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Libri che insegnano cose su argomenti controversi

Ci sono libri che raccontano storie, libri che spiegano idee, libri che insegnano cose. Ci sono anche libri che fanno tutto questo, e molto altro ancora, e che possono cambiarci la vita.
Il Salone del Libro di Torino è stato un gran successo, non solo perché c’era tantissimo pubblico, ma anche perché c’erano  idee, dibattiti, narrazioni e incontri. Gi ho girovagato saltando da un incontro all’altro con l’entusiasmo di un bambino in un negozio di caramelle, e prendendo furiosamente appunti. Ho scoperto libri e autori che non conoscevo, e ho imparato cose che non sapevo.

IL VALORE DEI LIBRI CHE INSEGNANO COSE. Vi ricopio qui gli appunti tratti dalle presentazioni di tre libri che insegnano cose a proposito di argomenti controversi. Ovviamente adoro la narrativa, e spesso leggo saggi che mi aiutano ad approfondire gli argomenti che riguardano la mia sfera di interessi. Ma sono convinta che confrontarsi con libri che insegnano qualcosa di cui normalmente non ci si occupa sia importante. È un modo per allargare il proprio orizzonte, e anche per imbattersi in una serie di notizie inaspettate. Mi auguro che sia così anche per voi.

Il libro della vagina – meraviglie e misteri del sesso femminile
Nina Brochmann ed Ellen Stokken Dahl sono una laureata e l’altra laureanda in medicina. Hanno iniziato a occuparsi di sessualità scrivendo un blog, e prima ancora facendo educazione sessuale per i ragazzi e i rifugiati. Quindi parlano in modo semplice e popolare.

PARALIZZANTE E URTICANTE. Dunque, abbiano due giovanissime autrici norvegesi, presentate da Antonio Pascale, che definisce se stesso “maschio napoletano di vecchia generazione” ed esordisce ricordando che l’organo sessuale femminile in napoletano si dice picchiacca, in riferimento alla medusa di mare. E aggiungendo che, in senso mitologico, la medusa ti paralizza. In senso proprio la medusa è urticante.
Insomma: l’incontro promette di essere vivace. Le autrici, che tra l’altro hanno fatto una Ted Conference sulla verginità  smontano scientificamente i luoghi comuni sulla sessualità femminile.

NON È DI PLASTICA. Per esempio. L’imene non è come un foglio di plastica che si lacera per forza e sanguina sempre, ma somiglia più a una fascia per capelli, ed è elastico. Ecco anche perché non c’è un test certo di verginità: altro che lenzuola insanguinate appese al balcone di casa per attestare l’illibatezza della novella sposa. Pascale racconta di antiche zie contadine, che non avevano mai provato un orgasmo perché “non era una cosa da donne oneste”. Le autrici ricordano un fatto da molti trascurato: le donne oggi lavorano per conquistarsi l’indipendenza economica così duramente che, proprio come le nostre bisnonne oberate dai figli, dai mariti e dai lavori domestici, non hanno più energie per provare desiderio.

INTERMEZZO FRIVOLO,  parlando di peli: non è vero che se li tagli o li rasi diventano più duri. Il fatto vero è che la parte viva del pelo è solo quella che sta nel follicolo. Se rasi la parte esterna, stai solo tagliando una proteina morta. Il fatto è che la gente comincia a occuparsi dei suoi peli durante l’adolescenza, quando i peli comunque stanno cambiando e indurendosi. Crescita, taglio e indurimento sono coincidenti, ma il secondo fattore non è causa del terzo. Se mai, è il taglio fresco e netto del pelo a poter risultare più pungente, ma solo perché le punte dei peli, come quelle dei capelli, si biforcano, e possono apparire più morbide.

NON SFIDARE LA SORTE. A proposito di contraccezione: lo sperma può sopravvivere nell’utero fino a sette giorni. Meglio non sfidare la sorte. E poi: solo una donna su quattro, o su tre, ha un orgasmo vaginale. Questo significa che è una buona idea fare, a letto, cose che non sono solo sesso vaginale. Quindi il messaggio agli uomini è: trattate la clitoride come se fosse il vostro pene.

IDEALE. Domanda dal pubblico: qual è la forma ideale dell’organo femminile? Risposta: le forme delle vulva sono tante quante le forme dei nasi. Per chi vuol rendersene conto, c’è un account Instagram intitolato The vulva gallery, nel quale un artista danese pubblica graziosi ritratti che mostrano e celebrano l’infinita varietà delle forme.
E poi non dite che i libri che insegnano cose non possono sorprendervi.

La congiura dei somari – Perché la scienza non può essere democratica
Fuori dalla sala c’è una coda lunghissima, che si arrotola su se stessa. È composta in gran parte da ragazzi. Del resto, Roberto Burioni nell’ultimo anno e mezzo è diventato una rockstar della scienza: merito della sua capacità di usare un linguaggio accessibile a tutti. E poi: è più che preparato, è umano ed empatico, è capace di raccontare. Parla con il sostegno di un’assai efficace presentazione in Powerpoint.

CREDENZE DELLA RETE. Burioni cita alcune tra le più assurde credenze della rete: ci sono quelli convinti che la terra sia piatta. Che la luna non esista (ehi, c’è chi pensa che sia un ologramma). Che Barack Obama sia stato teletrasportato su Marte. Non dice per dire, e non sta esagerando: mostra le pagine web dei terrapiattisti e dei negazionisti lunari.
Non me la sento di linkare qui i siti che sostengono queste teorie, e quindi i link che trovare qui sopra vi rimandano a siti che le raccontano e, ovviamente, le smontano.

INCHIOSTRO INVISIBILE. Il caso più emblematico riguarda McArthur Wheeler, un tizio di Pittsburgh che, avendo appreso l’esistenza dell’inchiostro invisibile (proprio il trucchetto col limone che conosciamo tutti) nel 1994 si spalma la faccia di succo, va a rapinare una banca e poi si sbalordisce perché lo acciuffano.
Proprio a partire da questo fatto due ricercatori dell’università Cornell si domandano quanto le persone incompetenti siano consapevoli di essere incompetenti. E scoprono che non lo sono per niente. Teorizzano così l’esistenza di una illusione della competenza, che prenderà il nome di Effetto Dunning Kruger: in sostanza, chi è somaro non sa di essere somaro. L’effetto è particolarmente preoccupante, dice Burioni, se riguarda i temi della salute.

MORBILLO. In Italia siamo quinti al mondo per casi di morbillo e la nostra copertura vaccinale è inferiore a quella dell’Uganda. Così, ci vanno di mezzo i bambini di meno di un anno, troppo piccoli per essere vaccinati e non coperti dall’immunità di gregge.
Il sonno della ragione genera mostri, e si è arrivati perfino a dire che i vaccini fanno cadere i capelli. Il guaio è che oggi l’intermediazione degli esperti, indispensabile se si tratta di argomenti complessi e specialistici, viene considerata superflua, di parte e poco trasparente. Così, Burioni, medico, accademico e ricercatore, si ritrova a discutere di vaccini “alla pari” con Red Ronnie.

FACEBOOK. “Usavo Facebook per controllare come invecchiavano le mie ex fidanzate – racconta Burioni – poi un’amica mi ha invitato in un gruppo di mamme per spiegare come funzionano i vaccini. E lì ho trovato una mamma esperta di cucina che pretendeva di spiegare i vaccini a me”. Non si può lasciare la rete in mano ai somari, dice.
Il linguaggio scientifico è privo di contenuti emotivi: due più due fa quattro. Ma se quel quattro corrisponde a quattro bambini morti, bisogna fare lo sforzo di aggiungere emozioni, per spiegare. Chi è malato o parente di un malato è estremamente vulnerabile e dobbiamo anche combattere gli avvoltoi che sfruttano il dolore altrui per arricchirsi.

SPESA SANITARIA. Grazie alla scienza dal 1990 non si muore più di Aids. La durata di vita di chi si cura sembra addirittura lievemente più alta della vita media delle persone sane, che però prestano meno attenzione alle proprie condizioni di salute. Oggi si guariscono leucemia ed epatite C. Nell’800 il vaiolo uccideva un terzo dei bambini prima dei cinque anni di vita, e oggi grazie ai vaccini non esiste più. Potremmo far sparire anche il morbillo, e tante altre malattie. In Italia, i vaccini tutti insieme costano poco più dell’1% della spesa sanitaria. Un euro speso in vaccini fa risparmiare da 14 a 30 euro. Dobbiamo dirlo chiaro.
Ma nuovi virus possono saltar fuori ad ogni momento, e diffondersi in un mondo globalizzato che si muove sempre di più e più rapidamente. Dobbiamo anche essere pronti, e possiamo esserlo se continuiamo a fare ricerca.
E poi non dite che i libri che insegnano cose non aiutano a pensare.

Lsd. Da albert Hofmann a Steve Jobs, storia di una sostanza stupefacente
Ed eccoci al terzo dei libri che insegnano cose. Faccio fatica a entrare (la sala è piena, molta gente è restata fuori e vabbè, alla fine mi siedo per terra) e mi perdo le battute iniziali. A parlare di Lsd ci sono l’autrice del libro, Agnese Codignola, e Chiara Lalli. Mi appunto diversi fatti che non conoscevo.

LSD IN BICICLETTA. La prima data è il 1943. Albert Hofmann, chimico svizzero che sta lavorando per mettere a punto uno stimolante della circolazione sanguigna, inforca la bicicletta e si avvia verso casa. Ha appena assunto 250 microgrammi di una nuova sostanza che ha sintetizzato. Il tragitto si svolge tra visioni meravigliose e mostruose, coloratissime. La sostanza è l’Lsd.
Negli anni seguenti l’Lsd viene tranquillamente prescritto. In quegli stessi anni nascono i primi farmaci per il sistema nervoso e i primi antidepressivi. Si va per un giorno in clinica e li si assume con assoluta disinvoltura.

RAGNI. Passano alcuni anni. C’è uno scienziato tedesco che studia come certi ragni tessono le loro tele. Il guaio è che lavorano solo dalle due alle cinque del mattino Così lui chiede a un amico farmacologo di procurargli qualche sostanza per cambiare i ritmi circandiani dei ragni, e permettergli di lavorare senza fare ogni volta nottata. Il farmacologo si chiama Peter Witt, e propone, tra varie sostanze, anche l’Lsd. I ragni cambiano orari, ma costruiscono anche tele stranissime. Per tutta la vita Witt continuerà a studiare le tele dei ragni esposti a sostanze psicoattive.

ALL’UNIVERSITÀ. Timothy Leary nasce come psicologo di Harvard. Fa i due studi più importanti sull’Lsd, coinvolgendo nel primo detenuti consenzienti, nel secondo studenti di teologia. Grazie a lui l’Lsd esce dai laboratori ed entra nei campus universitari. Siamo ai tempi del movimento hippy e della guerra del Vietnam. Gli studenti esagerano, e qualcuno vola fuori dalla finestra. Dal 1971 Lsd e psilobicina vengono messi nell’elenco dei farmaci vietati.

A HOLLYWOOD. In precedenza, negli anni Cinquanta, l’Lsd viene usato da Albert Einstein, da Aldous Huxley e da molti altri. Nei banchetti di gala al Rockefeller Center si discute serenamente di trip con l’Lsd, che arriva anche a Hollywood.
Cary Grant ha una psiche disturbata. Era un migrante economico, arrivato negli Stati Uniti come acrobata di un circo, costretto ad aderire a uno stereotipo di perfezione che non gli appartiene e tormentato una sessualità incerta. Tutto ciò gli causa una depressione devastante, fino a quando una delle sue cinque mogli, la terza, lo spedisce in una clinica in cui lo curano con l’Lsd, con ottimi risultati. Grant scopre la felicità e comincia a rilasciare interviste in cui promuove l’Lsd come agente di cambiamento.

CIA E GUERRA FREDDA. Sempre in quegli anni la Cia somministra Lsd a carcerati e malati mentali per sperimentare nuove sostanze: c’è la guerra fredda e si cerca qualunque sostanza possa favorire gli interrogatori e, potenzialmente, il controllo della mente. Il nome del progetto, che gode di sostanziose sovvenzioni, è MKUltra. Ma non si sperimenta solo su carcerati e malati mentali. Nei 1953 Frank Olson, ricercatore della Cia, viene coinvolto in un weekend “di svago” al Deep Creek Lake, nel corso del quale gli si somministra Lsd senza avvertirlo. Ha un attacco di paranoia e un crollo nervoso. Dopo poco tempo si butterà dalla finestra. La storia viene svelata solo più di vent’anni dopo, nel 1975.

PESSIMA FAMA. Così, l’Lsd si procura una pessima fama. Negli anni ’70 si dice che ti brucia il cervello. Studi successivi ne smentiscono la tossicità. La differenza tra Lsd e psilobicina riguarda la durata degli effetti: due-tre ore la prima, una dozzina di ore la seconda. Il sito per sapere tutto sull’Lsd si chiama maps.org. L’Lsd non è coperto da brevetto, quindi nessuno, almeno in teoria, ci può guadagnare dei soldi.
Veniamo a oggi. Il microdosing è la riproposizione, americana e non solo, della moda di acquistare Lsd o psilobicina, o anche di far crescere i funghi in cucina o nella stanza da bagno, e di assumerli tutti i giorni per curare qualsiasi cosa. È un uso che non ha basi scientifiche ed è pericoloso: il microdosing è una versione deleteria del Prozac.
E poi non dite che i libri che insegnano cose, specie se trattano argomenti controversi, non aiutano a ragionarci sopra meglio.

L’immagine è di un bravo fotografo di Syracuse, dannyk6. Qui la sua presentazione in un articolo sul suo lavoro. Qui la sua pagina Instagram.

3 risposte

    1. Aggiornamento.

      Ho letto le anteprime dei testi di riferimento.
      Risultato: li ho comprati tutti e tre.

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