studiare lavorando

Università: studiare lavorando è una buona idea?

Luciano D’Amico, da ragazzo studente-lavoratore e oggi rettore dell’Università di Teramo, offre agli studenti che hanno bisogno di mantenersi mentre frequentano la possibilità di guadagnare lavorando per l’università: vuol dire pulire i corridoi, lavorare in mensa, gestire la biblioteca e la lavanderia. Gli studenti verranno pagati esattamente come i lavoratori delle aziende esterne a cui fino a oggi sono stati appaltati questi servizi. Lo racconta la Repubblica.
Mi sembra giusto segnalare la notizia per tre motivi: è un’applicazione inedita del vecchio, saggio detto “se qualcuno ha fame, non regalargli un pesce ma insegnagli a pescare”. È un modo – lo segnala anche Luciano D’Amico – per riavviare l’ascensore sociale. E poi, chissà: magari lo studente che oggi si dà da fare in mensa domani gestirà un’importante azienda di catering o avvierà una catena di ristoranti. E di sicuro lo studente che oggi pulisce i corridoi da genitore insegnerà ai propri figli a non buttare cartacce per terra.

Succede qualche anno fa, quando ancora insegno alla IULM e decido di togliermi una curiosità. Chiedo ai miei studenti di aggiungere al test di metà corso (una serie di domande su temi già affrontati in aula) un’informazione semplice: mentre studi stai lavorando (sì/no)? Ti è mai capitato di studiare lavorando, anche part time e per brevi periodi (sì/no)? Naturalmente il campione non ha rilevanza statistica poiché si tratta di un solo corso, in un’unica università. Ma comunque sono circa duecento studenti. Elaboro i dati e vedo, devo dire senza troppa sorpresa, che i risultati degli studenti che lavorano, o che hanno qualche esperienza di lavoro, sono mediamente migliori, e non di poco. Resta la domanda: gli studenti risultano più svegli perché lavorano, o lavorano perché sono più svegli?

È Il Sole 24Ore a dirci che nel 2011 lavorano quattro studenti italiani su dieci (in linea con la media europea) e non tutti per motivazioni strettamente economiche. Il dato è comunque in flessione: negli anni Novanta lavorava la maggioranza assoluta della popolazione studentesca europea. Qui la sintesi della ricerca citata nell’articolo.
Va nella direzione del darsi da fare già mentre si studia anche un articolo dell’Economist che esorta “invece che fare un business plan, fai un business” e riporta l’esperienza di due docenti dell’Università del Maryland che su questa filosofia hanno provato a impostare il proprio corso.

Infine: via dello Studio (già via del Transito: questo cambio di nome a me fa venire in mente tutta una storia) sta a Firenze.
E poi: ho la sensazione che siano favorevoli all’idea di studiare lavorando soprattutto coloro che, come la sottoscritta, hanno effettivamente fatto questa esperienza. Voi che ne pensate?

68 risposte

  1. Interrotti gli studi a 16 anni, ho iniziato a lavorare in una piccola officina come operaio…
    Dopo alcuni anni, maturando e capendo limportanza di possedere quel “pezzo di carta”, ho deciso di completare gli studi frequentando due anni di scuole serali (tutte le sere 19.00-23.00 + sabati mattina) ma continuando a lavorare 8 ore al giorno.
    Questo mi ha consentito di cambiare lavoro e di trovare la “mia strada”.
    Oggi, 27 anni dopo quella interruzione, posso dire di avere fatto la scelta giusta.
    Ma io sono uno dei tanti, molti hanno fatto il mio percorso ed altri lo stanno facendo ora (magari anche all’ università) e li ammiro per questo.

  2. Anch’io ho lavorato e studiato. Studiavo giurisprudenza alla Statale. E intanto facevo il cameriere. E poi il commesso in una libreria. E’ faticoso. Ci si impiega più tempo. Ma lei ha ragione, dottoressa Testa, si può fare. E che soddisfazione il giorno della laurea! E lei? E’ un caso di successo e sarebbe bello sapere di più della sua esperienza. Cosa faceva mentre studiava? E in cosa si è laureata?

    Tanti auguri a tutti!

    Mauro

  3. Altri dati per la tua statistica. Mi sono iscritto al liceo classico serale a 17 anni, quando ho iniziato a lavorare come impiegato in una tipografia. Da allora anon ho mai smesso di studiare e di lavorare. Prima la maturità, poi la laurea in filosofia e poi studi… senza esami. Oggi vorrei smettere di lavorare (vista l’età) ma non posso. Quindi continuo 🙂

  4. Mi è capitato – senza avere una specifica competenza – di selezionare persone che avevano fatto un corso o che dovevano essere assunte. Si fidavano di me – principalmente sindacati – perchè ero riuscito a non farmi condizionare dalle raccomandazioni, sia a Palermo che a Bari.
    A prescindere dall’eventuale collegamento – tra tipologia di lavoro fatto e tipo di concorso – tutti quelli che avevano fatto un qualsiasi lavoro durante gli studi, avevano una marcia in più. Erano molto più bravi!

  5. Ho appena finito la specialistica con qualche mese di ritardo perché ho lavorato full time, sia in Italia che in Svizzera. Non nascondo che sia stato faticoso e a volte presa dallo sconforto ho pensato anche di non terminare gli studi, ma alla fine ce l’ho fatta e ne è valsa davvero la pena. Infatti nonostante la crisi odierna a poche settimane dalla laurea ho trovato un contratto serio per fare il lavoro per cui ho studiato, e il tutto senza raccomandazioni ma per via dei sacrifici fatti durante gli studi.

  6. Gentile dott.ssa Testa, è con molto interesse che ho letto questo suo intervento, che a 52 anni suonati mi si ripresenta quasi all’improvviso, con un senso del tutto nuovo. Laureatomi in Lettere in ritardo a 28 anni per aver nel frattempo lavorato (invece che a 23-4) come barista, commesso, magazziniere ecc., con l’obiettivo di fare il giornalista, e dopo aver fatto effettivamente il giornalista per 20 anni ma sempre da collaboratore (pubblicista freelance) co.co.co. senza mai la possibilità di un praticantato, stanco della precarietà infinita, del superlavoro e delle misere prebende (sempre in ritardo), ho provato a superare un concorso pubblico e riuscendovi ho deciso di cambiare lavoro e diventare dipendente pubblico, 36 ore a settimana, categoria C1 (stipendio da sussistenza). Tuttavia, siccome mi hanno collocato in un servizio di tipo giuridico la mia laurea in lettere mi è servita a ben poco, e mi sono trovato a disagio nello svolgimento dei miei compiti d’ufficio (nonostante numerosi interessantissimi corsi di formazione). Allora ho provato a vedere se alla Facoltà di Giurisprudenza della mia città mi facevano seguire qualche corso e ho scoperto che hanno da qualche anno attivato un corso di teledidattica di breve durata (tre anni)che dà alla fine una laurea (breve) in scienze giuridiche. Così mi sono iscritto versando circa 1.500 euro per il primo anno, e ogni tanto mi collego con una password privata in internet per studiare le varie materie del primo anno, che sono: diritto pubblico, diritto costituzionale, diritto romano, diritto comunitario ecc. ecc.
    Alcuni argomenti sono spiegati in video con la professoressa che parla dritta in camera con la voce più monotona che si possa immaginare, la maggior parte sono slide di PowerPoint con molti colori e freccette e boxini.
    Cerco anche di studiare su testi di carta, tipo il Codice Civile e altri codici, ma la noia rimane tanta. Non riesco a darmi un orario, un programma di studio, certe volte mi addormento davanti al video, anche perché mi collego di sera tardi, sono in costante ritardo sulle date degli esami, ho paura che non darò mai neanche il primo esame… Sono angosciato e spesso depresso… ho provato anche tra i suoi (tuoi) post di nuovoEutile a trovare qualche consiglio, qualche metodo, qualche saggia riflessione su come andare avanti negli studi(lavorando) con maggior lena e profitto, ma non ho trovato nulla se non questo insperato aggancio… grazie se hai letto fin qui e se mi puoi aiutare. Buon lavoro e buona serata:)))

  7. Ciao Mauro. Uh, la mia è una storia lunga.
    Sul mio primo libretto di lavoro c’era scritto: licenza liceale – operaio agricolo.

    A diciotto anni, terminato il liceo classico, ho lavorato per due mesi d’estate in un campo di rimboschimento organizzato dalla Forestale. Mi occupavo delle cucine, cosa non leggerissima perché tra la prima colazione (alle sei di mattina) e la cena (alle sette di sera) c’erano da preparare un pranzo e due merende rinforzate per una trentina di persone che lavoravano tutto il giorno di pala e piccone. In cucina eravamo in sette. Niente frigorifero, cucina economica (a legna), piatti e pentole da scrostare a mano.
    Ho ripetuto la stessa esperienza l’anno successivo, a diciannove anni, però organizzando il campo in prima persona con due amici.

    Mi sono iscritta a Filosofia, Università Statale di Milano. Volevo fermarmi in università e mi sono proposta di tenere una media molto alta.
    Ho lavorato part time per il primo anno in un ufficio amministrativo, annoiandomi a morte. Poi, per una serie di coincidenze, sono entrata in un’agenzia di pubblicità. Il primo anno gratis e part time, poi a 50.000 lire al mese (a spanne, direi 200/300 euro di oggi). Ci sono rimasta per quasi due anni.

    Intanto sono passata a Lettere. Al terzo anno avevo già una tesi assegnata da Lucio Gambi. Ho mollato l’agenzia dove stavo (non c’era verso di ottenere uno stipendio appena decente) e mi sono iscritta a un corso post laurea di SDA Bocconi: mi hanno presa anche se non ero ancora laureata perché avevo fatto un buon test e soprattutto perché avevo due anni d’esperienza di lavoro. Mi hanno anche dato una delle borse di studio disponibili.

    Terminato il corso, Emanuela Pirella mi ha assunta nella sua agenzia come copywriter full time: 220.000 lire al mese. Avevo ventitré anni e mezzo.
    Lavoro divertente, ma orari impossibili.
    Risultato: abbandonata l’università con mezza tesi già fatta, e 13 esami già dati (undici con votazione 30/30, due con 30 e lode).

    Come mai oggi insegno in università non essendo laureata? C’è una norma che permette di arruolare docenti che si siano distinti bla bla, e anche se non laureati, “per chiara fama”. Così, sono finita a insegnare, esattamente come avevo progettato di fare quasi trent’anni prima. La differenze è che nel frattempo continuo con la professione.

  8. [In tutte le università pubbliche, che io sappia, ci sono bandi interni per svolgere attività all’interno della facoltà – tutoraggio, accoglienza, servizio biblioteca, ecc. ]

    Comunque, purtroppo non riesco a vederci nulla di particolarmente positivo nel fatto di studiare e lavorare insieme. L’ho sempre fatto, col risultato di andare fuori corso, e di non riuscire a fare bene né l’uno né l’altro: nel lavoro pensavo sempre che dovevo studiare, nello studiare mi mancava il tempo per farlo bene. (Parlo al passato perché poi, dopo due anni, mi hanno licenziata, e ho fatto lavori saltuari privi di qualunque potenziale formativo e/o cognitivo o “esistenziale” oltre che economico).
    Forse non posso parlarne bene perché per me lavorare non è mai stata una scelta ma una necessità; nel senso che ho il desiderio (oggi diremmo “utopia”, di questi tempi) di lavorare solo quando avrò terminato gli studi e, quindi, quando potrò aspirare a fare quello che mi piace davvero per lavoro. Altrimenti mi sembra solo una perdita di tempo, un ostacolo nel percorso verso quello che veramente mi interessa. Naturalmente, queste parole suonano come arroganti e pretenziose: ma che ci volete fare, io all’idea di fare un lavoro in cui non mi riconosco, senza avere il tempo per quello che veramente mi interessa, mi deprime infinitamente. Del resto, sono costretta a smentirmi da sola e a fare la cameriera ecc.
    Lavori sottopagati ne ho fatti a bizzeffe. Senz’altro, se guardiamo solo il lato “cognitivo”, impari a organizzarti e in questo ti distingui da chi pascola giornate intere nelle università; d’altro canto, è una situazione stressante che dovrebbe a mio avviso essere assolutamente evitata per mezzo del DIRITTO ALLO STUDIO che in Italia è pressoché del tutto assente. Io poi sono anche una giovane mamma, quindi la situazione è stressante il doppio. Meno male che esiste il welfare familiare, dovessimo contare sul rispetto dei nostri diritti saremmo già sotto un ponte con la terza media.
    Le università non sono affatto preparate per ricevere e formare studenti lavoratori e lavoratrici: hanno lo stesso trattamento degli altri, anzi, se possono non frequentare, avranno i bei loro tomi in più da studiare. Quanto alla maternità, questa parola non è neanche lontanamente contemplata negli statuti universitari.
    Non riesco dunque ad avere alcuna visione romanzata di questo rapporto. Vedo solo tanto sfruttamento – che su questa retorica del giovane sacrificale in un’Italia che lo rifiuta ci campa -, tanto mancata applicazione del diritto allo studio, tanta denigrazione dei fuori corso che lavorano spesso non per scelta e soprattutto in condizioni prive di ogni diritto.
    Spero di essere stata utile! Un caro saluto, Denise

  9. Ciao Guido.
    Non ho risposte miracolose. Ma provo a farti alcune domande.
    – ti sei iscritto a Giurisprudenza perché ti serve il “pezzo di carta” per il lavoro o perché la materia ti interessa?
    – se la materia ti interessa, ma il modo in cui è esposta è noioso, e visto che comunque stai provando con l’e-learning, non puoi guardare se qualche università, anche più lontana, offre corsi di qualità migliore? E forse puoi spostarti giusto per fare gli esami.
    – se invece Giurisprudenza proprio non ti interessa, non ti conviene investire tempo ed energie in qualche altro apprendimento (inglese, informatica, sociologia, economia…) che ti coinvolge di più e che può avere qualche vantaggio anche sul piano lavorativo e, magari, favorire un cambio di ruolo anche all’interno della PA?

    1. Ciao Annamaria, e grazie della tua risposta, alla quale rispondo a mia volta dicendo che mi sono iscritto a Giurisprudenza non per il pezzo di carta (che nell’ente nessuno mi ha chiesto), ma solo per far fronte con maggiore efficacia alle questioni che pongono i cittadini al mio ufficio e alla PA più in generale, intendendo questo lavoro come un “servizio” ai cittadini…;) in un settore che richiede specifiche conoscenze giuridiche.
      Rimane il fatto che non riesco a seguire i corsi con costanza e profitto così che penso che dopo i 50 anni lo studio e il lavoro insieme creano diversi problemi (di attenzione e brillantezza cognitiva)…
      Forse devo solo impegnarmi di più… un caro saluto, a presto!

  10. IO avrei voluto studiare filosofia. Ero stato costretto a fare il Classico dai miei genitori, ovviamente se avessi potuto decidere avrei fatto lo scientifico. Considero ancora quelle ore buttate a imparare desinenze di verbi greci (che ho amputato dalla mia memoria) alcune delle più tristi della mia vita. Diplomato, ho avuto la seguente discussione con mio padre. “Bene, e adesso ti iscrivi a Giurisprudenza”. “Ma io preferirei filosofia”. “Giurisprudenza o economia e commercio. Guarda tuo cugino che si è laureato in filosofia: gira in bicicletta perché non ha i soldi per l’automobile”. (Il cugino in questione, nel frattempo defunto, in realtà ha fatto il dirigente industriale per tutta la vita guadagnando anche bene). Ci ho provato. Due anni dopo lavoravo come un matto. Giornalista di giorno, la sera scrivevo tesi per conto terzi. Più o meno ancora campo così. Ma non mi sono mai laureato (malgrado i 22 esami di giurisprudenza). Oggi mi chiedo: avrei mai avuto la costanza di fare quello che ho fatto se avessi studiato quello che volevo? Mio padre mi ha rovinato o mi ha spinto a inventarmi un’altra vita. Una sola certezza: se a 21 anni non hai mai lavorato, probabilmente non imparerai mai a lavorare nella vita…

    1. IO avrei voluto studiare filosofia. Ero stato costretto a fare il Classico dai miei genitori, ovviamente se avessi potuto decidere avrei fatto lo scientifico. Considero ancora quelle ore buttate a imparare desinenze di verbi greci (che ho amputato dalla mia memoria) alcune delle più tristi della mia vita. Diplomato, ho avuto la seguente discussione con mio padre. “Bene, e adesso ti iscrivi a Giurisprudenza”. “Ma io preferirei filosofia”. “Giurisprudenza o economia e commercio. Guarda tuo cugino che si è laureato in filosofia: gira in bicicletta perché non ha i soldi per l’automobile”. (Il cugino in questione, nel frattempo defunto, in realtà ha fatto il dirigente industriale per tutta la vita guadagnando anche bene). Ci ho provato. Due anni dopo lavoravo come un matto. Giornalista di giorno, la sera scrivevo tesi per conto terzi. Più o meno ancora campo così. Ma non mi sono mai laureato (malgrado i 22 esami di giurisprudenza). Oggi mi chiedo: avrei mai avuto la costanza di fare quello che ho fatto se avessi studiato quello che volevo? Mio padre mi ha rovinato o mi ha spinto a inventarmi un’altra vita? Una sola certezza: se a 21 anni non hai mai lavorato, probabilmente non imparerai mai a lavorare nella vita… – See more at: https://nuovoeutile.it/studiare-lavorando/#comment-85148

  11. Ciao a tutti!
    Studiare e lavorare si può e come e soprattutto si deve!!! Mi sono laureata a 50 anni (bel regalino mi sono fatta eh?). Noooooooooooo, non sono una bambocciona. 108/110 nel tempo esatto richiesto dal piano di studi. Scienze della Comunicazione FAD (formazione a distanza) e ho potuto realizzare un obiettivo che mi ero data un pomeriggio di luglio sdraiata sul prato di una piscina romana. Due le motivazioni fondamentali: voglia di cambiare e necessità di misurarsi. Indispensabile: il piacere di studiare materie che coinvolgono e interessano. (p.s. Annamaria, il tuo “La parola immaginata” è stato uno dei testi dell’esame di Semiotica del testo). Danni collaterali: i figli non hanno mutande e calzini puliti nel cassetto; i mariti diventano sky-dipendenti sprofondando nel divano. Risultato: una tesi sul valore della cultura alle luce della strategia Europa 2020 e un nuovo lavoro certamente più entusiasmante del precedente. ;-))

  12. Lo studio è soprattutto teoria, il lavoro è soprattutto pratica.
    Chi lavora impara ad affrontare i problemi in modo pratico e, forse anche per questo motivo, risultava migliore nell’esperimento di Annamaria.
    Probabilmente chi studia e lavora ha differente indole, carattere, modo di vedere le cose, e chissà cos’altro, ma non voglio stilare classifiche.
    Non credo che ci siano migliori o peggiori, credo ci siano modi differenti di costruire un proprio percorso, senza contare che a volte non è possibile lavorare durante gli studi per vari motivi ed altre volte non è possibile studiare…
    Vi garantisco però che, nel corso degli anni, ho assistito alla risoluzione di tanti problemi (anche complessi) facendo ricorso alla pratica e all’esperienza piuttosto che alla teoria …
    E se ponessimo la domanda anche al contrario: quanti lavorano (e magari non sono più dei ragazzi) e si danno da fare con lo studio?
    Per quanto mi riguarda: il tanto agognato “pezzo di carta” (Diploma o Laurea che sia) è importante, ma è solamente un punto di partenza e NON un punto di arrivo.
    Il “pezzo di carta” è una delle tante chiavi che abbiamo a disposizione, spetta a noi trovare le serrature per aprire le porte dei nostri sogni: la prima, la seconda, la terza, ecc …
    E le altre chiavi? Ognuno ha le proprie, anche se alcune non dovrebbero mai mancare: determinazione, volontà, passione, voglia di mettersi in gioco, di imparare, di migliorare e … rispetto, in particolar modo verso coloro che non possono vantare titoli o titoloni ma hanno esperienza e “sale in zucca”.
    E’ vero, tanti studiano e allo stesso tempo lavorano; ma sono tantissimi coloro che lavorano e, allo stesso tempo, studiano e si formano ogni giorno … nonostante l’età, nonostante i figli, nonostante la crisi, nonostante i danni collaterali (come dice Morena – alla quale faccio i complimenti) e nonostante … tutto !!!
    Sogni, esigenze, nuove opportunità … si studia per apprendere cose nuove, per essere più competitivi, per colmare le proprie lacune, per dare il meglio e per allenare la mente a pensare e per mille altre ragioni.
    Spesso (all’inizio ma anche dopo) il lavoro non coincide con gli studi fatti, ma non per questo si deve mollare.
    Troppo spesso sento giovani e meno giovani che NON accettano lavori perché non è quello che vorrebbero fare o quello per cui hanno studiato …
    Accettiamo il lavoro, accettiamo QUEL lavoro, ma continuiamo ad inseguire il nostro sogno!
    Non sarà facile, non sarà scontato, ma le uniche persone che possono decidere di trasformare quel sogno in realtà siamo soltanto noi.
    A volte guardo indietro e rivedo questi 27 anni di lavoro volati via e mi ritengo fortunato. Penso ai sacrifici fatti e rivedo questo mio percorso, passo dopo passo, immaginando una strada futura che già intravedo.
    Non ho fatto grandi cose, ma questa è la mia strada e la voglio percorrere fino in fondo … 🙂

  13. Io ho studiato e lavorato.
    Diploma professinale agrario. Divento artigiano edile. Al tempo stesso studio filosofia. A 30 anni mi laureo, con derisione da parte della commissione d’esame (avevano ragione: la mia tesi era poca cosa, ma quella derisione mi brucia ancora)
    Inizio a fare l’aspirante pubblicista, l’aspirante formatore, l’aspirante copywriter.
    Oggi, a 51 anni, sono insegnante di scuola professionale privata e mi occupo di ragazzi socialmente svantaggiati. Il lavoro è bello e difficile, lo stipendio – dopo oltre 30 anni di lavoro – è ridicolo.
    Ecco: penso che se mi fossi laureato a 23-24 anni, come tutti gli altri, avrei avuto almeno 5 anni in più per “farmi una posizione”. Ma dovevo lavorare e non sono convinto che studiare e lavorare sia tutta quella fortuna. Forse c’è più fortuna in uno studente/essa i cui genitori siano facoltosi. Così si può studiare trasferendosi nei pressi dell’università, si possono fare trasferte, si possono acquistare i libri senza tirare sul prezzo.
    Lo so: vuoi mettere la soddisfazione? Io penso alla mia soddisfazione attuale in confronto ai miei coetanei laureati nel mio stesso settore. Loro mi sembrano più soddisfatti. Mi consolo pensando che l’erba del vicino è più verde.

  14. Cari Amici, vi racconto la mia situazione. Ponendovi subito una domanda: come si fa a studiare e a lavorare con profitto da ambo le parti?

    Vorrei un consiglio da voi, se c’è uno psicologo ancora meglio, ma voglio mantenere l’anonimato (mi chiamerò anonimo). Io sono disperato, vi dico solo l’età (24 anni). Sono Laureato alla triennale con 110 e lode e con tanti sacrifici di studio, ma senza lavorare, perché ho imparato negli anni che per riuscire nello studio e arrivare in alto devi pensare solo a quello (tranquillità mentale). Proprio pochi mesi prima della mia laurea i miei genitori hanno perso il lavoro, ciònonostante sono iscritto alla specialistica, seppur mi sto trasferendo a una più consona (quella in cui ero iscritto poco c’entrava con la triennale e ci sono andato per insufficienza di alternative). Gli impegni (collaboro per un giornale, mi piace fare il giornalista) mi hanno portato ad un 24 (buono essendo una materia poco consona) al primo esame della specialistica, ma nonostante il fatto che tutti mi stimano (confesso che mi dispiace perdere la stima delle persone che credo) certe persone mi hanno detto che con la laurea specialistica in media del 24, in pratica con un 94 (farei anche il nome, ma chi la pensa così non ha il rispetto del prossimo, in parole povere è uno stronzo e deve andare da Bergoglio a confessarsi, scusate i termini, non si giudicano le persone con i numeri) non si va da nessuna parte, ma più di così non potevo fare. Da lì è iniziata la sofferenza, ho voglia di trasferirmi (riconosco di aver sbagliato la scelta), ma con l’angoscia, so che non serve a niente ma sono giorni che piango, piango, piango, rimurgino e mi vengono attacchi di nervi.
    Ho paura di avere una depressione, ma Sono indeciso tra tre cose:
    1) Proseguire la specialistica facendo come la triennale, accontentandomi di 500€ l’anno dela collaborazione e utilizzare i soldi messi da parte per proseguire, mandando a fanculo (scusate il termine) chi mi da del fallito (offende me e la mia famiglia che viviamo di rispetto e di onestà);
    2) Proseguire la specialistica lavorando (per me significa rischiare un punteggio basso), ma gettando le basi per una maggior indipendenza e una sicurezza economica maggiore. Ma ho paura che il 110 e lode della triennale si volatilizzi e chi mi assumerà prenderà in considerazione il calo.
    3) Lasciare tutto e pensare al lavoro e ai miei sogni (quasi tutti coincidenti con gli obbiettivi raggiunti), ma ho paura che perdo la stima perché ho abbandonato (guarda questo ha lasciato, è un fallito)

    Cari amici, questa crisi mi sta facendo perdere la pazienza e la voglia di fare. Rinuncio alla merenda, non prendo la macchina, non prendo vestiti, mi faccio poco la doccia, spengo sempre le luci, nonostante che i miei genitori mi rassicurano.
    Ho paura delle donne, mettendomi in testa che non mi vogliono perché mi vogliono vedere con 6000€ in corpo e con i soldi. Oltretutto io mi voglio mettere con una che mi piace, non con la befana tonta e cafona che mi viene dietro. Mi sto sentendo male, la spensieratezza del 24enne la devo cercare e, fatto più grave, sto diventando una persona antipatica. Purtroppo sono un tipo meticoloso, quando le cose vanno male, male ci rimango, fin da piccolo… piangevo quando qualcuno mi sgridava e ancora ricordo perchè il Signore mi ha donato un dono non indifferente… la memoria. Ho ragione? Ho Torto a lamentarmi? Chiedo scusa e tutto il mio rispetto e la mia solidarietà va a chi sta economicamente, di salute e di titoli di studio, peggio di me.
    Forse mi lamento di cose futili, ma questo è il mio status.

    Grazie per la pazienza e attendo commenti.

  15. Buona sera a tutti, vorrei avere un consiglio anche io da parte della Dottoressa Testa, ho 19 anni e mi sono appena iscritta al primo anno di università (triennale), che ho deciso di seguire nella modalità “a distanza”, cioè seguendo le lezioni online perchè nel frattempo vorrei lavorare. La mia scelta nei confronti dell’università è stata quella di un impegno full time perchè volevo trovare un lavoretto part time (che ancora non ho trovato), però ora forse ho l’opportunità di avere un lavoro full time e ho paura di non saper gestire la cosa, perciò nel caso il lavoro fosse confermato vorrei diminuire l’impegno universitario a part time, però la paura di non farcela è comunque grande!
    Voglio realizzarmi però attualmente vorrei anche lavorare per soddisfare anche altri obiettivi di vita. Sono determinata nel farlo ma la paura rimane sempre grande… certo sono giovane anche se dovessi metterci 6 anni alla laurea ne avrei 25 però la paura di fallire c’è. Un consiglio??

  16. Ciao Silvia. Non dici quale facoltà hai scelto, ma il tipo di studi può fare la differenza. Immagino che laurearsi in ingegneria, o in medicina, lavorando e senza frequentare sia piuttosto dura. Può esserlo meno con altre facoltà.
    Oltretutto, se hai scelto una modalità di insegnamento a distanza – della quale però non ho esperienza diretta e so piuttosto poco – immagino che tu possa gestirti in modo libero i tempi di apprendimento. Se hai trovato un lavoro full time che ti piace, ti suggerirei comunque di acchiappare al volo l’opportunità. E, poi, di organizzarti al meglio coi tempi, sapendo che se ci metti un po’ di più a laurearti non è la fine del mondo.

  17. @ Silvia

    Nei giorni scorsi anche io mi sono iscritto ad un corso di Laurea FAD (a distanza): Scienze della Comunicazione.
    Sono un over 40, ho famiglia, due figli e, fortunatamente, un lavoro a tempio pieno (8 ore/gg).

    Molti altri, nelle mie stesse condizioni, hanno affrontato questo percorso portandolo a termine e questo mi ha dato il coraggio e la spinta definitiva per provarci.

    Non voglio e non devo convincere te o altri, riporto il mio punto di vista: porta avanti il tuo progetto ora, anche con un lavoro. L’età gioca a tuo favore.

    Inoltre l’organizzazione del tempo a disposizione per lo studio, l’elasticità mentale e l’allenamento allo studio sono condizioni che molto probabilmente si ridurranno con il passare degli anni (famiglia, altri interessi, ecc).

    Durante la presentazione del corso FAD, i docenti sono stati molto chiari: questa non è una gara di velocità ma è una maratona.

    L’obiettivo non è arrivare primo. L’obiettivo è quello di arrivare al traguardo ! Prendetevi quindi il vostro tempo … Laurearti a 25 anni non sarebbe quindi un dramma, anzi.

    Per la paura non preoccuparti, io ne ho tantissima: di non riuscire, di buttare (oltre ai soldi) tempo al vento rubandolo alla famiglia, ai figli al tempo libero e agli hobbies.

    Come sempre il “successo” dipenderà da noi stessi e da quanto teniamo a quell’obiettivo.
    Idee, voglia di capire o approfondire, necessità (lavoro migliore e magari quello dei sogni), nuove competenze in grado di offrire nuove opportunità, ecc, tutto questo deve essere il carburante che ci alimenta per andare avanti.

    Eventuali fattori esterni (imprevisti, momenti difficili, ecc) dovranno essere valutati attentamente, ma non dovranno essere una scusa per abbandonare il cammino.

    Anche se le prime due settimane di corso fanno già sentire il “peso” dell’impegno.

    Negli anni novanta ho frequentato due anni di scuole serali, diplomandomi presso un istituto tecnico pur lavorando 8 ore al giorno.

    Vent’anni dopo ci riprovo, consapevole che un diploma è cosa ben differente da una Laurea e che le condizioni (mente – tempo) sono molto più sfavorevoli.

    Come vedi non è impossibile lavorare e studiare e farlo alla tu/vostra età offre vantaggi non indifferenti.
    In bocca al lupo !!!

    @ Annamaria

    Sul sito dell’Università di Reggio Emilia/Modena vi sono diverse info in merito a FAD: http://www.fad.unimore.it/2013/index.php.
    Docenti, materiali, testi, lezioni ed esami, sono identici per tutti gli studenti, sia FAD che in presenza.
    Chi NON può frequentare in presenza (es: chi lavora o chi abita lontano) ed ha scelto il FAD, può avvalersi di lezioni serali online in diretta o di materiale audio/video da scaricare.
    Chi sceglie FAD, avvalendosi di questi servizi, paga una sovrattassa di circa 750euro.

      1. Ieri, 9 Luglio 2014, si è concluso per me (con una decina di giorni di anticipo) il primo anno accademico.

        7 esami superati su 7.

        Voti che oscillano dal 20 al 30 e Lode.
        Risultato incredibile per me e che mai mi sarei aspettato …!

        E’ stato un anno davvero molto complesso, duro e difficile da gestire, un anno che mi ha succhiato energie e forze, ma che allo stesso tempo mi ha regalato emozioni forti e grandi soddisfazioni.

        Le lezioni seguite in notturna, quando tutto attorno tace, gli occhi vacillano e la mente non ne vuole sapere di apprendere ma vuole soltanto dormire.

        I sabati e le domeniche trascorsi con la testa piegata sui libri con la mente che fugge lontano di tanto in tanto, poi ripresa a fatica con sforzo enorme.

        Tanti concetti nuovi, dai più concreti ai più astratti, concetti che pare non arrivare mai nei magazzini centrali della memoria.

        La tensione, il timore di avere sprecato tempo e di dover ricominciare daccapo, sottraendo ulteriore tempo alla famiglia.

        Ci sono stati anche momenti di sconforto, momenti in cui stavo per mollare tutto, spinto dalla solita terribile domanda: ma chi me lo ha fatto fare?
        Poi, ogni volta, con determinazione, orgoglio e voglia di imparare, mi sono rialzato ed ho ripreso il percorso, passo dopo passo, senza fermarmi.

        Ora volto lo sguardo a quel giorno di settembre in cui ho iniziato questo incredibile percorso … e sorrido.

        Non ho ancora fatto nulla, lo so benissimo, ma la sensazione è quella di avere scalato una montagna altissima, una montagna che intimorisce ma che regala panorami fantastici.

        Questo primo anno si è rivelato un anno molto formativo ed istruttivo, un anno che ha aperto nuove strade e nuove possibili percorsi, un anno che mi ha regalato “compagni di viaggio” con la mia stessa determinazione e voglia di mettersi in gioco.

        Sapevo che sarebbe stato un anno difficile ma la speranza era quella di poter crescere e trovare nuovi strumenti per il mio lavoro (ma non solo).

        Oggi posso dire di avere ricevuto molto più di quanto sperassi, a partire da due elementi che non avevo considerato all’inizio: stupore e meraviglia.

        1. Ieri, dopo la conferma di aver superato l’ultimo esame, concludo il mio secondo anno praticamente in pari.

          Secondo anno in cui ho risentito delle scorie e della stanchezza accumulati dall’inizio di questo percorso.

          Secondo anno in cui sono scivolato, inciampato, caduto e rimasto a terra svuotato di ogni energia con lo sguardo rivolto verso il cielo.

          Nubi sempre più scure si addensavano nella mia mente poi, piano piano, mi sono rialzato faticosamente … prima sulle ginocchia sbucciate, poi sulle anche ammaccate ed infine sulla schiena, dolorante ma di nuovo dritta.

          Ho inspirato aria fresca, ho rialzato lo sguardo, ho riordinato le idee ed ho ripreso il cammino.

          Strada facendo ho ritrovato, uno ad uno, tutti gli ingredienti (fiducia, motivazione, forza mentale, determinazione, consapevolezza dei miei limiti e dei miei punti di forza) e sono arrivato alla fine del percorso, stremato ma soddisfatto.

          Ancora una volta programmi impegnativi, concetti a volte un po’ complessi da “sgarbugliare” all’inizio (almeno per il sottoscritto) ma, allo stesso tempo, argomenti estremamente affascinanti ed interessanti che toccano svariati ambiti.

          Tanto impegno, tanta fatica e, ancora una volta, stupore e meraviglia.

          100 crediti acquisiti, 80 ancora da acquisire, ma nessuna discesa, anzi … dopo l’estate dovrò affrontare una nuova impegnativa salita.

          Concludo questo nuovo aggiornamento con lasperanza che questa mia esperienza possa essere di aiuto a coloro che si chiedono: “studiare lavorando è una buona idea?”

  18. Ciao Annamaria. La mia esperienza di studentessa-lavoratrice si incrocia con la tua per via dell’incontro con Emanuele Pirella. A 19 anni il primo vero lavoro nella segreteria della sua Agenzia di Pubblicità. La sera poi dalle 9 alle 11 frequentavo un corso innovativo di laurea allo IULM, marketing e pubbliche relazioni. Molta fatica, ma ricordo che l’impegno era al massimo, volevo imparare tutto sul mondo della comunicazione. Poi mi chiama l’Alitalia e il sogno di girare il mondo ha la meglio sul resto. Interrompo gli studi per poi riprenderli a Roma, facoltà di lingue. Non mi sono mai laureata, ma ho viaggiato sempre con una curiosità rinnovata, per i luoghi, la gente. Il rimpianto spesso si ripropone, ma sapere che anche il tuo percorso di esperta di comunicazione è stato fatto sul campo oltre che sui libri, mi fa capire quanto conti relativamente il pezzo di carta senza l’amore per la conoscenza e la voglia di condividerla. Pirella docet.

  19. Annamaria,
    Sono figlia di italiani e vivo all ´estero, peró ho deciso de andare a vivere in italia. Ho voglia di andare in università, ma per forza devo lavorare, per sostegno. Lei direbbe che é possibile, per una persona con quase 40 anni, prendere una laurea mentre lavora? Grazie.

  20. Chiedo scusa ad Annamaria per questa intromissione …

    Mara: si può fare.
    Io lo sto facendo ed ho qualche anno in più, ma non sono solo e ci sono persone anche più grandi; siamo tanti !

    Ho iniziato il secondo semestre del primo anno e proprio oggi ho sostenuto una prova intermedia…

    E’ dura? NO ! E’ durissima!
    Servono stimoli e motivazioni forti, specialmente per superare i momenti in cui pensi di molare e di non farcela.

    Si sacrifica tempo libero, tempo per la famiglia, il fine settimana, si inciampa e si fatica a riavviare connessioni mentali e magazzini di memoria cristallizzati.

    Però si può STUDIARE A DISTANZA, seguendo lezioni e studi compatibilmente con i propri impegni, recandosi in facoltà “solo” per gli esami.

    Un consiglio: leggi (scusa se mi permetto di darti del TU) i post qui sopra e vai sul sito che segnalo sotto.

    Leggi, valuta se può offrirti le ooportunità che cerchi e pensaci su.
    Guarda a questo percorso come se dovessi prepararti per una maratona … e non ad una gara di velocità.
    In bocca al lupo.

    Sul sito dell’Università di Reggio Emilia/Modena vi sono diverse info in merito a FAD: http://www.fad.unimore.it/2013/index.php

  21. ciao a tutti, vi sembrerà piuttosto presuntuoso da parte mia. Ebbene, lavoro da 12 anni nella stessa azienda, ho 31 anni e in pratica ho cominciato a lavorare il giorno dopo l’esame di maturità. Ho sempre rimpianto di non aver studiato, sia per volere personale, sia perché vedevo tutti i miei coetanei che lo facevano. E’ una cosa che mi manca, un buco che non sono mai riuscito a tappare, ma ho preso finalmente la decisione di iscrivermi. I miei titolari hanno espresso la volontà a mantenere la “collaborazione”, molto probabilmente mi proporranno un part-time ma ad oggi non è ancora arrivata alcuna proposta. Io ho paura che accettando, non riesca a compiere gli studi nei tempi stabiliti e soprattutto con i risultati che mi sono prefissato. Nello stesso tempo, però, ovviamente il timore di restare al verde è molto forte, anche se economicamente dopo tutti questi anni ho avuto modo di mettermi via qualcosina che mi potrà sicuramente tenere a galla per almeno un paio di anni. Considerate che abito con la mia ragazza, siamo in affitto, lei lavora part-time e il mio stipendio attuale non è per niente male. Il fatto è che però non sono felice, mi sento fermo e mi vedo invecchiare un minuto alla volta (citazione). Vorrei studiare lingue, per le quali mi sento portato e tutt’ora, lavorando, ne faccio ampio uso, anche se solo nell’ambito del lavoro che svolgo. Quindi meglio dimissioni e rinuncia ad un reddito fisso ed importante oppure seguire liberamente il proprio sogno sapendo di poter essere più felice di quello che sono? Sì perché solo il pensiero mi fa sorridere, mi cambia l’espressione del viso, mi fa vedere la vita in un altro modo. Criticatemi pure ora, grazie L

  22. Ciao Luca.
    Credo che la decisione di riprendere a studiare sia buona, e che sia fertile soprattutto per il futuro: Il tema, infatti, non è solo il lavoro che fai oggi, ma quello che farai tra trent’anni… quando sapere le lingue sarà un’assoluta necessità, sia per aggiornarsi, sia per interagire in un mondo che sarà molto più piccolo di quanto non sia oggi.

    Credo che studiare un argomento che appassiona sia, certo, una fatica, ma anche e soprattutto un piacere. E questo ti aiuterà molto. Se concordi un part time coi tuoi datori di lavoro e organizzi bene i tuoi tempi, dovresti potercela fare. In bocca al lupo!

  23. Mi sono laureata in economia nel 2004, con risultati decisamente buoni anche se non eccezionali (108/110, fuori corso di due anni). Posso dire che l’aver dovuto lavorare mentre studiavo (part time, cambiando vari lavori ma in modo continuativo) alla fine si è rivelato un vantaggio eccezionale: forse mi sono laureata un anno più tardi, ma mi sono fatta delle esperienze di base che mi sono servite tantissimo e mi hanno permesso di capire cosa mi piaceva di più e cosa mi riusciva meglio. Perciò la mia idea è: crearsi sempre un percorso completo, affiancando agli studi esperienze pratiche di vario tipo o approfondimenti extra, senza aspettarsi che una scuola – fosse pure la migliore della terra – possa darti tutto quello che serve nella vita

  24. Salve, ho 22 anni e sono uno dei pochi della mia età che ha trovato un lavoro che gli piace e che gli porta molte soddisfazioni. Mi sono diplomato nel 2010 all’ITI e adesso lavoro come sistemista informatico. Come dicevo prima il lavoro che faccio mi piace anche se l’azienda per cui lavoro sta avendo problemi nei pagamenti. Lavorando sto acquisendo tante nozioni teorico-pratiche solamente che provo dentro di me un vuoto quando mi trovo difronte ad una cosa che dovrei conoscere basilarmente ma non so darmi nemmeno un minimo di spiegazione.
    Per questo motivo ho pensato di iscrivermi alla facoltà di informatica per intraprendere un percorso specializzante che mi dia la possibilità di pormi nel mercato del lavoro (nel caso l’azienda per cui lavoro mi licenziasse o fallisse)in modo più consono alle richieste esposte dalle aziende del settore. Ho però una paura che è quella di arrivare ad un punto di rifiuto di entrambe le cose (del lavoro e dello studio) e del fallimento nell’una o nell’altra cosa.
    Per questo motivo dott.sa vorrei sapere da lei se sarebbe meglio per me iniziare un percorso universitario, continuando a lavorare, oppure acquisire delle conoscenze tramite il conseguimento di specifiche certificazioni che mi porterebbero ad avere solo conoscenze mirate.
    Grazie, saluti Bruno

  25. Ciao Bruno.
    Se l’informatica ti appassiona, dovresti potercela fare (a patto che ti lasci dietro la paura del fallimento: la profezia che si autoavvera è una brutta bestia…)
    https://nuovoeutile.it/profezia-si-autoavvera/

    Tra l’altro: nei confronti degli studenti “normali” hai il vantaggio di una bella esperienza sul campo. E hai un altro vantaggio: puoi capire a che cosa ti serve quello che stai studiando.

    Per quanto riguarda le certificazioni: non so dirti né che valore hanno, né quanto ti possono essere utili. Ma questo significa poco: non sono un’esperta di informatica, e non ho strumenti per valutare.

    In bocca al lupo!

  26. Ciao a tutti,mi fa piacere leggere i vostri commenti,sono di enorme aiuto.Ho quarant’anni,lavoro e mi sono iscritta al primo anno di psicologia.Vi confesso che sono un po’ in crisi,in quanto in un anno ho dato due esami e sono andati pure male.Non riesco a frequentare,e mi manca molto probabilmente il supporto delle lezioni.Desidero laurearmi,visto che e’ stato sempre il mio obiettivo,ma ora che finalmente sono una studentessa universitaria,sono andata in crisi e mi sembra di non farcela.Voglio specificare che la maturita’ l’ho conseguita lavorando al serale,quindi anche per questo pensavo,di essere in grado di affrontare anche l’universita’,parlando in termini di impegno. Avete qualche saggio consiglio da darmi ? Grazie a tutti

  27. Ciao Ori,
    io mi sono diplomato ITIS nel ’94 lavorando otto ore al giorno in una officina meccanica.
    20 anni dopo mi ritrovo iscritto all’Università, con lavoro, figli e un sacco di impegni attività collaterali.
    Mi sono sicritto alla Università UNIMORE di Reggio Emilia nel settembre 2013 ed ho completato il primo impegnativo anno.

    Ma bada bene: NON sono un fenomeno anzi, faccio un fatica bestiale, lotto con testi, definizioni, appunti scarabocchiati e lezioni registrate in notturna.

    Quello che conta è quanta spinta e quanta motivazione hai dentro (e anche attorno).

    Lavorando NON si riesce a frequentare, per questo motivo ho scelto FAD, ovvero la possibilità di studiare da casa, a distanza, di sera o nei week end.

    Attulmente psicologia non è tra le lauree FAD, in ogni caso allego il link che spiega come sono strutturati i corsi: http://www.fad.unimore.it/

    Inoltre il giorno 20 SETTEMBRE, proprio a Reggio Emilia ci sarà la presentazione di tutti i corsi FAD con la possibilità di “chiaccherare” anche con molti docenti.

    Spero di esserti stato utile con questo commento e con i precedenti sopra.
    Davide

    1. Ciao Davide! Le tue parole mi sono di aiuto,visto che anche tu come me,ti sei diplomando lavorando,quindi mi capisci.Grazie per il tuo supporto,ma in effetti mi sono fatta prendere dallo sconforto vedendo i risultati negativi dei primi esami.E’ dura,si sa,lavorare e studiare e’ complicato e richiede un sacco di sacrifici e determinazone in quello che si fa’,altrimenti uno non prende una decisione simile.Grazie per il link,vado subito a consultarlo,anche perche’ non poter seguire le lezioni,non pensavo, ma mi sta creando un sacco di problemi con lo studio,in verita’ pensavo di riuscire a gestire meglio il tutto.Ma ce la faro’!!! e’ quello che voglio!In bocca al lupo,ci sentiamo a presto!!! Buon studio!

  28. Seguo il suo blog da qualche mese, ma sono giunta a leggere quest’articolo cercando informazioni sullo studiare e lavorare contemporaneamente.
    Dopo essermi diplomata col massimo dei voti, mi sono iscritta alla facoltà di Economia con grandi aspettative, ma non avevo fatto i conti con i miei desideri, che avevo messo da parte sperando di far contenti i miei genitori. Mi sarei voluta iscrivere a Lettere moderne o Filosofia, invece ho studiato per anni qualcosa che non amavo affatto.
    Ho interrotto gli studi per tre anni, durante i quali ho lavorato, poi ho ripreso, sono andata un anno all’estero con una borsa di studio Erasmus, sono tornata e ho terminato gli esami (della triennale), ora mi manca solo la tesi.
    In tutto questo, non so cosa fare dopo. In famiglia mi consigliano di proseguire con la specialistica, ma mi sento vecchia, per studiare ancora, nonostante mi renda conto che la cosa possa risultare ridicola, ma è ancora più evidente quando ci si confronta con ragazzi stranieri, che alla mia età hanno già fatto tanto.
    In questi giorni ho dato un’occhiata alle varie lauree magistrali che potrei frequentare a Roma, pensando anche di voler lavorare, nel frattempo, perché non vorrei pesare economicamente sui miei genitori.
    Però stavolta vorrei studiare qualcosa che mi piaccia, un indirizzo attinente più all’area umanistica (il mio desiderio è quello di lavorare nel mondo dell’editoria).
    Non so se sarebbe la scelta giusta, forse dovrei fermarmi e cercare un lavoro, ma temo che soltanto con una laurea triennale in tasca, non avrei molta scelta.

    1. Ciao Clara.
      Sbaglierò, ma temo che una candidata più o meno trentenne (se ho fatto bene i conti dell’età che potresti avere una volta conseguita la magistrale) ma senza nessuna esperienza lavorativa possa trovare molte, molte difficoltà a collocarsi.

      Io, se fossi in te, comincerei subitissimo a cercarmi un lavoro. E attenzione: non “il lavoro ideale”, ma un lavoro decente, che mi metta in contatto con il mondo reale e mi consenta di mettermi alla prova. Considera che anche trovare lavoro non è per niente facile, e possono volerci mesi. Considera l’opportunità di usare la tesi come “grimaldello” per entrare in contatto con realtà che potrebbero essere interessanti sotto il profilo lavorativo. E guarda se la tua università ti offre ancora la possibilità di fare stage.
      Se non conosci il sito di Almalaurea, prova a dare un’occhiata estesa. Ci sono molte cose utili da sapere e, magari, trovi anche qualche dritta. http://www.almalaurea.it

      1. La ringrazio molto dei consigli.
        Come esperienza lavorativa, ho solo quella fatta per tre anni presso un’azienda, come contabile e responsabile degli acquisti e delle vendite.
        Mi metterò alla ricerca, ora il mio dubbio è se farlo qui o in Spagna dove ho studiato, ma ovviamente potrei valutare anche entrambe le opzioni.
        Ancora grazie.

  29. Salve a tutti
    solo oggi ho scoperto questo blog che leggendo quasi tutti i commenti mi sono stati utili.
    Sono del ’94 e per motivi personali e non di bocciatura quest’anno finirò la 5 alberghiero a 20 anni pensando poi di continuare i studi andando all’università. Come indirizzo (che mi piace molto e mi ispira a studiare le caratteristiche più fine di ogni alimento) avrei scelto -scienze e tecnologie alimentari- ad Udine e vorrei anche lavorare per guadagnare un po’ di soldini e mantenermi, in parte, economicamente (senza chiederli sempre ai genitori). Quindi avrei l’idea di iscrivermi come studentessa part-time riuscendo così fare le due cose (studiare e lavorare) contemporaneamente. La mia preoccupazione principale, come si può forse capire, è che non so se riuscirò per i miei futuri 5 anni di università a mantenermi “sveglia” tra lavoro e studio senza rischiare di perdere altri anni che per me diventerebbero troppo pesanti (già quest’anno è stancante perché ne risento dei miei 6 anni di superiori).
    Secondo Lei Dott.ssa Testa, potrò farcela? Oppure è meglio che studi solo?
    Una altra domanda le vorrei porLe: siccome finirò gli esami di maturità a luglio avevo mente di fare un po’ di pausa dagli studi, entrando così all’università il prossimo anno ( questo calcolo l’ho già messo in conto precedentemente), avevo intenzione di andare all’estero a lavorare per qualche mese. Secondo Lei avrò ancora voglia dopo di ritornare agli studi?
    Grazie,
    Bela

  30. Ciao Bela.
    Nelle scelte che proponi la componente individuale è così forte e dominante che è del tutto impossibile darti un parere sensato.
    E poi… c’è il caso, che può scompigliare ulteriormente le previsioni: incontri, ostacoli imprevisti, opportunità inaspettate…
    L’unica cosa che mi sento di consigliarti è quella di cercare un lavoro che comunque (hai fatto l’alberghiero e non dovrebbe essere difficile) abbia attinenza con quanto hai studiato e vuoi fare.
    Per esempio: una mia giovane amica ha finito il Turistico, si è trasferita a Londra dove ha perfezionato l’inglese e ha lavorato per due anni in un ristorante del centro. Prima o poi tornerà in Italia per aprire un locale suo, ma intanto (ormai sa 4 lingue) ha deciso di seguire un corso da hostess e intende lavorare per qualche anno sui voli internazionali perché, prima di tornare, vuole girare un po’ il mondo.

  31. Salve a tutti,
    per caso ho scoperto oggi questo blog molto interessante e devo dire che dopo aver letto tutti i commenti, ho deciso di scrivere anche io la mia situazione.Ho 21 anni e poco dopo la maturità decido di iscrivermi all’università, nello specifico ingegneria civile,attratta da quell’ambito e speranzosa di conseguire la laurea come tutti i ragazzi universitari d’oggi. A distanza di un anno iniziano ad affiorare dubbi e paure riguardo la scelta,esami non superati, studio poco piacevole:attribuisco il tutto ad un errato metodo di studio. Tuttavia nel corso dei mesi, pur avendo cambiato modo di studiare, i dubbi rimangono e si rafforzano. A marzo 2014 decido di fare la rinuncia agli studi, accettata dai miei genitori, ai quali devo tutto il mio rispetto e bene per avermi sostenuta; trovo nel frattempo diversi lavoretti per riuscire a mantenermi autonomamente. Seguendo la passione per lo studio che ho sempre coltivato,ad ottobre 2014 scelgo di iscrivermi ad una nuova facoltà, scienze statistiche,indirizzo perfetto tra materie che mi appassionano molto e ciò che vorrei fare in futuro. Nonostante tutto continuo a lavorare, per pagare tasse universitarie ed in qualche modo ” sdebitarmi” e sentirmi meno in colpa nei confronti dei miei genitori. Tutt’oggi sono felice della scelta che ho portato avanti, ma mi si pongono alcuni dubbi, credo non risolvibili a breve termine:avrò fatto bene ad iscrivermi nuovamente all’università nella speranza di ottenere una soddisfazione personale, una volta ( si spera) raggiunta la laurea? il lavoro che continuo a svolgere in una gelateria, può in qualche modo offuscarmi la vista o intralciarmi il percorso? ed in ultimo potrei rendere i miei genitori, orgogliosi di me?
    Ritengo che ogni scelta compiuta, segni il destino di un individuo, nel bene o nel male, ciononostante spero di raggiungere gli obiettivi prefissati,superando gli intralci di percorso.
    Grazie
    Anto

  32. Ho 40 anni e un diploma di analista contabile. Lavoro in ufficio spedizioni e mi piacerebbe occuparmi della gestione del magazzino in maniera più ampia. In azienda le mie richieste non sono considerate e allora stavo valutando di studiare per un diploma di laurea triennale tramite un’università online:Cepu e ecampus. Potrebbe aiutarmi un diploma triennale in economia o ingegneria gestionale per migliorare la mia posizione e cambiare lavoro in futuro? E’ l’unico percorso di studi che mi consentirebbe di sfruttare alcuni permessi retribuiti, poiché i corsi di formazione non sono considerati e un altro diploma non avrebbe senso. Però ci sarebbe il problema dell’età anche dopo la triennale: sarebbe così determinante per riuscire a cambiare lavoro?

    1. Ciao Eliseo.
      La tua domanda è molto specifica e temo di non avere elementi per risponderti in maniera sensata. Non so neanche qual è la tua regione, com’è il mercato del lavoro lì, se sei disposto eventualmente a trasferirti, come te la cavi con le lingue straniere: sono tutte cose che, per riuscire a cambiare lavoro, contano, insieme a molte altre.
      Posso solo dirti che migliorare la formazione è comunque una buona idea.

      1. Abito in provincia di Modena, conosco bene l’inglese, che studio continuamente e un po’ di francese. Non vedo possibilità di cambiamento a breve, quindi mi sto chiedendo quale possa essere una formazione adatta per sbloccare la situazione. Tra categorie protette, età in apprendistato e esperienze non corrispondenti non trovo nulla.

        1. Immagino che non sia semplice. Però, forse, è più semplice in Emilia Romagna che in altre parti d’Italia.
          Tra l’altro, digitando formazione permanente Modena, o Formazione Permanente Emilia Romagna, vedo che dalle tue parti ci sono diverse strutture e opportunità. Molte delle quali, tra l’altro, puntano sull’informatica. Purtroppo non ti posso essere più utile di così.
          Dovendo scegliere un corso universitario, forse mi orienterei più su economia (ti apre, credo, più strade) che su ingegneria gestionale.
          In bocca al lupo, qualsiasi cosa tu scelga di fare!

          1. Dici economia, ma se dovessi laurearmi a 43-44 anni poi potrei sfruttare il titolo di studio nonostante l’età? Dovrei scegliere un centro di preparazione privato, con lezioni online, per una cifra che si aggira sulle 14.000€ che non è poco, poiché è difficile frequentare presso un’università pubblica e almeno si dovrebbe pensare che ne varrebbe la pena. Un consulente del personale mi ha invece riferito che non è determinante la laurea e potrebbero essere utili corsi di formazione, anche a distanza. Certo che per una laurea dovrei stare fermo per 3 anni… Devo andare ad un colloquio di orientamento al centro per l’impiego del mio comune, per capire cosa è meglio fare al fine di avere altre opportunità. Grazie della tua disponibilità, una piccola luce può illuminare un momento di incertezza.

  33. Eliso, se posso darti un consiglio: UNIMORE (Università di Modena e REggio Emilia) offre corsi di Laurea FAD (a distanza).

    Vantaggi:
    – studi da casa,
    – frequenti lezioni online in diretta e/o in streaming,
    – hai stessi programmi e docenti degli studenti in presenza,
    – puoi contattare in qualsiasi momento i docenti via mail (rispondono sempre tutti ed anache in modo rapido),
    – una segreteria molto attiva ti supoorta con consigli e info.
    – UNIMORE è praticamente a casa tua.

    Svantaggi:
    – supplemento di circa 750 euro/anno per utilizzo piattaforma FAD,
    – studi “da solo”, a meno che non ti organizzi con gruppi online con altri studenti FAD.

    Annamaria ti ha consigliato una focoltà di Economia, tu conosci due lingue straniere, io ti consiglio di guradare il corso FAD in Marketing e Organizzazione d’impresa: http://www.fad.unimore.it/index.php?option=com_content&view=article&id=53&Itemid=18

    In ogni caso qui trovi tutte le info sui corsi FAD: http://www.fad.unimore.it/

    Per l’età non preoccuparti, ci sono persone anche più grandi dei tuoi 43-44 anni (io sono tra quelli… ma ho scelto Scienze della Comunicazione).
    Ho appena iniziato il secondo semestre del secondo anno, 12 esami superati e tanti ancora da superare.

    Non farlo solamente per “il pezzo di carta”, fallo soprattutto per imparare, migliorare, crescere.

    Un consiglio: imbarcati in questa avventura solamente se sei davvero motivato !!!
    In alcuni momenti (e ti garantiscono che quei momenti prima o poi arrivano per tutti) è davvero difficile mantenere la rotta e non mollare.

    Come ripeto spesso: non è un percorso semplice e non è assolutamente scontato superare i diversi ostacoli, specialmente se hai un lavoro a tempo pieno, una famiglia, dei figli.

    Consultare il sito di UNIMORE non costa nulla, per tutto il resto … in bocca al lupo

    1. Sono indeciso se iniziare un percorso triennale, non hai garanzie che un titolo del genere possa sbloccare la situazione, certo uno potrebbe farlo per il piacere dello studio però avere prospettive aiuta. Alcuni dicono che la laurea non è determinante però sempre più spesso vedo ricerche di persone laureate. Un consulente del personale mi ha detto che spesso vengono scelte persone diplomate, inserite all’interno di selezioni per laureati e che si parla di laureati in annunci di lavoro ideali poi magari le cose sono un po’ diverse. Sarei indeciso tra economia, proseguimento ideale del percorso di analista contabile e ingegneria gestionale poiché mi piacerebbe occuparmi di logistica in tutti i suoi aspetti nell’amministrazione di un magazzino. Un’università online insieme a un centro di preparazione privato danno dei servizi come un metodo di studio da seguire e un supporto, piuttosto che studiare da soli, anche se c’è un costo e gli esami si possono dare quasi tutto l’anno. Un corso di formazione non ha lo stesso spessore di una laurea però potrebbe dare delle competenze da spendere quasi subito. Non so ancora, vediamo cosa mi dicono al centro per l’impiego del mio comune, presso il quale ho un colloquio d’orientamento a fine mese.

      1. Eccomi qui di nuovo,sempre indeciso tra corsi di formazione diploma di laurea triennale. Un corso di formazione forse potrebbe fare acquisire competenze in tempi brevi però una laurea sarebbe una soddisfazione, anche se dovessi aspettare minimo 3 anni e sopportare il lavoro attuale…

  34. non vorrei scoraggiare nessuno, ma se devo essere sincero dipende si tutto dal tipo di ambizione che hai ma purtroippo nel senso che se scegli facoltà come giurisprudenza, lingue, informatica, economia, e tante altre “minori” come ad esempio quelle sulla cucina, marketink, ecc, ce la puoi anche fare anche se con tutti i sacrifici intuibili, salvo poi trovarsi una concorrenza infinita per ottenere il posto(…ovvio no?).
    Se invece la tua ambizione fosse ad esmpio quella di fare il medico, allora è meglio sapere che ad un certo punto non potrai/dovrai più lavorare e dovrai dedicarti totalmente agli studi e a frequentare le cliniche, oltre che ossequiare i primari, insomma devi poterterlo permettere: il meccanismo è studiato apposta perchè tu se vieni dal basso non possa mai farcela e vieni sbarrato alla “selezione naturale” tra chi “può” (in pratica quasi sempre figli di medici) e chi “non può”.
    L’ ascensore soiale non funziona nel nostro paese, ma sono certo di dire cose che già conoscete.

  35. Buon giorno a tutti.
    Mi presento sono Matteo ho 20 anni,quasi 21 per l’esattezza e vorrei raccontarvi, pur vedendo la data degli ultimi commenti, la mia storia.
    Sono diplomato in Perito Meccanico presso un istituto tecnico della mia zona.
    Col senno di poi sono arrivato alla conclusione di aver sbagliato scuola in quanto dopo il diploma sono sorti nuovi interessi che mi hanno portato a maturare l’idea che l,ambito meccanico non fosse proprio il mio campo.
    Sia per necessità che per sconforto dopo 5 anni di inettitudine scolastica, ho dovuto trovarmi un lavoro.
    In tutto questo odierno contesto di crisi io son stato particolarmente fortunato in quanto a distanza di circa 8/9 mesi ho trovato ed ottenuto un posto come addetto presso una piccola ditta della mia zona.
    Dopo aver analizzato quasi per scherzo quello che risulta essere il panorama universitario ho notato questa mia passione per il diritto,materia che ho sempre fatto con una mediocre voglia.
    Cio che piu mi ha fatto cambiare idea è stato comprare un manuale di diritto quasi per scherzo e notare che tornando a casa dopo una estenuante giornata lavorativa avevo una voglia irrefrenabile di leggerlo e studiarlo.
    Detto ciò ho incominciato a riflettere…. a pensare al mio futuro.
    Premetto che io in ambito scolastico sono sempre andato benissimo commettendo l’errore di non impegnarmi l 100% dato l’atteggiamento con cui affrontavo l’errato corso di studi scelto.
    Ebbene dopo un’attenta riflessione sono arrivato alla conclusione che la mia condizione economica non mi consente assolutamente di affrontare un corso di studi come giurisprudenza poichè dovendo lavorare tutto il giorno dalle 8 del mattino fino alle 8 di sera sarebbe difficoltoso intraprendere un percorso quinquiennale come quello d giurisprudenza.
    Proprio quando pensavo d aver perso la speranza h scoperto che nella città di Torino esiste un corso di laurea a carattere triennale in scienze giuridiche che in linea teorica dovrebbe offrire una chance a chi come me non può permettersi di dedicarsi completamente allo studio.
    Questo mercoledì mi recherò presso l’Ateneo perchè sono fortemente intenzionato a Laurearmi non tanto per avere come leggevo nei commenti precedenti quel famoso ” pezzo di carta” ma per avere opportunità, l’opportunità di crearmi un futuro come desidero che permetta una vita ottimale per me e per la mia famiglia e che allo stesso tempo mi dia soddisfazione e che mi sproni a migliorarmi sempre.
    Non è solo un fattore di ambizione ma anche di determinazione, di credere in se stessi,inseguire uno scopo.
    Detto ciò io vorrei affrontare un ulteriore argomento che normalmente nessuno affronta ma che io in particolare da aspirante giurista vorrei analizzare sia il risvolto teorico che pratico essendo un lavoratore.
    Allora la mia situazione prevede salvo differenti adempimenti da parte dell’Ateneo una impossibilità ad affrontare i corsi dato il mio impegno full “e oltre” time.
    Per legge io dovrei avere a disposizione un “tot” (al momento mi sovviene il numero esatto) di ore settimanali se non erro,da destinare allo studio.
    Questa è la teoria tale per cui io dovrei recarmi dal mio titolare e affermare che in base alla legge n.tot io avrei diritto a ciò.
    Poi entra in gioco l’aspetto pratico ovvero tutte quelle conseguenze che l’ordinamento giuridico non contempla.
    Ovvero essendo io un lavoratore dipendente e pur avendo un apprendistato di 5 anni che come legislazione è messo quasi al pari di un contratto a tempo indeterminato,il mio titolare 99 su 100 mi lascerebbe senza lavoro dichiarando la mia inadempienza lavorativa.
    Molti tenteranno di disquisire questa affermazione ma sappiamo bene (chiunque abbia lavorato come dipendenze) che la legge per certi versi non è per il lavoratore e tanto meno per chi lavora e intende studiare al contempo.
    Questo è un esempio di risvolto pratico che non sempre la teoria contempla.
    Detto ciò io sono determinato a costruirmi un futuro e farò di tutto per laureami in ciò che ritengo essere il mio campo.
    E invito chiunque abbia la fortuna di poter studiare solamente ne sia grato perche è per il futuro per vostro e di nessun altro.
    Vi ringrazio per aver letto questo commento e spero possa essere di aiuto a chi si trova nella mia stessa situazione.
    Un consiglio?
    Non mollate mai tutto ritorna sempre!

  36. Buongiorno a tutti. Inizierò a lavorare a Modena. Vorrei iscrivermi alla triennale in scienze giuridiche di Modena. Come sono i professori nei confronti di chi lavora? Disponibili? Grazie

  37. Ciao a tutti,
    con il superamento dell’ultimo esame previsto dal programma di studi, si chiude il mio percorso SCO-FAD presso UNIMORE.
    Dopo tre anni e due mesi davvero impegnativi a livello fisico e mentale ed estremamente intensi dal punto di vista emotivo, mi dirigo con entusiasmo verso l’obiettivo finale: la tesi.
    Lo so… c’è ancora un ultimo importante tratto di strada da percorrere e non ho nessuna intenzione di perdere troppo tempo.
    Questo breve commento vuole essere un aggiornamento dei miei precedenti post e spero possa essere di stimolo per coloro che, come il sottoscritto, credono che i sogni si possano realizzare.
    Non date nulla per scontato, nessuno vi regalerà nulla.
    Siate determinati e non abbiate paura di cadere, rimarrete qualche metro indietro ma vi rialzerete più forti
    Sarà difficile, ma non impossibile.

    1. Complimenti, e per la tesi un grande in bocca al lupo a cui, immagino, si uniranno tutti gli amici di NeU 🙂

  38. Ho iniziato a fare il marmista fiammando le lastre in cantiere con gli albanesi a 16 anni, ho fatto le serali come perito industriale prendendo un sacco di calci nel culo(veri).
    Ora ne ho 26 e i marmi li vendo in giro per il mondo facendo soldi.
    Tutti i miei vecchi amici si trovano alla mia età con lauree inutili, il portafogli sgonfio e non sanno cosa sia veramente faticare.
    Il mondo è e rimarrà sempre di chi si fa il culo ed è furbo, andate a fare in culo falliti

  39. Ho iniziato a Ri studiare a 26 anni, con la nascita del primogenito. Ho preso il primo diploma, in 4 anni di studio, frequentando a Spot con le 150 Ore e il Sabato mattina. a 29 anni il primo diploma e 2 figli. A 30 Secondo diploma, a 31 tentativo di carriera universitaria, ma due anni senza successo, in quanto Ingegneria Meccanica, con 12 ore di lavoro al giorno, Famiglia, e preparare gli esami durante le ferie era davvero dura. Master in Conduzione e manutenzione di Impianti, Master in Tecnico della Sicurezza sui Luoghi di Lavoro ecc.. Ora ho intenzione di fare un corso universitario FAD, ma qui la scelta è dura, sia per le offerte, sia per gli sproporzionati costi. Spesso viene richiesto un contributo aggiuntivo..750€ per corso FAD, come se davvero ci fossero dei costi. Ma vedere il modello svedese NO?.. dove l’erudizione è gratuita solo perchè ne giova tutto lo stato! Qui nel Ventre Molle d’Europa vige chiara ancora la legge : ( finchè c’è gente che sa 20 parole, e chi ne sà 50, ci sarà sempre chi subisce e chi comanda!)

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