stile cognitivo

Stile cognitivo: qual è il vostro? – Idee 129

Il concetto di “stile cognitivo” riguarda il modo unico e speciale in cui ciascuno di noi percepisce, elabora e ricorda, catalogandole nella memoria, le informazioni che costantemente riceve dal mondo esterno. È un concetto utile: tenere conto del proprio e dell’altrui stile cognitivo aiuta a lavorare meglio, a imparare o insegnare più efficacemente, a interagire meglio con gli altri e con l’ambiente.
Molti, però, non hanno né la più pallida idea del fatto che le persone possano avere ciascuna uno stile cognitivo diverso (e quindi differenti modi di considerare il mondo e gli altri) né alcuna percezione di quale sia il proprio stile cognitivo. Un buon modo per avvicinarci alla questione può essere questo: procedere in modo empirico, senza pretese, lasciandoci guidare dalla curiosità e ponendoci alcune domande.

DETTAGLI O INSIEME? Alcune persone tendono ad avere una visione delle cose più analitica e sono propense a entrare subito nel merito dei dettagli, mentre altre tendono a considerare le cose nel loro insieme. Ovviamente ciascuna di queste due propensioni presenta vantaggi e svantaggi facilmente intuibili (per esempio, il rischio di perdersi nei dettagli contro il rischio di non cogliere un dettaglio rivelatore o discriminante).
Le propensioni possono essere molto o poco accentuate: insomma, non immaginiamo due campi contrapposti, ma un segmento con un cursore che può spostarsi più o meno sensibilmente verso il polo “dettagli” o verso il polo “insieme”. Ecco: da qualche parte, lì nel mezzo, ci siamo noi. Con il nostro personale stile cognitivo.

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PAROLE O IMMAGINI? Alcune persone tendono più a pensare, a catalogare e a ricordare usando le parole: se ci stanno attente, possono addirittura “ascoltare” i propri pensieri, mentre li pensano. Altre persone fanno la stessa cosa per immagini: se ci stanno attente, possono avere la sensazione di “vedere” la forma dei propri pensieri.
Anche queste propensioni, più o meno accentuate, contripuiscono a determinare uno stile cognitivo individuale. Se facciamo un giro in un corso di scrittura potremmo aspettarci di trovare più persone del primo tipo e se frequentiamo designer e architetti potremmo pensare che appartengano al secondo, ma non è detto: alcuni autori scrivono in modo davvero vivido. E ho conosciuto architetti e designer proprio verbosi.

Le due dimensioni dettagli/insieme e parole/immagini, disposte ortogonalmente, possono individuare quattro campi: cioè, quattro stili cognitivi, a loro volta più o meno accentuati. A determinare questi campi è lo psicologo Richard J. Riding. Qui un articolo, assai citato, in cui Riding mette in correlazione stili cognitivi e strategie di apprendimento. Volete sapere se siete più orientati ai dettagli o all’insieme? Vi trascrivo un test semplicissimo: prendete un foglio di carta e disegnateci dentro un rettangolo inclinato a 45 gradi. Poi, dentro il rettangolo, disegnate una riga verticale. Quando avete finito, andate a vedere qui quel che significa.

DIPENDENTI O INDIPENDENTI DAL CAMPO? Qui stiamo parlando della propensione, maggiore o minore, a lasciarsi influenzare da elementi di contesto nella percezione e nel giudizio. Il concetto viene proposto già a metà del secolo scorso dallo psicologo Herman Witkin.
Un interessante aspetto di questo stile cognitivo riguarda il maggiore o minor grado di conformismo sociale, e viene indagato dallo psicologo Solomon Asch con un curioso esperimento: Asch prende un gruppo di otto persone (sette delle quali sono d’accordo con lui) e mostra loro un foglio sul quale è tracciato un segmento. E, subito dopo, un altro foglio sul quale sono tracciati tre segmenti di lunghezze diverse. I partecipanti devono valutare, a occhio, quale dei tre ha lunghezza analoga a quella del segmento mostrato in precedenza. Il soggetto testato, e inconsapevole, è sempre l’ultimo o il penultimo a dire la sua, in un contesto in cui tutti gli altri sbagliano in maniera spudorata. Asch scopre con sorpresa che una persona su tre arriva a sfidare ripetutamente l’evidenza pur di conformarsi al parere del gruppo, e che solo il 25% delle persone non lo fa mai. Qui una spiegazione completa e le immagini dell’esperimento, che è notissimo.

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LE QUATTRO DICOTOMIE. Alcuni degli elementi di stile cognitivo che ho citato sopra riappaiono, anche se con nomi diversi e in un sistema più articolato, in uno dei test di personalità più noti, il Myers-Briggs Type indicator (MBTI). Pensate ancora a dei cursori che si muovono lungo quattro direttrici:
– da estroversione a introversione (questo dovrebbe essere chiaro)
– da sensitività a intuizione (riguarda l’attitudine a confrontarsi col mondo in modo empirico, attraverso l’esperienza, o in modo più astratto e riconoscendo schemi e strutture generali)
– da ragionamento a sentimento (riguarda il modo in cui decidiamo: con la testa o con la pancia?)
– da giudizio a percezione (riguarda il modo di entrare in relazione: secondo logica o secondo empatia).
Ho già parlato del test Myers Briggs nella pagina intitolata Perché introversione e creatività vanno spesso d’accordo. Ricopio anche qui il link per fare il test online, in una versione gratuita e più che discreta nonostante il modesto aspetto grafico del sito. E vabbè, se la curiosità riguardante il vostro stile cognitivo non è ancora esaurita, tutto sommato potreste provare a fare il test e vedere che cosa vien fuori. Se invece insegnate, ricordate che lo stile cognitivo dei vostri allieve non è l’unica cosa di cui tener conto.

Le immagini sono di Nathalie Du Pasquier
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