più a lungo che in passato, l’impetuoso sviluppo della tecnologia fa sì che le competenze acquisite a inizio carriera si rivelino presto insufficienti. Se queste non vengono integrate, le persone si ritrovano tagliate fuori e le disuguaglianze si esasperano. L’emarginazione provoca rabbia, risentimento e derive populiste. Una delle maggiori conquiste del recente passato è stata l’istruzione universale. È tempo che questa idea si estenda includendo l’apprendimento permanente.
Tra l’altro (a dirlo è sempre la Stanford Review) pensiero critico, flessibilità e invenzione sono fondamentali non solo in termini di occupazione, ma anche in termini di soluzione creativa di complessi problemi globali, dal cambiamento climatico alla crisi migratoria.
RAGIONARE DI FUTURO. L’ulteriore paradosso è questo: occuparsi del futuro, oggi, significa ragionare di un’istituzione antica (e, nella sbrigativa percezione di troppi) polverosa com’è la scuola. Significa migliorare la scuola di oggi e progettare la scuola di domani, e istruire i cittadini di domani, prima e più ancora che progettare le tecnologie di domani.
Significa, infine, che non dobbiamo mai scordarci di rendere onore a chi investe, in questa sfida, tutta la sua competenza, la sua intelligenza, la sua energia e la sua passione.
Il secondo motivo è che questo articolo è dedicato a Tullio De Mauro.
Trovo che il discorso di commiato di Obama sia un incoraggiamento alla speranza e a credere nell’umanità . E’ bello aver associato il nome di Tullio De Mauro.
Dopo la partecipazione al corso “Apprenditivo 1” del 27/11/2017 ed in vista del corso “Apprenditi-vo 2” del 01/12/2017 segnalo:
1) il programma della SETTIMANA DELL’APPRENDIMENTO 27 Novembre – 2 Dicembre (tripla w.re-altoapprendimento.it/programma)
2) Il Protocollo d’intesa “Reggio Emilia provincia ad alto APPRENDIMENTO” (tripla w.re-altoapprendimento.it)
La competenza “imparare a imparare” è:
– una delle otto competenze chiave contenute nella RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO (2006/962/CE) – 18 dicembre 2006
– la prima delle otto illustrate nell’Allegato n. 2 del Documento tecnico contenuto nel Decreto n°139 del Ministero dell’Istruzione del 22 agosto 2007.