Relazione

La relazione è tutto. E niente è come prima

Il concetto di relazione è ben presente nei nostri pensieri e nei nostri discorsi. Ma se ne resta spesso sottotraccia, e per questo motivo tendiamo a sottovalutarlo. Le relazioni sono, infatti, intangibili e dinamiche: solo osservandone gli effetti possiamo indovinarne l’esistenza. Per questo siamo propensi a non riconoscere quanto sono rilevanti.

LEGÀMI. Chiamiamo “relazione” il legame di interdipendenza, o la connessione di senso, che unisce due (o più) entità. Ho scritto “entità”, non a caso, e soltanto perché non ho trovato un termine ancora più neutro e generale. 

LE MILLE FORME DELLA RELAZIONE. Sappiamo bene che le persone possono essere legate da relazioni o paritarie o gerarchiche. Da relazioni di amicizia, di affetto e di parentela, di lavoro, di affari o di professione, di vicinanza e somiglianza, di cooperazione o di rivalità. Da relazioni reali e da relazioni virtuali, forti o deboli, benefiche o tossiche.
Relazioni basate sul rango si ritrovano sia nelle società umane, sia tra gli animali. E non solo tra i mammiferi, ma (a dircelo sono gli etologi) in tutte le collettività, insetti compresi.

EMOZIONI E BISOGNI. Di relazioni interpersonali, di relazioni sociali e del complesso sistema di sentimenti, emozioni e passioni che al queste si accompagnano ci parlano la psicologia, la sociologia e l’antropologia.

Solo mettendoci in relazione con gli altri siamo in grado di soddisfare i nostri bisogni più profondi: identità, riconoscimento, appartenenza, gratificazione, stabilità emotiva, intimità. E sono le relazioni che abbiamo, e la loro qualità, a determinare non soltanto il nostro posto (il nostro ruolo) nella società, ma anche buona parte della nostra felicità e della nostra soddisfazione. Man mano che cresciamo o che invecchiamo, e che nel tempo il nostro sistema di relazioni e ruoli cambia, cambia anche il modo in cui  pensiamo a noi stessi.

CAUSA-EFFETTO. Il nostro stesso modo di concepire il mondo ce lo fa leggere, perfino quando non ne siamo pienamente consapevoli, in termini di relazioni. Tendiamo sempre, per esempio, a istituire relazioni di causa-effetto tra fatti antecedenti e conseguenti, e lo facciamo con tanta ostinazione che questa tendenza può trasformarsi in un bias (cioè in una convinzione infondata e ingannevole)

D’altra parte, le scienze vanno in cerca di relazioni: la psicologia e la medicina ci guidano a scoprire relazioni tra sintomo e patologia. La matematica identifica relazioni tra grandezze e tra insiemi. La fisica esplicita, per esempio, la relazione la forza che viene applicata a un corpo e l’accelerazione che questo subisce. 
Ma ci parlano (soprattutto) di relazioni anche il teatro, la letteratura e le migliori serie televisive (pensate a Game of Thrones).

Relazione - Relazioni Game of Thrones
Nell’immagine: il sistema di relazioni che lega i personaggi di Game of Thrones

POLITICA, ECONOMIA, IMPRESA. Ragioniamo di politica in termini di relazioni tra stati, tra partiti, tra gruppi di potere o di pressione. Tra territori e Stato centrale. Tra maggioranza e minoranze (black lives matter!). Tra ideologie. Tra classi sociali. Ragioniamo di economia in termini di relazioni tra pil, produttività, debito pubblico, tassazione…

Le imprese si preoccupano di istituire buone relazioni con i propri clienti, di guadagnare posizioni vantaggiose nella relazione competitiva con i propri concorrenti, di gestire la relazione con i dipendenti attraverso una accettabile relazione  coi rappresentanti sindacali. Le pubbliche amministrazioni si preoccupano (o, almeno, dovrebbero farlo) di avere buone relazioni con i cittadini.

LEGGI E RELIGIONE. Provano a normare le relazioni le leggi e la religione. L’esordio dei Dieci comandamenti (Io sono il signore Dio tuo. Non avrai altro Dio all’infuori che me) mette da subito le cose in chiaro per quanto riguarda la relazione tra il credente e la divinità (lievi variazioni storiche non cambiano la sostanza delle cose). E poi all’interno della comunità dei credenti.

CREATIVITÀ E APPRENDIMENTO. Secondo la definizione più condivisa dalla comunità scientifica internazionale, il pensiero creativo è quello che riesce a istituire, inventandole ex novo o scoprendole l’esistenza, relazioni nuove e appropriate tra elementi diversi, in precedenza distanti e slegati tra loro. La creatività è ars combinatoria, e “combinare” non significa altro che mettere in relazione.

L’apprendimento procede attraverso successive scoperte di relazioni di analogia. La metafora, che istituisce relazioni di senso tra elementi distanti, che però condividono un attributo, è un potentissimo strumento euristico e poetico. 

LINGUAGGIO. Il linguaggio risulta comprensibile proprio perché stabilisce solide e costanti  relazioni di significato tra suoni, o segni scritti, e concetti (così, chi vede su una pagina la sequenza di segni che corrisponde a “sedia” è in grado di pensare immediatamente a qualcosa che somiglia molto a una “sedia”, e non a qualcosa che somiglia molto a una “pizza”).

Ma non solo. Attraverso le relazioni tra i concetti incardinati in un discorso il linguaggio produce senso, e noi riusciamo a trasmetterci informazioni, ragionamenti complessi e conoscenza.
Infine. È il tipo di relazione di fiducia o sfiducia che ciascun singolo destinatario ha con chi produce un messaggio a determinare se quel messaggio verrà o meno recepito e creduto.

ECOSISTEMA. Come creature viventi, e capaci di esercitare un (pesantissimo) impatto ambientale, siamo in una (pessima) relazione con l’ecosistema, e cominciamo a diventare consapevoli del fatto che dovremmo darci da fare per migliorarla, e proprio in fretta.  

RETE INTRICATISSIMA. In sintesi. Viviamo in un mondo che è tenuto insieme da un’intricatissima, multidimensionale rete di relazioni che connettono e rendono interdipendenti le persone e in generale i viventi (pensate solo all’intrico di relazioni che lega le piante, le muffe, i funghi, gli animali, gli insetti e i microrganismi del suolo in una foresta).
Altre relazioni ancora esistono tra le organizzazioni e le istituzioni, le idee. E tutto quanto si lega all’ambiente. 

Ma il Covid 19 ha allentato, alterato e sgangherato gran parte del sistema di relazioni implicite ed esplicite su cui si regge il mondo così come lo conosciamo. L’ha fatto a colpendoci in primo luogo nel respiro: quello che mette in relazione la nostra singolarità con l’universo.

PANDEMIA E CRISI. La pandemia ha alterato le nostre individuali relazioni con lo spazio, il tempo, l’idea della morte, il futuro. Separandoci e confinandoci, ha sottoposto a stress le relazioni con i nostri affetti. Ha modificato, e anche pregiudicato, relazioni di lavoro. Con questo, ha messo in crisi il nostro stesso senso di identità.
La pandemia ha corrotto le relazioni tra le comunità e fra gli stati, favorendo il crescere della diffidenza e la propensione a difendere confini. Con questo, ha messo in crisi il nostro senso di appartenenza.
Infine, la pandemia ha messo in crisi la nostra presunta centralità relazionale (e il nostro senso di onnipotenza) all’interno dell’ecosistema.

SPAESATI. Vuol dire che tutto o quasi è rimasto al posto di prima, ma che niente funziona più esattamente come prima. E che tutto sembra più instabile e precario. Come potremmo non sentirci spaesati?
Manutenere, ricucire, restaurare, ristabilire e necessariamente migliorare le relazioni che tengono insieme il mondo può sembrare una missione, prima ancora che impossibile, vagamente esoterica.
Eppure. Eppure la prospettiva è interessante. E l’opportunità è adesso.

L’immagine che illustra questo articolo è di Alex Hall, giovane e interessante pittore a Nashville, Tennessee. Qui il suo sito.

10 risposte

  1. Grazie di queste parole, una miniera per chi le legge o le ascolta.Se mi permettete le diffonderò.
    Buon lavoro a tutte e tutti per l’immaginazione coraggiosa di una nuova realtà tra noi.
    M.S

  2. Gentile Maricla,
    i materiali di NeU sono rilasciati sotto licenza Creative Commons.
    Vuol dire che possono essere diffusi a patto che non sia per scopo di lucro, e che vengano citate fonte e autrice.
    Grazie per l’apprezzamento!

  3. bellissimo articolo.
    noi siamo relazione.
    bellissimo.
    una domanda: come può la persona che si trova in una situazione di ristrettezza relazionale, controbilanciare qeusto bisogno di relazione?
    ps: Annamaria, sa mica qual è il programma per permettere di creare un grafico sulle relazioni, simile a quello riportato delle relazioni (game of thrones)?
    Grazie

  4. Aggiungo un pensiero. in merito alla prima frase.
    “la relazione è tutto”.

    se cosi è, allora la relazione è anche mediazione tra se stessa e il suo opposto: la solitudine.
    forse un arduo equilibro di cui abbiamo bisogno è tra il bisogno di relazione e il bisogno dell’autonomia.
    o meglio il mettere il relazione lo stesso bisogno di relazione è l’altrettanto forse bisogno di solitudine (ps: in latino, solitudine ha la stessa radice etimologica di solido).
    se non metto in relazione, il rischio di far fede solo al primo bisogno rischia lo smarrimento dell’identità sulla base degli stimoli esterni, cioè la dipendenza, che è una caricatura della relazione (nella dipendenza abbiamo l’appiattimento di uno verso l’altro, nella forma della compiacenza).
    la relazione è dialettica con se stessa.
    equilibrio difficilissimo.

    1. Grazie Paolo per aver arricchito questo articolo con una riflessione essenziale. Relazione e solitudine sono entrambe dimensioni necessarie per sviluppare equilibrio interiore, identità e forza d’animo.

  5. Ancora un mio pensiero.
    stando alla mia lettura, il creativo (di cui si parla nel post) non è solo colui che crea relazioni. ma anche colui che crea rotture.
    Caravaggio ha creato rotture. Picasso ha creato rotture. E potrei continuare a citare. Spesso le rotture hanno come conseguenza l’incomprensione. Il creativo è capito molto dopo.

  6. Grazie infinite.
    Stasera ho colto e razionalizzato l’aspetto cardine della mia passione nel leggere i suoi articoli. La relazione che stabilisco con essi è ogni volta – magicamente – immediata e duratura. Leggo il titolo e divoro fino all’ultima parola.
    Andando indietro nel tempo, quando ero all’università, ricordo nitidamente un testo che ho immensamente apprezzato, proprio per questo aspetto relazionale, scattato dal primo istante, “La parola immaginata.”
    Un caro saluto e tanti auguri di buon Natale.

  7. Se “la relazione è tutto” la pandemia ci ha permesso di capire la forte interdipendenza che esiste all’interno della nostra specie, con le altre specie e il mondo in cui viviamo.
    Avere cura di noi significa avere cura anche di altri/e, uomini e donne, significa pensare che un nostro gesto può influenzare la salute ( la felicità e la vita) di altre persone che sono più deboli di noi.
    A questo ci aiuterà la vaccinazione che inizierà oggi in Europa, che rappresenterà la nuova strada da intraprendere per ricominciare ad avere di nuovo relazioni complete. Il momento è arrivato!
    Che il 2021 rappresenti un anno di svolta per tutte e tutti noi!!!

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